ETIOPIA – LE DONNE E LA PACE – nasce il primo governo che garantisce la parità: la metà sono ministre
Questa notizia è stata segnalata alla redazione da Luisa Barba
Il primo ministro etiope Abiy Ahmed ha affidato metà delle cariche ministeriali a donne. Spiegando la sua decisione in un discorso al Parlamento: le donne sono «meno corrotte degli uomini e contribuiscono maggiormente a ripristinare la pace e la stabilità. L’Etiopia è ora l’unico Stato africano dopo il Ruanda ad avere una pari rappresentanza di genere nell’esecutivo. Abiy ha anche ridotto il numero di posti di lavoro ministeriali da 28 a 20.
Tra le ministre spiccano Aisha Mohammed è stata nominata prima donna ministro della Difesa etiope. Proviene dalla regione di Afar nel Nord-Est e, in passato, ha servito come ministro delle Costruzioni; e Muferiat Kamil, ex presidente del parlamento, che ora ricoprirà la carica di ministro della pace (sorveglierà l’apparato di intelligence e sicurezza, compresa la polizia federale). Da quando è diventato primo ministro in aprile, ha portato numerose riforme massicce. Ha posto fine a due decenni di conflitto con la vicina Eritrea, ha liberato migliaia di prigionieri politici e allentato la presa stretta dello stato su parti dell’economia.
Abiy Ahmed è Primo ministro dell’Etiopia dal 2 aprile 2018. È di etnia oromo, il gruppo etnico maggioritario del Paese, ma anche il più marginalizzato; la sua nomina giunge dopo tre anni di proteste di piazza, da parte di esponenti di tale etnia. È considerato un riformista. Ha promosso la riappacificazione con l’eritrea, tentando di portare a termine il conflitto armato iniziato nel 1998. Il suo governo ha rinunciato alle rivendicazioni territoriali nella zona di Badme. Ha sostenuto l’applicazione dell’accordo di pace promosso dalle Nazioni Unite nel 2000, che prevede la cessione di alcuni territori all’Eritrea. Ha concordato con il dittatore eritreo Isaias Afewerki la riapertura della delle rispettive ambasciate e la ripresa di commerci. È stata ristabilita la rotta aerea diretta tra le capitali dei due paesi e le linee telefoniche dirette tra i due stati, interrotte da circa venti anni. Nei suoi primi cento giorni di governo, inoltre, ha liberato migliaia di prigionieri politici; ha dichiarato la fine dello stato di emergenza; ha annunciato piani per privatizzare parzialmente le industrie chiave, comprese le telecomunicazioni e l’aviazione; ha ammesso e denunciato l’uso della tortura da parte dei servizi di sicurezza dello stato; e ha licenziato funzionari carcerari implicati in violazioni dei diritti umani seguendo un rapporto di Human Rights Watch.