“Monsieur Souris”, l’ultimo dei racconti di Valeria Moretti per l’estate 2022.

Il 3, il 10 e il 17 agosto il racconto ispirato a Isadora Duncan.


C’era una volta un topino nato in campagna che voleva trasferirsi in città. Si chiamava Otto e aveva sette fratellini e sette sorelline.

“Voglio andare in città – disse – ma non in un posto qualunque, voglio andare a vivere al Grand Hotel perché lì ci sono tappeti morbidi, specchi, quadri, gente elegante che va e viene, un pianista che suona delle belle musiche e la cucina sempre piena di leccornie”.

Preparò dunque la valigia e partì.

La strada per arrivare in città era lunga, così il topolino decise di fare una sosta al bordo della Senna dove c’erano tante barche trasformate in case. Entrò in una di queste attento a non farsi scoprire. La barca era abitata da uno scrittore che, dopo qualche giorno, si accorse della presenza del topolino, ma non lo cacciò via, anzi gli disse: “Benvenuto! Sono solo e mi fa piacere che tu sia qui, però sono povero e posso darti soltanto un pezzettino di formaggio e un po’ di latte”.

“Grazie – rispose il topolino –  non resterò a lungo. Voglio andare al Grand Hotel”.

“Attento – lo avvertì lo scrittore – è un luogo molto pericoloso: se ti prendono ti uccidono”.

“Voglio andarci lo stesso! E tu cosa stai scrivendo che ti vedo sempre seduto al tavolino e non mangi quasi niente?”

“Sto scrivendo un saggio sull’amore nel quale sostengo che in amore anche l’impossibile diventa possibile”.

“Cioè?”

“Cioè, che anche le cose più inverosimili possono accadere…”

Dopo qualche giorno il topolino prese la sua valigia, salutò lo scrittore e si avviò verso il Grand Hotel. Entrare non fu facile. Non c’erano buchi in vista. Il topolino ispezionò più volte le possibili entrate, finché non trovò un piccolo foro che con le zampette riuscì ad allargare e finalmente…

Era tutto come lui l’aveva immaginato: c’erano i tappeti per terra e gli specchi e i quadri alle pareti e i fiori freschi sui tavoli e un gran via vai di gente elegante.

Aspettò che fosse notte fonda, che i clienti fossero nelle loro stanze e che i camerieri se ne fossero andati, per ispezionare la cucina. Quanto bendiddio!

Torte! Formaggi! Salcicce… Ah, che delizia!

Una notte il topolino incontrò nella cucina una gattina bianca molto bella. Aveva due occhi verdi come i prati. La micetta, appena lo vide, gli disse: “Che ci fai tu qui? I topi non sono ammessi al Grand Hotel. Ora ti mangio”.

“No, ti prego, non mangiarmi. Oppure… sì, mangiami pure. Sei così bella che sarà un piacere essere divorato da te”.

La gattina rimase interdetta.

“Mi sono innamorato di te” disse il topolino.

“Ma sei matto? I topi non si innamorano delle gattine”.

“E invece sì! Prima di venire qui ho abitato per qualche giorno da uno scrittore il quale mi ha detto che in amore tutto è possibile. Perciò…”

“Oh, sei veramente un tipo strambo… sei così buffo… non ho mai conosciuto un topo come te… Ho deciso di non mangiarti. Diventiamo amici. Ci vedremo qui nella cucina”.

E così fu. Finché un brutto giorno, mentre il topolino attraversava il salone, una signora francese lo vide e si mise ad urlare: “Un souris, un souris!” Fu lo scompiglio generale.

I clienti, allarmati, protestarono: “Non è possibile venire al Grand Hotel e trovarci dei topi!”

Il direttore dell’albergo, costernato, quasi si prostrava a terra dicendo: ”E’ la prima volta… Non capisco come sia potuto accadere un incidente del genere!” Chiamò un forzuto cameriere che, armato di bastone, lo picchiò e lo buttò fuori.

Il topolino era pieno di ferite, sanguinava e faticosamente si mise in cammino verso la casa dello scrittore.

Lo scrittore lo accolse con amicizia, lo curò, gli diede le poche cose che aveva da mangiare.

Il topolino si riposò e gli raccontò della micetta bianca.

“Descriverò la vostra storia d’amore nel mio libro – disse esultante lo scrittore – La mia teoria è dunque giusta”.

Dopo qualche giorno il topolino se ne andò per ritornare in campagna.

I suoi fratellini e le sue sorelline quando lo videro arrivare, incuriositi gli domandarono cosa gli era capitato.

“Sono stato al Grand Hotel ed è veramente meraviglioso viverci, ma lì in città, la gente è cattiva: se vede un topolino lo vuole uccidere. Qui in campagna, invece, se un topolino entra in casa i contadini si limitano a farlo uscire con la scopa, ma senza farti male… e poi, i prati sono morbidi quanto i tappeti e nei granai c’è sempre qualcosa da mangiare per noi. Solo che io mi ero innamorato…”

“Davvero?!” dissero in coro i sette fratellini e le sette sorelline.

“Di una gattina bianca con gli occhi verdi”.

“Ma non è possibile!”

“Sì, invece! E io non la dimenticherò mai”.