Da Stefania Cantatore, UDI Napoli, e da Maria Esposito, sociologa, riceviamo l’appello – sta raccogliendo molte firme di singole e associazioni impegnate nella lotta contro la violenza – per chiedere che sia garantita la sicurezza di Federica, giovane donna di Bacoli (provincia di Napoli), vittima di stalking e minacce da parte dell’ex fidanzato. La storia di Federica è venuta alla luce grazie alla denuncia del padre sui social cui hanno fatto seguito molte manifestazioni di sostegno, a partire da quella del sindaco di Bacoli, Josi Gerardo della Ragione, che ha detto: “faremo di tutto per evitare l’ennesimo femminicidio”.

Qui sotto il testo dell’appello.


Al Sig. Prefetto di Napoli

Al Sig. Sindaco di Bacoli

L’orrore della violenza sulle donne ha ancora una volta sconvolto la comunità delle donne di Napoli e provincia. Abbiamo appreso dalla denuncia del Sindaco di Bacoli e dal racconto video della giornalista Valentina Rigano la notizia di una lunga sequenza di orrori su Federica,  resa pubblica dal padre Pietro D’Orazio, il quale  ha denunciato  come un racconto  horror la violenza  di un ex fidanzato di  cui è vittima questa donna, la sua famiglia, persino i collaboratori della loro azienda. Il racconto video della giornalista Rigano  nella notte tra l’11 ed il 12 luglio ha raggiunto 500.000 visualizzazioni.

Apprezziamo l’invito alla mobilitazione della società civile del Sindaco di Bacoli  Josi Gerardo Della Ragione e auspichiamo che l’appello da lui  rivolto a  Procura e Prefettura venga accolto.

All’indignazione del Sindaco e alla disperazione di questo padre non vogliamo fare mancare la voce della rete delle donne che da anni si batte per una efficace politica  contro la violenza maschile. Chiediamo  che l’attuale Governo ascolti  l’esperienza, l’elaborazione e la visione che l’attivismo delle donne  ha  costruito  e non  lasci cadere nel vuoto la denuncia,  imponendo  invece  immediati  provvedimenti.

Noi siamo vicine a  Federica. Una tale  violenza, raccontata come  continue  minacce  fino ad un vero e proprio tentato omicidio, non può lasciare il responsabile ancora a piede libero malgrado le moltissime denunce. Non è stato  risparmiato neanche il cane, prima scomparso e  poi ucciso,  come è stato raccontato,  in modo  crudele  per  inferire su Federica.

Non vogliamo assistere ad una tragedia annunciata. Il padre  ha trovato  ascolto nel  renderla  pubblica ma ora  va fermata. Le violenze continuano da troppo tempo.

Si presenta l’occasione di interrompere la scia di  atti gravissimi prima che accada l’irreparabile.  Non vogliamo  che si allunghi l’elenco dei femminicidi come quello orrendo di  Roma né assistere più a violenze come quella di  Ponza. Chiediamo di  fermare l’impunità di assassini  e criminali  anche pregiudicati, denunciati, che girano indisturbati oppure con in tasca il  corso  frequentato  nei centri per uomini maltrattanti.

L’indifferenza  o la sottovalutazione delle denunce è inaccettabile.  Perché le donne dovrebbero segnalare? Senza assicurare alla giustizia  i criminali,  impedendo loro di non nuocere, nessuna può stare tranquilla; senza sventare i ricatti per l’affido dei figli, ove presenti, nessuna donna crede di potere avere giustizia per le violenze che subisce.

Le tragedie evitabili sono quelle che possono contare su rigorose procedure per una rapida  messa in sicurezza della vittima e  la neutralizzazione del violento, richiedono  risorse sicure e stabili dedicate, prevedono la  disponibilità di professionalità affidabili,  una formazione continua e pene adeguate al danno soggettivo e sociale prodotto.

Chiediamo che si esca  una volta e per tutte  dai paradigmi psicologici giustificazionisti e deresponsabilizzanti. La Convenzione di Istanbul lo ha chiarito da anni, pur restando inapplicata: la violenza maschile contro le donne è una azione  deliberata  mirante ad annullarle.  Sarebbe il momento che venisse  trattata per ciò che è, un atto criminale volontario che fonda su una radicata cultura del possesso e della sopraffazione, mirante a cancellare  la vittima, i suoi figli, la sua famiglia, ogni cosa che si interpone tra il dominio maschile e la libera volontà della donna. E  come tale andrebbe affrontata,  con provvedimenti speciali, così come si è fatto per la mafia che però ha prodotto  meno morti dei femminicidi.

Liberiamo Federica e la sua famiglia dalla minaccia violenta di quell’uomo.

                                                                                                                                   Napoli, 11 luglio 2024