“Le regine rubate del Sinjar” – al mercato delle prigioniere di guerra –
Allarghiamo e facciamo nostra la segnalazione di Chiara Comito per il libro della poetessa irachena Dunya Mikhail. È molto più di una segnalazione/invito alla lettura. E non si legge a cuor leggero.
Sinjar, nord ovest dell’Iraq, vicino al confine siriano. Una zona di montagna su cui sorgono centinaia di villaggi abitati in prevalenza da iracheni di culto yazida, coltivatori della terra e allevatori. Uno di loro, Abddullah Shrem, di professione apicoltore, con un gruppo di compaesani aiuta la fuga di decine di donne yazite ridotte in schiavitù dai terroristi dell’ISIS nei primi mesi del 2017. I loro racconti arrivano fortunosamente alla poetessa irachena Dunya Mikhail, da anni rifugiata negli Stati Uniti, così le voci di quelle donne e del genocidio yazita arrivano sulle pagine del libro.
Nell’estate del 2014, nel momento di maggiore espansione dell’offensiva dell’ISIS, i miliziani occupano gran parte del Sinjar, con l’obiettivo di sterminare gli “infedeli” yazidi. Migliaia di morti, oltre 3000 ancora oggi spariti nel nulla. Le donne rapite e destinate al mercato degli schiavi. Sono considerate bottino di guerra (destino comune alle cristiane) e vendute tra i miliziani del Califfato, anche bambine appena al di sopra dei nove anni di età. Schiave sessuali, serve, abusate e umiliate, portate alla disperazione