“Viaggiatrici. Lo sguardo delle donne sul mondo” di Manuela Scaramuzzino – Segnalazione di merito nella sezione SAGGISTICA al XXII Premio Il Paese delle Donne
Segnalazione di merito – sezione SAGGISTICA:
✽ Manuela Scaramuzzino, Viaggiatrici. Lo sguardo delle donne sul mondo, Effatà editrice 2020.
Il testo di Manuela Scaramuzzino, che ha alla base la ricerca fatta dall’autrice per il dottorato in Gender Studies presso l’Università Federico II di Napoli, nasce dall’esplorazione di un fondo librario presente nella Biblioteca Nazionale di Napoli, il Fondo “Gino Doria” che conta più di diecimila testi e, tra questi, un Corpus di scrittura femminile, dalle poetesse del Cinquecento alle saggiste e romanziere degli anni Settanta del Novecento. Tra queste, Scaramuzzino ha enucleato trenta figure di viaggiatrici/scrittrici che hanno documentato i loro tour, soggiorni o brevi permanenze in Italia, nel corso di tre secoli, in varie forme: lettere, diari e memorie, reportage e guide turistiche.
Aristocratiche le viaggiatrici del Settecento, francesi e inglesi soprattutto e, tra queste, la prima è Lady Mary Wortley Montagu che è tra l’altro famosa per aver sperimentato su se stessa la prima vaccinazione contro il vaiolo. Viaggiano per completare la propria formazione, o per motivi di salute, o per seguire i mariti, o perché esuli, come la pittrice Lady Berkeley. Borghesi, ma tutte “erudite e passionali” sono le viaggiatrici dell’Ottocento, e tra queste due italiane, la filantropa fiorentina Cesira Pozzolini Siciliani e la poetessa umbra Maria Alinda Bonacci Brunamonti. Nel Novecento, le viaggiatrici, tra le quali molte americane, sono studiose di professione, scrittrici, giornaliste, e i loro reportage diventano punti di riferimento per lo sviluppo delle scienze antropologiche, sociali, etnografiche, archeologiche. Nella produzione di donne/viaggiatrici, Scaramuzzino cerca la risposta ad alcune domande : “Qual è il rapporto tra storia e finzione nelle loro ricostruzioni? Esiste una specificità di genere del Gran Tour femminile?” La risposta è che il viaggio delle donne, pur nella diversità di condizioni di partenza e di motivazioni, non è la versione rosa del Grand Tour settecentesco: le difficoltà fisiche, gli ostacoli del pregiudizio che devono superare, l’originalità del loro sguardo su mondi estranei e culture diverse fanno del loro viaggio un simbolo. Il viaggio delle donne, conclude l’autrice, è “ricostruzione del percorso accidentato e non lineare che le ha condotte (le donne, ndr) all’emancipazione.”