Un’impresa femminile di filosofia pratica e counseling filosofico, recensione del libro sui primi 15 anni della scuola di counseling filosofico Metis
Wanda Tommasi recensisce il libro Un’impresa femminile. I primi 15 anni di METIS. Scuola di Filosofia pratica e Counseling Filosofico (a cura di Cloe Taddei Ferretti e Elena Scuotto, introduzione di Giovanna Borrello, Liguori, Napoli 2023, pp. 636). Il libro è stato presentato a Napoli lo scorso 1° dicembre.
Il corposo volume Un’impresa femminile. I primi 15 anni di METIS. Scuola di Filosofia pratica e Counseling Filosofico (a cura di Cloe Taddei Ferretti e Elena Scuotto, introduzione di Giovanna Borrello, Liguori, Napoli 2023, pp. 636) fa memoria e rende conto della ricca e multiforme attività della scuola di counseling filosofico Metis, fondata nel 2007 a Napoli da Giovanna Borrello. Come quest’ultima precisa nell’introduzione, la scelta stessa del nome è particolarmente significativa: metis designa infatti la ragione intuitiva, la quale, tenendo insieme la capacità di ragionare e l’intuizione, è in grado di sanare e di andare oltre il conflitto tradizionale fra ragione (per lo più associata al maschile) e intuizione e sentimento (intesi quasi sempre come peculiarità femminili). Metis è un’intelligenza pratica, che si coniuga felicemente con una filosofia nient’affatto accademica, ma che ha come scopo “l’arte del vivere” (p. X), la cura di sé e delle relazioni.
Come precisa Borrello, due sono i filoni di pensiero che sorreggono fin dall’inizio tale impresa, che dura ormai da 15 anni: il primo è l’orientamento fenomenologico-esistenziale, che fa parte della formazione filosofica della fondatrice grazie al suo maestro Aldo Masullo. Il secondo filone è costituito dal pensiero della differenza sessuale e dalle sue pratiche, da quella del partire da sé fino all’esercizio dell’autorità femminile, dall’intreccio fra femminismo e psicoanalisi fino alla valorizzazione delle filosofe più significative per il movimento delle donne, fra cui Simone Weil, María Zambrano e Hannah Arendt.
Metis è un’impresa femminile non solo per l’importanza attribuita al pensiero della differenza sessuale, al quale la fondatrice appartiene a pieno titolo, ma anche per lo stesso essere donna di quest’ultima, cosa che la accomuna a molte altre relatrici che hanno tenuto lezioni in questa scuola nel corso del tempo. Tuttavia, Metis si rivolge ed è aperta anche a uomini, invitati a non attenersi alla logica dell’universale né al simbolico patriarcale, ma a praticare il partire da sé e a tenere conto della propria parzialità sessuata. Si sono realizzate in tal modo in questa scuola delle relazioni di differenza, le quali sono particolarmente preziose affinché la politica delle donne non rimanga confinata in luoghi a parte, ma possa dare frutti nel mondo comune, di cui fanno parte sia donne sia uomini (p. XVI).
Di fondo, l’intento di fare ricorso alla filosofia per la cura di sé e per il cambiamento della propria vita è sorretto dalla convinzione che, cambiando il proprio pensiero rispetto a una determinata situazione o difficoltà dell’esistenza, esercitandosi a pensare diversamente, in modo realistico e non irrazionale, si potrà anche sentire diversamente, modificando la propria reazione emotiva e divenendo capaci di reazioni adeguate (Mario D’Angelo, p. 31).
Se è vero, come osserva Umberto Galimberti, che l’etica nell’età della tecnica, la quale, per la sua complessità e per il numero enorme di intermediari, rende impossibile prevedere le conseguenze delle proprie azioni, può essere solo l’etica del viandante, il quale affronta senza mappe le difficoltà del percorso via via che si presentano (p. 25), d’altro canto tuttavia, come sottolinea Giovanna Borrello riflettendo su senso e desiderio, una mappa orientativa è offerta dal pensiero delle donne, in particolare da Weil, da Zambrano e da Arendt, le quali hanno proposto una “filosofia medicinale” e hanno “individuato nell’amore per il mondo il timone del loro pensiero” (p. 13).
Per ciò che riguarda l’orientamento fenomenologico, il quale costituisce il primo filone d’ispirazione di Metis, Elena Scuotto rivolge l’attenzione alla correlazione inscindibile fra soggetto e oggetto nel presentarsi del fenomeno alla coscienza: fondamentali per il counseling risultano in primo luogo l’intenzionalità della coscienza, la quale implica una dimensione relazionale che rinvia ad altro da sé, in secondo luogo l’epochè fenomenologica, la quale comporta un’attitudine a pensare sgombrando il campo da ogni preconcetto teorico e da ogni pregiudizio – cosa che consente di comprendere l’altro senza in alcun modo giudicarlo –, e infine l’empatia, che permette di cogliere il vissuto dell’altro, ma senza alcuna fusione né identificazione con lui (p. 202).
Nel counseling filosofico, la prospettiva fenomenologica si coniuga bene con quella esistenziale, perché quest’ultima ha come oggetto l’esistenza umana. Oltre a raccogliere l’eredità di Kierkegaard, Borrello valorizza il contributo di Simone de Beauvoir: a differenza di Sartre, secondo il quale gli altri sono l’inferno, per de Beauvoir “la relazione con l’altro si fonda sulla reciprocità, di cui l’amore è la relazione emblematica” (p. 271). Inoltre, la pensatrice francese afferma che l’inessenzialità della donna è veramente radicale, a differenza di quella dell’uomo, perché lei manca di qualsiasi trascendenza e deve creare da sé nuove misure, nuovi parametri di valutazione (p. 272).
