Inviate alla Procura competente le notizie di possibile rilevanza penale nell’operato dei responsabili della vicenda “Nave Diciotti”
Le notizie giornalistiche sulla confusa vicenda della nave Diciotti, che ha soccorso centonovantadue migranti in mare, ci suggeriscono vistose omissioni, se non provvedimenti addirittura contrari, al dettato del TU sull’immigrazione, in particolare sull’articolo 18 che avrebbe dovuto essere applicato alle donne (presumibilmente undici) che hanno denunciato stupri e violenze quando erano presenti sul suolo Italiano.
Le cure mediche prestate, tardivamente, alle donne per le lesioni fisiche e psichiche dovute alla violenza perpetrata da uomini, sono l’oggetto dell’ultimo aggiornamento sulla loro vicenda che riguarda da vicino il rispetto della Convenzione di Istanbul, legge dello Stato Italiano. Attendiamo risposte sull’applicazione delle norme, l’art. 18 della legge 286/98, che prevedono la concessione del permesso di soggiorno e meccanismi di tutela alle donne che denunciano reati di violenza e riduzione in schiavitù
Crediamo che oggetto delle inchieste della magistratura potrebbe essere anche questa grave omissione, soprattutto sarebbe però importante che questa vicenda fosse oggetto di riparazione di eventuali nominate infrazioni e omissioni. Riparazione che se avvenuta potrebbe indurci a rivedere questa parte della nostra denuncia.
Infatti la nostra denuncia sull’operato del Ministero dell’Interno è complessiva e riguarda la mancata adozione delle misure necessarie a tutelare ed informare le donne immigrate, la mancata attivazione di percorsi mirati a sottrarle con la loro prole alla rapacità del mercato delle prestazioni sessuali, per lo più schiavistiche, e delle false adozioni.
In attesa di delucidazioni. UDI di Catania – Giovanna Crivelli – UDI di Napoli – Stefania Cantatore – Associazione Salute Donna – Elvira Reale – Arcidonna Napoli – Clara Pappalardo e Rosa di Matteo, Elena Coccia e le avvocate del suo studio legale:Mariagiorgia de Gennaro, Ilaria Tuorto, Vincenza Maione, Flora Antinolfi, Giuseppina e Simona Fiordelisi