La sentenza della Cassazione sul crocefisso nelle aule
La battaglia di Franco Coppoli l’abbiamo seguita per oltre 10 anni in contatto diretto con lui come Comitato Nazionale Scuola e Costituzione e Associazione Nazionale per la Scuola della Repubblica.
Lo scoglio era il comportamento dei capi d’istituto che distribuivano i crocefissi nelle classi (vedi Verona, Ferrara….) basandosi sulla legge fascista del 1924.
Franco Coppoli ha tenuto duro. Il vecchio amico Checchino Antonini ha ripercorso tutte le sentenze pronunciate in merito, compresa quella della Grand Chambre che aveva posto allora una pietra tombale. Il merito di quest’ultima sentenza sta nell’aver sgomberato il campo dall’ “obbligo del crocefisso” sollevato nel ricorso, un obbligo voluto nel vigore di una legge fascista del 1924 non sostenuta dalla Costituzione. Cito alcuni passi della recente sentenza, assai importanti alla base di “un accomodamento ragionevole”: “il non obbligo non si traduce in un divieto di esposizione del crocefisso, esso pertanto può legittimamente essere esposto allorquando la comunità scolastica valuti e decida in autonomia di esporlo, nel rispetto e nella salvaguardia delle convinzioni di tutti, affiancando al crocefisso, in caso di richiesta, gli altri simboli delle fedi religiose presenti all’interno della stessa comunità scolastica e ricercando “un ragionevole accomodamento” che consenta di favorire la convivenza delle pluralità”. E ancora: “nessuna tradizione storica prevede la presenza del crocefisso nelle aule e nei tribunali”. La Corte di Cassazione precisa che imporre il crocefisso in un ufficio pubblico è in contrasto con la Costituzione.
Ecco che così il cerchio si chiude. Gli elementi che in questi lunghi anni ci hanno accompagnato sono laicità e pluralismo, in lotta contro il mantenimento di un obbligo nato dal Concordato fascista del 1929 (e dall’intrusione della presenza dell’irc nelle scuole col Nuovo Concordato del 1985). Gran parte del popolo italiano ha piegato la testa al potere religioso, garanzia di accoglienza nel prossimo altro mondo. La sentenza citata per la prima volta mette sullo stesso piano la libertà di scelta al di fuori di ogni vincolo religioso legato esclusivamente al cattolicesimo. Resta comunque, in alternativa, la legittimità dell’esposizione del crocefisso con proposte autonome. In sostanza, la Corte esclude l’obbligo ma non la presenza secondo un “accomodamento ragionevole”… Ora il problema sarà: appendere o non appendere il crocefisso nelle aule?
Ci sarà probabilmente una battaglia in vari luoghi tra le due fazioni che indubbiamente si scateneranno. La sentenza parla di “accomodamento ragionevole”, come dire che – una volta stabilito il non obbligo – vanno messi in moto confronti con gli atei o gli appartenenti ad altre fedi religiose… Ci saranno maggioranze e minoranze? Questa può essere una delle prospettive. Certo la presa di posizione della Corte è stata valida sullo scardinamento del concetto di “obbligo” ma piuttosto guardinga sulla presenza del simbolo. A tutt’oggi non siamo riusciti a escludere l’irc dall’orario obbligatorio nonostante vari ricorsi. Questa stessa sentenza è forse un piccolo passo avanti?