Il colore verde
Dalla Newsletter n. 41 di Articolo 3. osservatorio contro le discriminazioni riprendiamo questo intervento dell’autrice di “Porto il velo, adoro i Queen”.Qualche giorno prima dello storico discorso del Presidente {{Obama}} al mondo musulmano al Cairo, come segno di apertura e mano tesa ad esso, in Italia, {{alcuni esponenti della Lega}} – partito di Governo – camminano nel senso contrario. E lo fanno nel peggior modo possibile. Con ignoranza, retorica e guarda caso a pochi giorni dalle elezioni europee ed amministrative. Troppo facile e scorretto direi. Facile e scorretto perché si fanno discorsi pieni di luoghi comuni – superficiali generalizzazioni con non poche inesattezze anzi fuorvianti – volti alla disinformazione (con effetto di indurre paura e preoccupazione in chi ascolta).
Alcune riflessioni che mi vengono in mente dopo aver letto due articoli usciti sulla “Voce di Mantova” il primo giugno e sulla “Gazzetta di Mantova” lo stesso giorno, dopo il [raduno dei leghisti a Castiglione->https://www.womenews.net/spip3/spip.php?article4290] sono:
innanzi tutto i signori in verde (ironia della sorte {{il verde è il colore che più rappresenta l’Islam}}), usano a tratti il termine {{immigrati come sinonimo di musulmani,}} dimenticando forse che sono immigrati tutti coloro che non hanno cittadinanza italiana e risiedono nel nostro Paese come gli americani, gli inglesi, gli spagnoli, i tedeschi, ecc …
Sarei curiosa di sentire cosa le ambasciate dei sopracitati Paesi pensano della volontà, di alcuni appartenenti alla maggioranza che costituisce il Governo italiano, di espellere i loro cittadini dall’Italia.
Ma forse i signori in verde intendono solo e proprio gli immigrati musulmani.
Si urla e giura contro l’apertura delle Moschee. {{Ma sappiamo cosa sono le Moschee?}}Quello che si dice è: “Centri dove si insegna il Corano”, embeh dico io! E’ reato?
“Si separano le persone dal resto della società”. Succede anche nelle Chiese, nelle Sinagoghe, nei Templi buddisti ecc… ma anche nei negozi di Armani o Valentino!!!
Ma l’idea potrebbe essere chiudiamoli tutti, no?!
Ma forse, ancora una volta il discorso è rivolto solo ai musulmani.
Tra l’altro si ignora che la metà dei figli dei musulmani gioca negli oratori, quelli cristiani, per passare le ore e il tempo con gli amici di scuola, altro che rischio di separarsi. Per chi si chiede dove va l’altra metà … forse dove vanno tutti gli altri loro coetanei? Ah, italiani indigeni intendo.
Mettiamo in chiaro due cose.
{{La Moschea è luogo di preghiera e studio, punto.}}
{{In Italia}}, in pratica, ci sono {{solo 2 Moschee}}! Una a Segrate (MI) ed una a Roma. {{Il resto sono Centri Culturali}}. Questi Centri sono polifunzionali. Ci sono salette adibite a preghiere per gli utenti che le frequentano, al massimo 200-300 persone il venerdì (giornata della “messa” musulmana) come punta massima. Altrimenti per molti altri che nei Centri non vanno ma vogliono pregare, quel giorno si mettono a disposizione sale della comunità locale affittate con soldi propri. Nei Centri si svolgono corsi di lingua italiana, araba (aperti anche a non musulmani), “catechismo”, sport, insomma quello che si fa in una comune Parrocchia italiana.
Spesso {{molti Centri sono diventati luoghi di incontro con i quartieri, scambio con Parrocchie e associazioni culturali varie, nella via del dialogo interculturale e interreligioso.}} Molti gli esempi, come la Casa della Cultura Islamica di Milano, che è tra i fondatori del Forum per le Religioni, oppure il Centro Islamico di Brescia con le sue continue attività aperte alla cittadinanza, oppure il Centro di Sesto San Giovanni (MI) che ha appena concluso le attività dell’anno con una grande festa per le famiglie alla quale sono state invitate la cittadinanza e le istituzioni (con tutta la giunta sestese presente alla festa, sindaco compreso). In tutti i Centri le donne sono tra le più attive nelle diverse attività.
Questo è inneggiare alla violenza? Contro l’occidente? Discriminazione delle donne?
