Marina Pomante scrive su Alganews quotidiano on line

 

“Non siamo pesci” è la manifestazione indetta per lunedì 28 gennaio alle 17 davanti a Montecitorio.

Promossa da Radicali italiani e da A Buon diritto, tra i promotori: Luigi Manconi, Roberto Benigni, Sandro Veronesi, Massimo Recalcati e molti altri…

Lo slogan “non siamo pesci” è ispirato da Fanny, fuggita da una guerra in Congo e rimasta per 19 giorni a bordo della Sea Watch.

La protesta è rivolta all’inerzia del nostro Governo, che ha stabilito la chiusura dei porti.

Emblematici i messaggi di richiesta d’aiuto giunti al numero di Alarm Phone

dal barcone con circa 100 immigrati a bordo domenica scorsa a largo di Misurata: ” Non riuscirò più a parlare tra poco, perchè sto congelando. Fate presto!”; ” Non ho bisogno di essere sui notiziari, ho bisogno di essere salvato”.

Queste grida d’allarme fanno emergere quanto avvenuto negli ultimi giorni nel mar Mediterraneo.

Qualche giorno fa ben 170 tra migranti e profughi hanno perso la vita annegati nelle gelide acque del Mediterraneo.

Altri 47 sono stati salvati dalla Ong Sea Watch e ancora altre 100 persone hanno trovato scampo, perchè raccolti da cargo battente bandiera della Sierra Leone e condotti verso il porto di Misurata dove probabilmente saranno rinchiusi in uno dei centri di detenzione ufficiali o illegali della Libia.

In base ai rapporti delle Nazioni Unite, ma anche di Agenzie indipendenti, in questi centri di detenzione, quotidianamente vengono perpetrati abusi, violenze fisiche e psichiche, stupri e torture.

La sopravvivenza dei reclusi è nelle mani dei carcerieri.

Il Governo punta il dito sulle Ong presenti nel Mediterraneo, indicando in esse una concausa alla proliferazione dei flussi migratori. In realtà la Sea Watch è rimasta l’unica Ong nel Mediterraneo, privo di qualsiasi presidio sanitario, di soccorso e di protezione dei naufraghi.

Non è giusto appellare le Ong come “alleati degli scafisti” o “taxi del mare”.

Quelle poche navi riscattano un’Europa assente nell’immediatezza del soccorso. Che rimpalla le responsabilità in un surreale scarica barile.

La manifestazione vuole dare voce a tutti quelli che si indignano di fronte a tali tragedie e chiedono di ripristinare il rispetto delle leggi e delle convenzioni internazionali e del senso della giustizia.

Si deve permettere alle navi l’intervento per il salvataggio delle vite…

Un’immagine drammatica è proprio quella che impedisce ai soccorritori la possibilità di portare a conclusione il salvataggio e restare inermi di fronte a questi barconi di disperati. Tutto questo oggi, viene impedito dai Governi europei, che tra “un chiudiamo i porti” e un “aprite altri porti’, giocano a un tira e molla di responsabilità.

La manifestazione chiede trasparenza sulla responsabilità della Guardia costiera libica e sulle cause dei naufragi come l’ultimo che ha provocato la morte di 117 persone.

———————

Questo il documento che ad oggi è stato firmato da più di 600 persone: esponenti del mondo della cultura, dello spettacolo, del giornalismo e della politica   –  Si tratta di un documento a favore dell’accoglienza

 “Non possiamo e non vogliamo essere complici di questa strage”. È l’appello lanciato da Luigi Manconi e Sandro Veronesi in cui si chiede di istiturie una commissione di inchiesta sulle stragi nel Mediterraneo, realizzare una missione in Libia e offrire un porto sicuro in Italia alla Sea Watch, senza che si ripeta l’odissea vissuta a fine dicembre davanti a Malta.

Un appello cui hanno aderito più di 600 esponenti del mondo della cultura, intellettuali e personalità di varie provenienze, e che ha dato vita al manifesto “Non siamo pesci”, la cui frase è stata pronunciata da una migrante fuggita dal Congo a bordo dalla nave Sea Watch. Nel manifesto si denunciano tutte le politiche migratorie dell’esecutivo italiano, pur senza dimenticare le responsabilità dell’Ue nel suo complesso, e si invoca un’immediata inversione di tendenza.

Tra le adesioni politiche, c’è anche quella del presidente del Pd Matteo Orfini, il quale ha fatto sapere che il Partito democratico “porterà in Parlamento le sue richieste”.

Mentre tra i firmatari intellettuali ci sono gli scrittori Andrea Camilleri e Roberto Saviano, i registi Matteo Garrone e Roberto Benigni. “Vogliamo dare voce a un’opinione pubblica – si legge nell’appello – che esiste e che di fronte a una tale tragedia chiede di ripristinare il rispetto delle leggi e delle convenzioni internazionali, e soprattutto del senso della giustizia. A cominciare con il consentire alle navi militari e alle Ong che salvano le vite in mare di poter intervenire. E a chi finge di non conoscere le condizioni di quanti – grazie anche a risorse e mezzi italiani – vengono riportati nei centri di detenzione libici – si legge ancora nell’appello – chiediamo di fare chiarezza sul comportamento e sulle responsabilità della guardia costiera libica”.