Iniziano le espulsioni/deportazioni del governo Salvini Di Maio
Mentre Salvini non pare minimamente intenzionato a sgomberare lo stabile occupato da decenni dall’organizzazione xenofoba e fascista Casa Pound, la procura da lui coordinata ha visto come la sua massima priorità la convocazione, l’arresto e la deportazione in Perù dell’attivista transessuale Alessia P.M.
Solo pochi mesi fa, la donna era sul palco del Milano Pride a raccontare come fosse tre volte discriminata perché donna, migrante e trans. Aveva dato corpo e voce alle rivendicazioni di chi chiede che a tutti sia data la possibilità di vivere, desiderare, agire su questa terra secondo la propria natura. Oggi la sua voce è stata messa a tacere nel modo più brutale, come previsto dai comportamenti e dal modo di pensare dei leghisti avallato d chi sta con loro al potere.
Venerdì 28 dicembre Alessia è stata convocata presso il locale commissariato di polizia e, nonostante avesse già depositato un ricorso contro il diniego di permesso di soggiorno, è stata trasportata in questura, dove le è stato sequestrato il cellulare e le è stato impedito di poter comunicare con l’esterno. Alle sette del mattino del 29 dicembre, dopo una notte trascorsa in questura senza spiegazioni, le è stato detto che sarebbe stata condotta davanti ad un giudice per l’esecuzione del rimpatrio. Le è stato impedito di poter contattare l’avvocata che seguiva la sua richiesta di permesso di soggiorno e che aveva tutti i documenti per dimostrare che l’espulsione era e continua a essere irragionevole. E’ stata deportata così, senza avere il tempo di salutare le tante persone che le sono state amiche in questi suoi anni italiani, sistemare la sua casa e i suoi affetti, scegliere che cosa portare con sé.
È stata portata a Roma ammanettata, poi è stata messa a forza a bordo di un volo diretto a Sao Paulo, poi su un altro volo con destinazione Panama.
Il timore che un intervento così puntuale, impietoso e brutale le sia stato riservato perché attivista per i diritti umani è un’ipotesi che urla nel silenzio. Ma c’è anche il timore che da un ministro degli Interni come Slavini, difficilmente troveremo interesse per chi è vittima della sua folle ideologia volta a sostenere che i confini valgano più della vita umana.