I Centri islamici finora chiusi (che si contano su due mani) lo sono stati per motivi non legati alla “sicurezza” o meglio sì, legati a quella sicurezza che prevede maniglie antipanico, estintori sufficienti, soffitti o pavimenti ignifughi ecc …, ma si è sempre detto che si chiudono per motivi legati ad “altro”. {{Qualcuno si diverta a leggere le motivazioni dunque di tali chiusure e si stupirà}}. Per gli stessi motivi dovremmo chiudere il 60% delle scuole italiane, moltissime Chiese e storici edifici.
Non è che ai musulmani si chiede di più che agli altri?
Alla prima scossa di terremoto che ha devastato molte città dell’Abruzzo la comunità musulmana ha risposto prontamente aprendo i propri Centri, offrendo un letto e dei pasti, per ospitare i terremotati. Si vedano i comunicati rilasciati.
[Islamic Relief->http://www.islamic-relief.it/], l’organizzazione umanitaria con sede anche in Italia, ha subito stanziato fondi, aiuti e sostegno di volontari. Si veda il sito dell’associazione che ancora oggi raccoglie soldi dalla comunità musulmana da devolvere agli abruzzesi. Così, in tutte le preghiere e sermoni del primo venerdì dopo il terremoto si sono dedicate le preghiere e offerte a tutte le vittime del terremoto e famiglie.
Questo è un segno di isolamento dalla società italiana? O piena presenza?
{{Non si nega l’esistenza di frange estremiste nel mondo e forse anche in Italia}}. Ma confidiamo nella “forza” dei reparti addetti alla nostra sicurezza per monitorare ciò. Ma da qui a lottare contro i mulini a vento ne corre. Cadere nell’isterica ossessione di vedere potenzialmente il nemico ovunque può solo creare nuovi problemi, alzare tensioni e aumentare paure e delusioni. Tutto contro la stabilità e serenità del Paese.
Creare ad esempio{{ la falsa notizia}} che a Rotterdam il sindaco musulmano ha preteso che teatri e cinema avessero posti separati per uomini e donne ne è un esempio.
Da Rotterdam invece parte una iniziativa molto importante, la {{Campagna contro i matrimoni forzati.}} In quanti ne hanno sentito parlare? Chi scrive queste righe ha bussato a diverse porte in importanti istituzioni italiane per trovare una collaborazione e sostenere questa Campagna. Ho trovato solo scuse e porte chiuse.
Sovviene la domanda: {{c’è volontà di discriminazione in Italia da parte di alcune forze di Governo?}}
Discriminare, ricordo, significa far differenza tra persone (negando alcuni diritti fondamentali) per il colore della pelle, per la lingua, per la religione ecc … La discriminazione per questi motivi ed altri in Italia non è consentita dalla Costituzione in primis. Allora se si discrimina non si va forse contro la Costituzione, anima dei principi fondanti della democrazia e civiltà italiane?
{{Allora, chi è contro l’Italia, le sue radici e fondamenta?}}
Per dialogare con i musulmani la cosiddetta reciprocità non può essere un pretesto e una partenza di dialogo, ancora una volta va contro i principi costituenti il paese.
Porta subito fuori strada, la strada della civile convivenza.
Inoltre cosa dire dei prossimi milioni di cittadini italiani musulmani che sono nati e cresciuti in questo Paese e che non hanno se non l’Italia come unico Paese di origine?
Forse qualcuno vorrebbe creare una 21esima Regione italiana dove riversare tutti i non italiani doc?
Il passo migliore è riconoscere l’universalità dei diritti, senza se e senza ma. Lavorare con chi non si conosce e non contro.
Cooperazione ed interazione le nuove parole chiave, per il bene comune.
{[Sumaya Abdel Qader->www.sumaya.it ] è figlia di genitori giordano palestinesi ed è nata nel 1978 a Perugia.
Laureata in biologia sta conseguendo una seconda laurea in lingue e culture straniere e Milano. E’ autrice del libro “Porto il velo, adoro i Queen”, Ed. Sonzogno RCS, 2008. Sumaya Abdel Qader è tra i fondatori dell’associazione GMI (Giovani musulmani d’Italia) e portavoce per l’Italia del European Forum of Muslim Women. Scrive per Yalla Italia, inserto mensile del settimanale Vita.}
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