La necessità di raccontare il tessuto delle responsabilità
Dalla mailing-list lidiamenapace, riprendiamo questa riflessione di Rosangela Pesenti sulla scia di altre in merito al reato di clandestinità.Leggo riflessioni acute, appassionate, puntuali, condivisibili sull’ignobile reato di clandestinità e sui molti atti di questo governo che fanno fortemente vacillare la mia stessa cittadinanza, ma cos’è accaduto a questo paese?
Per la mia esperienza sono venute alla luce {{molte convinzioni prima controllate dalla chiesa cattolica da un lato e dal partito comunista dall’altro.}}
La connivenza delle classi che detengono il potere di disporre delle risorse economiche ha portato in parlamento persone che un tempo non avrebbero ottenuto un diploma superiore, che non conoscono nemmeno quel bon ton ipocrita che metteva un confine ai peggiori sentimenti nei confronti di poveri e diversi. {{Aver allargato i diritti negli ultimo trent’anni avrebbe potuto significare allargare a gli strati popolari la pratica democratica, ma questo non è avvenuto}}. Più istruzione non ha significato più amore per la democrazia e la scuola non è esente da responsabilità.
Dal mio microscopico osservatorio{{ non ho visto grandi cambiamenti di convinzioni ma solo cambiamento di partito}} e quindi, ovviamente, peggioramento di direzione politica. Ma io ricordo bene i governi DC e poi la pessima stagione craxiana, la disperazione degli anni ’80 quando i miei compagni mi consideravano visionaria perchè “sentivo” arrivare cose terribili.
Da quegli anni mi sono trovata a vivere quasi una clandestinità politica e oggi tutti si stracciano le vesti, ma {{ci sono poche analisi su come, passo dopo passo, siamo arrivati nella condizione di oggi}}. Non si tratta di trovare “colpe”, ma di {{raccontare il tessuto delle responsabilità}}, dei piccolissimi passi fatti in una direzione con una dichiarata ingenuità che trovo sospetta.
Ho scritto di getto, perdonate se ci sono eccessi
{Rosangela Pesenti}
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