Cimitero dei feti: partite le inchieste
Sui casi di feti sepolti con il nome delle donne, dopo la denuncia su Facebook, sono due le inchieste partite, una del Garante per la protezione dei dati personali “sulla conformità dei comportamenti, adottati dai soggetti pubblici coinvolti, con la disciplina in materia di privacy” (nota del garante della Privacy) e una della Procura di Roma partita con un esposto redatto dall’ufficio legale della associazione Differenza Donna nel quale si ipotizzano vari reati tra cui la violazione dei diritti fondamentali della donna, della legge 194 sull’aborto nonché la violazione degli obblighi inerenti al servizio pubblico.
Su GIULIA Globalist Jennifer Guerra si è chiesta quanti sono in Italia i cimiteri dei feti e quali norme regolano la materia.
Dall’articolo di Jennifer Guerra:
Ha suscitato grande indignazione la notizia dell’esistenza di un’area del cimitero Flaminio di Roma dove una donna ha trovato una croce con il proprio nome, corrispondente alla tomba del feto che aveva abortito mesi prima. La sua denuncia su Facebook, rilanciata da molte testate, è arrivata anche al Garante della Privacy, che ha aperto un’istruttoria sul caso.
Sono circa 20 anni che in tutta Italia si costruiscono aree cimiteriali dedicate alla sepoltura dei feti, come spiego in un articolo su The Vision. Ad agosto, dopo l’approvazione di un nuovo “Giardino degli angeli” a Marsala, ho deciso di provare a mapparli, contandone una cinquantina. L’impressione che ne ho dedotto è che si tratti però di una stima al ribasso: poiché l’inumazione dei feti è permessa e in alcuni casi obbligatoria, è normale che esistano dei luoghi per farlo. A sconcertare in questo caso è che sia stato reso pubblico il nome della donna che ha interrotto la gravidanza, anche se la pratica di inumare i feti di donne inconsapevoli è molto più comune di quanto si pensi.
La sepoltura dei feti è normata dal regolamento di polizia mortuaria del 1990, che distingue tra quelli con meno di 20 settimane di età intrauterina e quelli che l’hanno superata: per questi ultimi sussiste sempre l’obbligo di sepoltura da parte dell’Asl. Dei feti con meno di 20 settimane di gestazione, invece, se ne occupa l’ospedale, smaltendoli mediante termodistruzione. In entrambi i casi, se i genitori vogliono tenere un funerale, devono fare richiesta entro 24 ore. Alcune cliniche hanno però stipulato una convenzione con un’associazione di stampo religioso, “Difendere la vita con Maria”, che si occupa di seppellire e tenere una cerimonia qualora i genitori non vogliano occuparsene personalmente. “Vogliano” è una parola grossa: raramente una donna è a conoscenza di cosa accadrà al feto, fermo restando che, firmando il consenso informato, dovrebbe essere aggiornata anche su questo.