Il compleanno di una rivista scomoda
“Sembra strano, ma esistono ancora, in Italia, (poche, ma ci sono) delle riviste fatte da donne che insistono a voler fare informazione, comunicazione e trasmissione di sapere scegliendo uno sguardo critico femminista. Lo sappiamo, l’aggettivo ‘femminista’ ingombra, però questo aggettivo racconta semplicemente l’esercizio di una libertà e di una conoscenza che viene dalle lotte di emancipazione e liberazione dei movimenti per i diritti delle donne. La rivista Marea, nata a Genova e attiva da 15 anni è uno dei frutti di questa storia”. Così iniziava il comunicato stampa pensato dalla redazione di Marea per richiamare l’attenzione sul suo compleanno e sulla giornata di discussione che la rivista ha organizzato il 29 ottobre a Genova, per presentare anche il suo nuovo formato e la nuova radio web podcast, la prima del suo genere in Italia.
Al mattino all’Università di Genova alla Facoltà di lingue, ospite della docente Lucy Ladikoff Marea ha invitato {{Lorella Zanardo}}, autrice del documentario [Il corpo delle donne->tp://www.ilcorpodelledonne.net] a discutere con studentesse e studenti. Al pomeriggio, alla Sala di Rappresentanza del Comune a Palazzo Tursi la stessa Zanardo con Ritanna Armeni, Marieme Helie Lucas del WLUML, Rosangela Pesenti, ricercatrice e Francesca, Sutti webmistress si sono avvicendate nel dibattito: {Dalla velina alle veline: donne nei media tra informazione e invisibilità}.
Già, l’invisibilità. Sembra un ossimoro parlare di invisibilità del corpo femminile dopo l’orgia di carne che la {{Zanardo}} mette in scena nel suo documentario, un’orgia restituita allo sguardo senza operare forzature ma semplicemente registrando ciò che oggi è diventata la tv, sia quella pubblica che quella privata: un luogo dove quella che il primo femminismo denunciò come la mercificazione del corpo femminile è oggi normale, scontata e pianificata umiliazione delle donne (e quindi anche degli uomini) per vendere e fare audience.
Di cosa abbiamo paura, si chiede la giornalista alla fine del video, che entro Natale 2009 si prevede sarà stato scaricato e visto gratuitamente in Italia da un milione di persone?
Dal confronto con le giovani generazioni, che fanno fatica a esprimersi nei dibattiti perché poco abituate a prendere parola nello spazio pubblico emergono spunti interessanti e inaspettati: dietro alla facciata talvolta aggressiva, competente e sicura della maggioranza delle giovani donne che oggi affollano scuole, università, reti tv e mondo del lavoro c’è, strisciante e infida, la paura di non essere accettate e amate. Un paradosso? Sembra di no.
Il malessere per come le donne, giovani e non, sono rappresentate nelle televisioni italiane c’è ed è grande, ma più grande ancora è il timore di essere relegate in minoranza se si critica il modello dominante. Essere lasciate sole, considerate le strane, le femministe, le criticone, magari le moraliste: questo il fantasma e l’incubo che evoca qualunque esercizio di pensiero critico. Così, spesso, i dibattiti, le visioni collettive del video, le occasioni di incontro si trasformano anche in momenti di ascolto collettivo dello sgomento nel quale in molte (e molti) si trovano, di fronte alla cultura dominante. Ma sono anche opportunità per darsi forza, scambiarsi informazione, fare rete. Se è vero che le giovani sono in difficoltà non è che le donne più grandi stiano molto meglio.
“Ho cercato invano fra le decine e decine di articoli sulla libertà di stampa una parola che riguardasse le donne. Ho cercato fra i volti e gli slogan della manifestazione di sabato qualcosa che ricordasse la impossibilità di costruire una stampa libera se essa esclude la presenza femminile. Ho sperato che qualcuno protestasse contro lo scempio del corpo delle donne a cui negli ultimi tempi i giornali e i canali televisivi hanno dedicato con dovizia di particolari un’attenzione pruriginosa.
_ Ho pensato – sbagliando – che fra i tanti numeri che venivano portati a sostegno della tesi sui pericoli che oggi corre la libera informazione ci fossero anche quelli riguardanti le donne giornaliste, la loro collocazione, il loro ruolo.
_ Non ho trovato nulla di tutto questo e allora mi sono domandata: la battaglia per la libertà di stampa, la lotta politica perchè essa esista effettivamente, e non solo all’interno di una pur legittima campagna antigovernativa, può prescindere da una riflessione e da un conflitto per una diversa presenza delle donne nel mondo dell’informazione?”
{{ Ritanna Armeni}} ha ripetuto questo interrogativo, già apparso sulle colonne del giornale Il riformista all’indomani della manifestazione nazionale a Roma sulla libertà di stampa, al dibattito di Genova.
Le ha fatto eco {{Marieme Helie Lucas}}, che da attivista algerina per i diritti delle donne ha stigmatizzato come la stampa occidentale dia poco o nullo spazio alle voci antagoniste nei paesi islamici, quelle voci che si alzano a favore della laicità e della fine dei regimi teocratici, il che alimenta una immagine monolitica della realtà del mondo musulmano, mentre Rosangela Pesenti ha evidenziato come nella scuola si sia ormai alla catastrofe educativa, e che sia sempre più urgente un patto tra le donne che vogliono trasmettere il pensiero critico alla giovani generazioni per non perdere altre occasioni di resistenza e di costruzione di un futuro più vivibile per donne e uomini.
Ma, se di certo molto c’è di cui preoccuparsi, esistono anche buone notizie. Le ha fornite F{{rancasca Sutti}}, neolaureata esperta di nuove tecnologie, che da qualche mese organizza e tiene sempre aggiornata la piattaforma web [www.radiodelledonne.org->http://www.radiodelledonne.org], nuova creatura della rivista Marea.
Organizzata come podcast sia per essere scaricata direttamente che come sito da consultare, per ora la radio offre 8 argomenti dai quali attingere materiali audio (tra questi maternità, cittadinanza, violenza di genere, migranti e native); nel prossimo futuro la radio lancerà anche trasmissioni in diretta con la possibilità di intervenire per parlare e fare domande con ospiti in studio sui temi del femminismo.
– Info al sito [www.mareaonline.it->http://www.mareaonline.it]
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