Mancano 4 giorni alle MOBILITAZIONI CITTADINE # NO DDL PILLON: BERGAMO, BOLOGNA, FERRARA, LECCE…..A questa data siamo a conoscenza che in almeno 60 città le donne saranno nelle piazze per dire NO a PILLON
NO PILLON RIMANDIAMOLO AL MITTENTE
UDI BOLOGNA
10 novembre in piazza Re Enzo ore 15 MOBILITAZIONE della Rete donne di Bologna . Ci siamo ognuna con le proprie parole, banchetti informativi e testimonianze di donne . La mobilitazione di UDI prosegue nei Comuni della città metropolitana : 12 novembre Comune di Crevalcore, 20 novembre Comune di Sant’Agata Bolognese, 24 novembre Comune di San Pietro in Casale, 25 novembre Comuni di Bentivoglio e Crespellano e altri in corso di organizzazione.
UDI “Veglia sacco” BERGAMO
A parole vorrebbe conciliare i loro problemi, ma di fatto crea maggiori contrasti, imponendo regole che stravolgerebbero la vita proprio di quei figli che vorrebbe tutelare. L’iniziativa legislativa mira, infatti, a ristabilire il controllo pubblico sui rapporti familiari e nelle relazioni attraverso interventi disciplinari, con una compressione inaccettabile dell’autonomia personale dei/delle singoli/e.
Il disegno di legge proposto dal Senatore Pillon sulla revisione delle norme in materia di separazione, divorzio e affido dei minori ci porta indietro di 50 anni e trasforma le vite degli ex coniugi e dei loro figli/e in un percorso a ostacoli.
Diciamo NO alla mediazione obbligatoria perché la mediazione ha come presupposto la scelta volontaria delle parti e relazioni simmetriche non segnate dalla violenza. Nella proposta Pillon, l’obbligo di mediazione viola apertamente il divieto previsto dall’art. 48 della Convenzione di Istanbul, mette in pericolo le donne che fuggono dal partner violento, oltre a generare uno squilibrio tra chi può permettersi questa spesa e chi non può perché non è previsto il patrocinio per i meno abbienti.
Diciamo NO all’imposizione di tempi paritari e alla doppia domiciliazione/residenza dei minori che comportano la divisione a metà dei figli/e considerati alla stregua di beni materiali. Il principio della bigenitorialità, così applicato, lede il diritto dei minori alla stabilità, alla continuità, e all’espressione delle loro esigenze e volontà, riportando la genitorialità al concetto della potestà sui figli anziché a quello della responsabilità, già acquisito in sede europea e italiana come principio del rapporto genitori/figli.
Diciamo NO al mantenimento diretto perché presuppone l’assenza di differenze economiche di genere e di disparità per le donne nell’acceso alle risorse, nella presenza e permanenza sul mercato del lavoro, nei livelli salariali e nello sviluppo della carriera. Cancellare l’assegno di mantenimento a favore dei figli dà per scontato che ciascun genitore sia nella condizione di dare al figlio pari tenore di vita. Ciò nella maggioranza dei casi non è vero, come i dati Istat confermano. La disparità di capacità economiche dei genitori comporterà una disparità di trattamento dei figli quando saranno con l’uno o l’altro genitore.
Diciamo NO al piano genitoriale perché incrementa le ragioni di scontro tra i genitori e pretende di fissare norme di vita con conseguenti potenziali complicazioni nella gestione ordinaria della vita dei minori. Non si possono stabilire in via preventiva quali saranno le esigenze dei figli, che devono anche essere differenziate in base alla loro età e crescita. Il minore con il Ddl Pillon diventa oggetto e non soggetto di diritto.
Diciamo NO all’introduzione del concetto di alienazione parentale proposto dal Ddl che presuppone esservi manipolazione di un genitore in caso di manifesto rifiuto dei figli di vedere l’altro genitore, con la previsione di invertire il domicilio collocando il figlio proprio presso il genitore che rifiuta. E conseguente previsione di sanzioni a carico dell’altro che limitano o sospendono la sua responsabilità genitoriale. Si contrasta così la possibilità per il minore di esprimere il suo rifiuto, avversione o sentimento di disagio verso il genitore che si verifichi essere inadeguato o che lo abbia esposto a situazioni di violenza assistita.
Saremo per questo in piazza in tante città del paese il 10 novembre
per una mobilitazione generale che coinvolga donne e uomini della società civile, del mondo dell’associazionismo e del terzo settore, ordini professionali e sindacati, tutti i cittadini che ritengono urgente in questa complessa fase politica ripristinare la piena agibilità democratica e contrastare la crescente negazione dei diritti e delle libertà a partire dalla libertà delle donne.
Per queste e per molte altre ragioni saremo in Piazza Matteotti, davanti al Comune di Bergamo, dalle 14 alle 18 il 10 novembre.
