“El Paraìso” secondo lungometraggio di Enrico Maria Artale
El Paraìso secondo lungometraggio di Enrico Maria Artale – premiato nella Sezione orizzonti del Festival di Venezia 2023 come Migliore Sceneggiatura e Migliore Interpretazione Femminile – mette in scena la storia di una madre e un figlio bloccati nel ventre simbolico di un rapporto fusionale.
La madre è una donna colombiana piena di vitalità del cui passato non restano che il ricordo idealizzato del paese di origine, El Paraìso, e la foto che la ritrae con il figlio bambino. Julio Cesar, il figlio quarantenne, nonostante l’età e il nome da condottiero, conduce una esistenza da “puer aeternus” (James Hillman). Madre e figlio vivono a Fiumicino in una casa sul fiume nel cui giardino è parcheggiato un motoscafo che naturalmente si chiama El Paraìso. Entrambi sono coinvolti nel traffico locale di droga di cui fanno grande uso. La madre liberamente, il figlio appartandosi nella macchina in cui consuma anche fugaci rapporti sessuali con prostitute. Julio Cesar e sua madre stanno insieme tutto il giorno come una vecchia coppia ricomponendo ogni dissidio nella balera dove si recano a ballare le danze latino americane. L’arrivo di Ines, giovane e bella corriera della droga, sembra interrompere l’idillio simbiotico mettendo in scena la faccia oscura di questo rapporto.
Enrico Maria Artale, pluripremiato regista e sceneggiatore di cinema e televisione, in continuità con tutta la sua filmografia esplora i legami familiari costruendo un intreccio relazionale vitale e mortifero allo stesso tempo a cui non riescono a sottrarsi né la madre né il figlio, entrambi prigionieri. L’espressività dei corpi è centrale in questo film non soltanto per la scelta registica – come dice Artale – di “mantenere una radicale prossimità con il personaggio senza ridursi al primo piano… trovando insieme (ai personaggi) il respiro della situazione” ma anche per dare voce all’indicibile.
El Paraìso è “una storia d’amore… una tragedia colorata che affonda i propri eroi nelle sfumature cangianti dei loro umori più intimi, nella delicatezza e nella violenza” (Artale) . La musica e la danza svolgono un ruolo fondamentale in questa storia come, del resto, nei riti arcaici in cui si celebrava la divinità Grande Madre. In effetti il personaggio della madre sembra uscito da una dimensione femminile archetipica. A dispetto della forza vitale che esprime nella danza e nell’impetuosità del carattere, la madre è una donna ferita dalla vita che per sopravvivere al dolore si è aggrappata al figlio imprigionandolo in un rapporto “divorante”. Julio Cesar tenta di evadere da questo amore primordiale ma il senso di colpa lo riporterà nella simbiosi in un finale potentemente simbolico.
El Paraìso è un film straordinario grazie anche all’interpretazione dei due protagonisti Edoardo Pesce e Margarita Rosa de Francisco. Enrico Maria Artale è autore di lungometraggi ma anche di numerosi cortometraggi tra cui segnaliamo Il respiro dell’arco (2012), storia di una ragazza che attraverso l’antica disciplina del tiro con l’arco si apre ad una dimensione archetipica guerriera.