Il 25 novembre ricorre la giornata contro la violenza sulle donne, ma i tanti casi di violenza riportati nelle statistiche e nelle cronache dei giornali mi fanno pensare che tanto ancora si deve fare. Convincere soprattutto le donne a parlare, a non avere paura, a non pensare mai che la violenza le è stata dovuta perché meritata.Fin dai tempi antichi la donna è stata considerata come un oggetto, come un
“essere inferiore all’uomo”, come colei che doveva occuparsi
dell’allevamento e della cura della prole.
_ A tal proposito chiedo oggi nel XXI secolo si può realmente affermare che
la donna si sia emancipata?
_ O il permesso, che è stato dato alla donna di
poter accedere nel mondo del lavoro, è solo una copertura per nascondere
che ancora oggi nella nostra società vi è una differenza sessuale, ovvero
il riconoscimento dell’esistenza di due generi e di due identità di genere
( maschile e femminile), una sola delle quali è riconosciuta come soggetto:
ovvero quella maschile?
_ Non vi è forse un ritorno al passato ?

Oggi apprendiamo dalla Tv che la violenza sulle donne, sempre più comune
nella nostra società, è un fenomeno strettamente legato alla cancellazione
del genere femminile, una manifestazione diretta della volontà di dominio e
di subordinazione di un sesso, quello maschile, nei confronti dell’altro,
percepito come diverso e pericoloso.
_ La violenza sembra non essere frutto di una patologia o di un’anormalità,
ma legata, al contrario, alla quotidianità e alla normalità dei rapporti
fra uomini e donne nella nostra società.

Infatti ormai è sempre più facile sentire dai mass-media le notizie di
branchi di ragazzi che stuprano delle loro coetanee, soltanto per trovare
un diversivo nelle loro giornate monotone, o mariti, “maschi frustrati”che
picchiano le donne per dar via libera allo sfogo giornaliero.
_ Violenza attribuita a quell’essere maschile, a quell’essere che riesce a
sentirsi uomo soltanto schiavizzando e sottomettendo con forza la
donna,considerandola soltanto come un oggetto.

Secondo delle recenti indagini ISTAT – il quale campione di ricerca è
formato da circa Venticinquemila donne tra i 16 e i 70 anni, provenienti
da tutto il territorio nazionale – ci informano che quasi 7 milioni di
donne hanno subito violenza (violenza fisica che va dalle forme più lievi
a quelle più gravi,violenza sessuale, violenza psicologica).

L’indagine ci informa inoltre Il 14,3% delle donne con un rapporto di
coppia attuale o precedente è stata vittima di violenza fisica o sessuale
da parte del proprio partner; mentre il 24,7% delle donne italiane ha
invece subito violenze da un altro uomo.

Leggendo questi dati spaventosi mi è ancora difficile accettare che molte
di queste violenze si realizzano all’interno della coppia che decide di
intraprendere un percorso di via insieme, condividendo gioie e dolori, in
uno scambio reciproco di promesse, di amore e rispetto.
_ Tutto ciò è così inaccettabile che la mia coscienza lo rifiuta.

Dovremmo incominciare a pensare l’uomo, l’essere maschile, allo stesso
livello degli animali, che nella fase della riproduzione con l’altro
sesso, non sono legati ad esso da nessun rapporto affettivo?

La nostra società sta realmente tornando ad essere in uno stato primitivo
in cui la donna era considerata come un oggetto da possedere e da
utilizzare a proprio piacimento?
_ Oggi si apprende che la donna ha lottato tanto nel corso dei secoli per
far comprendere che la violenza è violenza, lo stupro è stupro, e non è
certo il modo di vestirsi o il modo in cui si sta in famiglia a dare agli
uomini il “lascia – passare”per la violenza.

Il 25 novembre ricorre la giornata sulla “violenza sulle donne”, giornata
in cui la donna ricorda all’umanità che non è un oggetto e neanche un
essere inferiore rispetto all’uomo, in quanto la l’intelligenza è pari in
entrambi i sessi.
In queste giornate penso che sia ammirevole che le donne si
mobilitino;mentre mi sembra meno apprezzabile l’eventuale silenzio dei
maschi.

Ciò mi fa pensare che molto si sta facendo, ma tanto ancora si deve fare.
Convincere soprattutto le donne a parlare, a non avere paura, a non
pensare mai che la violenza le è stata dovuta perché meritata.
_ Penso, infine, che mai nessun essere umano può meritare tale violenza da
altre persone considerate umane.