DIRITTI DA DIFENDERE
Vi propongo tre argomenti che sono stati affrontati in altrettanti articoli usciti su Power & Gender
Noi Donne ed Il Paese delle Donne, realtà giornalistiche storiche attive da anni all’interno della Casa Internazionale delle Donne di Roma, insieme a Power & Gender (testata online più giovane ma non meno impegnata) lanciano un invito a vigilare, soprattutto alle donne, perché molti diritti, alla luce del vento che tira, non sembrano essere più così saldi, e si corre il rischio che vengano sottratti. Parliamo dei diritti di tutt*, ma in particolare sono sotto attacco, in forme diverse, per via di neo-fascismi, neo-populismi, neo-reazionarismi e vecchi razzismi soprattutto i diritti delle donne. Ed allora che blog, appelli, inviti, proclami, articoli -come scrive Noi Donne nell’appello ALLERTA DONNE – vengano condivisi e «diffusi al massimo».
Il Consiglio europeo di ottobre sarà incentrato su migrazione, sicurezza interna e Brexit. A breve i/le leader dell’UE a 27 si riuniranno. «In tutti i paesi europei l’elettorato femminile è anagraficamente maggioritario. In tutte le istituzioni – esclusi i partiti – nostre amiche hanno lavorato per noi: il Parlamento europeo, il Consiglio d’Europa, tutte le Agenzie hanno prodotto cose interessanti sui diritti femminili» ma poche donne lo sanno.«L‘Europa è una questione che ci riguarda, come donne e come femministe. La riunione dei Capi di Stato e di Governo europei del prossimo 18 ottobre ci riguarda […] Dobbiamo lanciare una serie di messaggi anche noi, che partano dalla resistenza femminile a difesa dei propri (e altrui) diritti. ».
Per il tribunale di Milano uno stalker può essere pericoloso come un mafioso. Il principio, stabilito per la prima volta in Italia, prevede che a un persecutore possa essere applicata la sorveglianza speciale come ai boss. In un Paese “dove un quarto degli omicidi volontari riguarda casi di femminicidio”, uno stalker può essere trattato alla stregua di un mafioso ed essere sottoposto a misure di sorveglianza speciali anche senza condanna, tra cui quella di “mantenersi ad almeno mille metri di distanza” dalla donna perseguitata. E’ questo il senso di una innovativa decisione firmata dal tribunale di Sorveglianza di Milano (presidente Fabio Roia) che accoglie la richiesta della questura di applicare per la prima volta a uno stalker una norma del codice antimafia così come riformato nel 2017. Una modifica che ha allargato l’applicazione del codice antimafia anche, tra gli altri, al reato di ‘atti persecutori’, aggiungendosi a quelli ‘tradizionali’ contro lo Stato, l’ordinamento della Repubblica, l’ordine pubblico e la pubblica sicurezza. La vicenda è quella di un 24enne filippino, ai domiciliari (dopo un periodo in carcere) dal febbraio scorso per violenza sessuale, accusa per la quale si trova a processo. Ma la misura del tribunale di Sorveglianza non riguarda il reato di violenza sessuale bensì quello di ‘atti persecutori’ del quale, scrive la questura, il giovane filippino “si è reso responsabile ai danni della ex compagna sia durante la loro convivenza sia dopo la rottura del loro rapporto, mostrando nelle diverse occasioni un’indole violenta e prevaricatrice nei confronti della donna”.
“Pur non essendo ancora stato condannato per i fatti contestati – è il ragionamento degli inquirenti condiviso dai giudici – i gravi indizi di colpevolezza risultano ben consolidati”. Tanto che ne attestano la sua “pericolosità sociale” da cui deriva la possibilità di applicare le misure di sorveglianza speciale, tra cui mantenersi ad almeno un chilometro di distanza dalla ex compagna, non avere con lei contatti telefonici, telematici o altro, non allontanarsi dalla propria dimora “senza preavviso”, “darsi alla ricerca di un lavoro, vivere onestamente, rispettare le leggi, non associarsi a persone che hanno subito condanne o sono sottoposte a misure di sicurezza e/o prevenzione”.
La legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza va difesa – Papa Francesco all’udienza generale di qualche giorno fa è tornato a parlare contro l’aborto, e come già in precedenza lo bolla quale atto contro la vita. “E’ giusto fare fuori una vita umana per risolvere un problema?” domanda. E ancora: “E’ come affittare un sicario”. In particolare l’affondo viene lanciato all’indirizzo dell’aborto terapeutico. “Pensiamo a quando si scopre che una vita nascente è portatrice di disabilità, anche grave. I genitori, in questi casi drammatici, hanno bisogno di vera vicinanza, di vera solidarietà, per affrontare la realtà superando le comprensibili paure. Invece spesso ricevono frettolosi consigli di interrompere la gravidanza”.
In Italia, dove il 90% di ginecologi e ginecologhe in forza alla sanità pubblica pratica l’obiezione di coscienza (quindi di fatto nega il diritto di abortire), questi frettolosi consigli, per giunta dati tanto spesso, ma chi li dà? Papa Francesco pare voler dare manforte ai reazionari che ultimamente non fanno mistero di volere -loro sì!- ‘far fuori’ senza troppi complimenti i diritti delle donne, discriminandole ed imponendo divieti su cosa esse possano o NON possano fare. L’attacco è ovviamente anche alla legge 194 faticosamente conquistata per ottenere la fine dell’aborto clandestino e la possibilità di fare questa scelta entro un percorso tutelato e normato. Una maggior riflessione, ed una maggior contestualizzazione sarebbero d’obbligo, caro Francesco. Perché queste sono parole che in Italia e nel mondo verranno usate contro le donne, per cercare di sottrarre alle donne, ancora una volta, la propria libertà di scelta. Ancora una volta con il Sigillo Papale.