ROMA – quando il degrado delle periferie diventa cultura xenofoba e razzista gestita da nuovi nazifascisti
Vi segnalo quanto sta succedendo a Settecamini, vicino Roma dove casapaund, lega e fratelli d’Italia cercano di impedire l’apertura di un centro di accoglienza. Non poche persone tra insicurezza e paura li stanno appoggiando. Che cosa fa il comune per impedire che, questa cultura xenofoba e di odio verso il diverso, si trasformi in manifestazioni aggressive e violente? Accoglienza, confronto, dialogo sono le priorità di Comune e Prefettura?
“Siamo uno spazio aperto e pronto per qualsiasi dialogo. Quando volete, citofonate e risponderemo a qualsiasi dubbio”. Si chiude così la lettera che sta girando per le strade di Settecamini, periferia est della Capitale. Un quartiere in agitazione, in questi giorni, a causa dell’apertura di un centro accoglienza straordinario che dovrebbe ospitare venticinque migranti.
La lettera è firmata da Francesco, nipote di Bruna Galli, colei che “ha dato vita a Villa Drina, casa/laboratorio di moda/maglieria”. Casa che ospiterà il Cas e davanti alla quale in questi giorni c’è stato un presidio di CasaPound, cui si sono affiancati due presidi di giornata di Lega e Fratelli d’Italia. Mia nonna, scrive Francesco nella lettera, “ha sposato, nel 1965, un rifugiato politico fuggito in Italia perché dissidente del regime Jugoslavo”. E Villa Drina “è sempre stata una struttura aperta agli immigrati, i rifugiati, i più deboli. Fin dal 1961 è nata l’idea dell’accoglienza”.
La cooperativa Astrolabio è determinata e il Cas si farà. Si stanno muovendo a norma di Legge, con la Prefettura e il Comune dalla loro parte, almeno finora. Ma succede che i fascisti, chissà come, vengono a sapere del progetto e si mettono a impedire fisicamente la sua realizzazione.
Da giorni un presidio di Casapound e della Lega e di alcun* cittadin* della zona praticamente a ridosso della casa di quest* ragazz* punta a impedire che il progetto abbia inizio. Questo malgrado dall’assessorato ai Servizi sociali del Comune di Roma sia stato posto un freno alla procedura di apertura del centro. “Prima sentiremo il territorio”, dicono dallo staff dell’assessore Rita Cutini. Così è stata organizzata una fiaccolata di circa 200 persone che si sono mosse gridando: “Ci prendono in giro”, “vogliamo la revoca totale ed ufficiale”, “stop al degrado”. Rabbia e aggressività che non si piega neanche quando viene riferito loro che il centro dovrebbero essere destinato solo a donne con figli.
Giovedì saranno di nuovo al Comune di Roma. Non a piazza del Campidoglio, ma a Santa Maria del Loreto, alle 15,30. Anche in questo caso, cercheranno di entrare in contatto con l’amministrazione capitolina e l’assessore Cutini.
Una vergogna che Roma non può sopportare. La Raggi e la Prefettura non possono ammettere questa prepotenza. Il presidio dell’estrema Destra va rimosso.