Adesso Donne 3.0, AIAF, AIED Bergamo,Aiuto Donna – Uscire dalla Violenza, ALFI- Lesbichexxbergamo,Arci Bergamo,Arcigay Bergamo CIVES, ArciLesbica Libera Bergamo, Associazione culturale Immaginare Orlando, Associazione fiordiloto contro la violenza sulle donne, Associazione Prometeo, Avvocatura per i Diritti LGBTI – Rete Lenford, Barrio Campagnola, BergamoBeneComune, Bergamo Possibile – comitato “Stefano Rodotà”, Bergamo Pride, Casa Internazionale delle Donne, Collettivo degli studenti Bergamo – Ferruccio Dell’Orto, Conferenza Donne Pd di Bergamo, Consigliera di parità della provincia di Bergamo Isabel Perletti, c.s.a. Pacì Paciana, Cgil Bergamo, Donne in Nero Bergamo, Donne per Bergamo x Bergamo per le Donne, Donne socialiste della provincia di Bergamo, equAnime, Kascina Autogestita Popolare Angelica “Cocca” Casile, Liberi e uguali – Bergamo, MAITE – Bergamo Alta Social Club, Non una di meno Bergamo, Politeia, Potere al Popolo – Bergamo, @Rifondazione Comunista Bergamo e provincia, SGB CUB Bergamo, UAAR Bergamo, Udi Velia Sacchi Unione Inquilini Bergamo
Per una mobilitazione generale che coinvolga donne e uomini della società civile, del mondo dell’associazionismo e del terzo settore, ordini professionali e sindacati, tutti i cittadini che ritengono urgente in questa complessa fase politica ripristinare la piena agibilità democratica e contrastare la crescente negazione dei diritti e delle libertà a partire dalla libertà delle donne.
UDI FERRARA Su richiesta delle associazioni che promuovono la mobilitazione del 10 novembre, il Consiglio comunale discuterà il giorno 12 novembre l’o.d.g. presentato dalle consigliere/i PSI, PD e SI Marescotti, Baraldi e Fiorentini contro il DDL Pillon
DONNE INSIEME LECCE … A questa data siamo a conoscenza che in almeno 60 città le donne saranno nelle piazze per dire NO a PILLON
Questa la lettere che potrebbe essere mandata ai consigli comunali in preparazione della mobilitazione del 10 novembre 2018 contro il ddl Pillon
Al Sindaco, Ai/Alle Consiglieri/e
Comune di …..
Gent.mo Signor Sindaco, Gent.me/i Consigliere/i
Siamo donne e uomini, associazioni e movimenti della società civile di questo territorio.
Ritenendo che gli Enti locali siano l’osservatorio più importante e i primi garanti del benessere della popolazione,
SCRIVIAMO PER CHIEDERE che il Vostro Consiglio Comunale discuta e approvi una mozione con la quale si associ alla nostra richiesta di ritiro del Disegno di legge 735 “Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità“, primo firmatario il Senatore Simone Pillon.
Riteniamo che il Disegno di legge sopra citato minacci i fondamentali diritti di cittadinanza, limitando gravemente la libertà dei genitori che si separano.
Osserviamo che: Il ddl Pillon attacca la responsabilità genitoriale di entrambi i genitori affidandola a un mediatore obbligatorio e propone indebite ingerenze nell’ambito della regolamentazione dell’affido dei minori, che non solo prescindono dall’autonomia decisionale della coppia di genitori, ma persino dall’interesse degli stessi figli e figlie, che dovrebbe essere invece primario.
Il ddl Pillon, costringendo i genitori a pagare terze persone, mediatore e avvocati, anche quando la separazione è consensuale, immette nella legge il pregiudizio che la separazione dei genitori rappresenti automaticamente una forma di incapacità ad esercitare autonomamente la responsabilità genitoriale prendendosi cura del bene di figli e figlie.
Il ddl Pillon propone quindi, di fatto, di utilizzare bambini e bambine come ostaggi in tutte le cause di separazione, che diventerebbero così un percorso a ostacoli sia per le donne che per gli uomini, e in particolare per le donne vittime di violenza che vogliono mettere fine alla relazione con il partner maltrattante.
Il ddl Pillon attacca i diritti fondamentali di bambine e bambini riducendoli di fatto a pacchi da spostare secondo presunte logiche paritarie che risultano potenzialmente pericolose per il loro benessere e per una loro crescita psicofisica serena.
ll ddl Pillon infatti vorrebbe trasformare il concetto di bigenitorialità da diritto a obbligo: da diritto dei minori ad avere un rapporto paritario con entrambi i genitori a obbligo per gli stessi a trascorrere un tempo eguale con entrambi i genitori, imponendo dunque logiche rigorosamente paritarie, che prescindono dall’effettiva condizione di parità della coppia in via di separazione o divorzio, e ciò sotto l’incombente minaccia che un eventuale mancato rispetto delle stesse si possa tradurre in alienazione parentale, con tutte le conseguenze negative che ne discendono.
Nel nome di una bigenitorialità perfetta, il ddl, non solo va contro la libertà per la coppia di dividersi e gestire autonomamente il rapporto con i propri figli, ma addirittura offre anche minore tutela in quelle situazioni di squilibrio che ne avrebbero maggiore bisogno.
Nelle separazioni consensuali infatti non esiste mediazione migliore di quella messa in atto dai genitori stessi, mentre nei casi di separazione per violenza del coniuge la cosiddetta bigenitorialità perfetta lascia bambini e bambine in balia della violenza, insieme al coniuge che ne è vittima, una donna nella stragrande maggioranza dei casi.
Il Ddl viola inoltre la Convenzione per i Diritti dell’Infanzia e la Convenzione di Istanbul sulla violenza contro le donne, sottoscritte anche dall’Italia.
Nella convinzione che il pronunciamento dell’istituzione più vicina ai cittadini e alle cittadine, possa essere di grandissima importanza per fermare una norma ingiusta, dannosa, umiliante e illiberale, porgiamo i nostri più cordiali saluti.
Seguono firme