ROMA – NO allo sgombero dell’EX FABBRICA DELLA PENICILLINA che privi le persone di un’alloggio adeguato. Un edificio da evacuare garantendo però il diritto alla casa a chi lo sta occupando
Il Comitato metropolitano ed il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, rispettivamente nelle sedute del 22 gennaio e del 28 marzo 2018, hanno indicato l’immobile di via Tiburtina 1040, conosciuto anche come “ex fabbrica della penicillina”, tra quelli da sgomberare in via prioritaria.
La rete di associazioni formata da A Buon Diritto, Alterego-Fabbrica dei diritti, Astra 19 a.p.s, Medici per i diritti umani, Women’s International League for Peace and Freedom/Italia, con la collaborazione del fotografo Marco Passaro e del chimico dott. Andrea Turchi, da diversi mesi presta assistenza legale, socio-sanitaria e di orientamento al lavoro agli abitanti dell’ex fabbrica. In questo contesto dimorano diverse centinaia di persone, in condizioni di vita drammatiche ed estremamente precarie.
La fabbrica “Leo-Penicillina” è un ex polo industriale, all’interno del quale è stato prodotto fino al 1990 l’omonimo farmaco, negli edifici abbandonati tuttora sono presenti macchinari e residui della produzione farmacologica, rifiuti speciali e reattivi chimici (es.: ammoniaca e acido solforico), inoltre è stata riscontrata la presenza di amianto in forma solida o pulverulenta: tutte sostanze estremamente inquinanti e dannose che aggravano una situazione igienico-sanitaria già preoccupante.
L’attuale condizione del complesso si è aggravata negli ultimi anni per l’afflusso di molte persone senza dimora. In particolare in seguito alle operazioni condotte l’8 e il 12 giugno 2017 nello stabile occupato di via di Vannina 78 e il 21 marzo 2018 in quello di via di Vannina 76, diverse decine di cittadini allontanati da quelle occupazioni si sono trasferite all’ex fabbrica. Lo stesso è avvenuto successivamente allo sgombero della palazzina di via Costi, il 7 settembre 2018.
L’ex fabbrica della penicillina costituisce quindi l’ultimo posto dove i disperati cercano rifugio.
Da aprile 2018 la suddetta rete di associazioni- proseguendo un intervento iniziato a giugno 2017 nell’occupazione di via di Vannina- opera per offrire gratuitamente i propri servizi ai dimoranti di via Tiburtina 1040.
Durante sei mesi di attività un intervento sistematico presso l’insediamento ha reso possibile la rilevazione di un quadro socio-legale e sanitario allarmante: la maggior parte degli abitanti incontrati sono richiedenti, beneficiari di protezione internazionale o titolari di altri permessi di soggiorno – in molti casi però non riescono a rinnovare il proprio titolo di soggiorno a causa di richieste (a nostro avviso illegittime) dell’amministrazione competente, trovandosi quindi in un limbo giuridico senza via di uscita, che causa l’esclusione dall’accesso a servizi fondamentali, quali ad esempio l’iscrizione anagrafica, il Servizio Sanitario Nazionale, o percorsi di formazione (ad es. il Programma Garanzia Giovani).
Molto frequenti sono altresì i casi di richiedenti protezione i quali, essendo stati destinatari di provvedimenti di revoca delle misure di accoglienza per le ragioni più varie, sono stati costretti per necessità a cercare rifugio nella fabbrica, con conseguente sospensione dell’esame delle proprie richieste da parte delle Commissioni territoriali.
Per quanto riguarda l’integrazione socio-lavorativa, una pregressa mancanza di percorsi di supporto e orientamento ha fatto sì che la maggior parte delle persone incontrate non disponesse né di curriculum vitae né di iscrizione ai centri per l’impiego.
Dal punto di vista sanitario, sono state incontrate molte persone in condizioni di salute precarie o per le quali è stata individuata una vulnerabilità di natura psicologica. La completa esclusione sociale ed il difficile accesso ai servizi sanitari rendono molto spesso il percorso di presa in carico e cura di difficile attuazione.
Nel mese di agosto le persone presenti nell’ex fabbrica sono state invitate a recarsi presso il IV Municipio per le operazioni di censimento. Tuttavia l’estrema complessità della situazione dell’insediamento ha reso molto difficile una rilevazione delle effettive vulnerabilità presenti.
Come rete di associazioni che da mesi opera in questo luogo, abbiamo richiesto in data 17 settembre 2018, senza ricevere risposta, un incontro al Prefetto e al Comune di Roma. L’intento era illustrare le risultanze del nostro lavoro ed evidenziare quanto un’operazione di sgombero – qualora messa in atto con le modalità precedenti – potrebbe causare delle conseguenze gravi alle persone vulnerabili direttamente coinvolte e inasprire la già critica situazione di questo quadrante della città.
Siamo, infatti, convinti che un’operazione di evacuazione e rialloggiamento sia necessaria per la tutela degli attuali abitanti e per l’intero quartiere, considerando i danni per la salute e per l’ambiente circostante. Tale operazione non può, tuttavia, esaurirsi in un semplice sgombero che privi gli aventi diritto di un alloggio adeguato. È opportuno far presente che in alcuni casi le persone in questione godono già di una parziale autonomia economica, ottenuta indipendentemente o mediante il nostro supporto, sarebbe dunque necessario fornire loro gli strumenti utili per il raggiungimento di una piena autonomia, salvaguardando i percorsi di emancipazione messi in campo.
Chiediamo quindi nuovamente e pubblicamente un incontro con le autorità sopracitate, auspicando che accettino un confronto costruttivo per giungere ad una diversa soluzione, orientata non allo sgombero ma piuttosto a un’evacuazione del luogo, che si realizzi nel rispetto delle persone e della dignità umana.
A Buon Diritto, Alterego-Fabbrica dei diritti, Astra 19 a.p.s, Medici per i diritti umani, Women’s International League for Peace and Freedom/Italia,Dott. Nebbia Giorgio,Dott. Turchi Andrea, Passaro Marco- Fotografo