Con de Beauvoir, la prima filosofa a definire la donna come “differenza sessuale”, sia pure in modo diverso da come farà in seguito il pensiero della differenza vero e proprio, ci addentiamo già nel secondo filone che costituisce l’asse portante del libro e dell’impresa di Metis: l’orizzonte di senso aperto dal femminismo e dalle sue pratiche. Molti sono i contributi di pensatrici che appartengono a questo orizzonte.
Chiara Zamboni, riflettendo sul tema della morte, afferma che l’idea di morte è ambivalente: carica di angoscia da un lato, attratta dal desiderio di ciò che conosciamo da un altro lato (p. 57). Riprendendo la concezione di Françoise Dolto dell’immagine inconscia del corpo e incrociando il tema della morte dell’io in Simone Weil con la prospettiva psicoanalitica di Jacques Lacan e con la riflessione di Judith Butler su lutto e melanconia, l’autrice mostra indirettamente la fecondità dell’intreccio fra femminismo e psicoanalisi, di cui il pensiero e le pratiche della differenza sessuale hanno fatto tesoro.
L’impronta femminile dell’impresa di Metis si coglie bene anche nella lezione di Adriana Maestro, La vita alla radice dell’economia: qui l’autrice rilancia la radicalità del pensiero post-patriarcale di Ina Praetorius, la quale propone di capovolgere l’ordine attuale dell’economia, fondato sul denaro e sul mercato, e di rimettere al centro ciò che veramente conta, cioè i bisogni degli esseri umani, la cura della casa e delle persone che la abitano, di cui si sono occupate tradizionalmente quasi sempre le donne. Le categorie di nascita, di dipendenza e di relazionalità, messe in luce dalla riflessione femminista, inducono a sovvertire l’ordine patriarcale e a proporre una nuova lettura del mondo, che rimetta al centro la vita e la cura della vita (p. 151), creando così le basi per una comunità veramente umana.
A sua volta, Stefania Tarantino, rileggendo Cassandra di Christa Wolf, rilancia la lotta femminista contro la sopraffazione, il potere e la guerra, quasi sempre di impronta maschile, e invita a recuperare la forza originaria e la parola profetica delle donne, capace di ristabilire l’equilibrio spezzato dalle ingiustizie e dagli abusi patriarcali, che hanno fatto violenza non solo ai più deboli, ma anche alla natura e alla sua bellezza (p. 175).
Laura Boella, riprendendo l’eredità di Hannah Arendt, invita a reggere l’urto con la realtà, a rispettare la pluralità di voci che si levano dalla condizione umana, senza cadere in dicotomie semplificatrici, e a prestare attenzione alle contraddizioni del reale, per quanto urtanti esse siano (p. 487). Per scorgere i diversi profili della realtà, per accoglierne le distinzioni e le contraddizioni, occorre rinunciare al desiderio, sia pure umanamente comprensibile, di ricomposizione, di riduzione a uno: se salvaguardiamo le differenze e i contrasti della realtà, salviamo anche la possibilità di farne davvero esperienza, sfuggendo a qualsiasi forma di pensiero unico, di normalizzazione univoca della molteplicità e contraddittorietà del reale (p. 488).
È impossibile rendere conto in questo breve spazio della molteplicità e della ricchezza dei contributi femminili alle lezioni di Metis. Oltre a quelli già menzionati, mi limito a nominarne solo alcuni: quelli di Elisabetta Zamarchi, di Teresa Lucente su Ildegarda di Bingen, di Floriana Coppola, di Claudia Mancina e di Anna Catapano. Altrettanto numerose sono le lezioni tenute da uomini, a riprova del fatto che, anche nel rapporto di confronto e di scambio fra i e le docenti, si può cogliere la fecondità delle relazioni di differenza auspicate da Lia Cigarini (p. XVI).
Il volume, dopo una prima parte molto ampia dedicata alle lezioni tenute nella scuola, è completato da una seconda parte, che raccoglie locandine e immagini delle innumerevoli attività svolte da Metis, fra cui “la palestra della mente” (con corsi di yoga, di teatro e presentazioni di libri) e “i luoghi accanto” (iniziative analoghe a Metis, ma indipendenti, fra cui le scuole di filosofia pratica sorte a Catania e a Roma), e si conclude infine con le fotografie degli eventi più importanti, che sintetizzano per immagini i 15 anni di attività di Metis. L’intero volume non solo rende testimonianza della storia di questa impresa femminile di filosofia pratica e di counseling filosofico, ma vuole anche offrire a chi legge riflessioni, pratiche ed esperienze, con l’auspicio che quanto è stato guadagnato finora possa essere rilanciato in futuro in nuove tessiture relazionali.
Info:
Un’impresa femminile. I primi 15 anni di METIS. Scuola di Filosofia pratica e Counseling Filosofico (a cura di Cloe Taddei Ferretti e Elena Scuotto, introduzione di Giovanna Borrello, Liguori, Napoli 2023, pp. 636)
Wanda Tommasi insegna filosofia all’Università di Verona. Fa parte della comunità Diotima, con cui ha elaborato il pensiero della differenza sessuale. Fra i suoi libri, oltre a due volumi su Simone Weil, uno su Etty Hillesum e uno sui filosofi e le donne, ci sono: La scrittura del deserto (Napoli 2004), María Zambrano. La passione della figlia (Napoli 2007), Oggi è un altro giorno (Napoli 2011), Ciò che non dipende da me (Napoli 2016) e La ragione alla prova della follia (Napoli 2018).