Questa estate 2024, segnata in negativo da venti di guerra e da guerre brutali e presenti e, in positivo, dalle Olimpiadi di Parigi e, per noi, dalle immagini di stupende atlete gareggianti e, spessissimo, vincenti, l’informazione è stata messa duramente alla prova. Qualche volta riuscendo ad essere, come sempre dovrebbe, veritiera e adeguata ai cambiamenti reali – “capitane” e “arbitre” nominate al femminile, ad esempio -, molto più spesso megafono di stereotipi sessisti ripetuti in piena inconsapevolezza, e questo è più grave, da giornalisti (maschi) che, come si sa, abbondano nel settore sportivo. “Cancellare le donne atlete” l’ordine di scuderia passato sottotraccia, con effetti da non sottovalutare.

PM (con AI)

Un’ampia rassegna di queste “perle” di sessismo nel linguaggio lo troviamo nell’articolo su Globalist, il sito dell’associazione Giulia Giornaliste che si può leggere a questo link: https://giulia.globalist.it/attualita/2024/08/05/giulia-e-le-cpo-contro-fake-news-e-stereotipi-sessisti-alle-olimpiadi-della-parita/

e che si riassume così:

Fake news e notizie non sufficientemente controllate che danno sponda agli haters, sottovalutazione dei risultati sportivi quando non espressioni decisamente sessiste e l’uso di un linguaggio che nega le atlete: ancora una volta, con le Olimpiadi di Parigi si vede come donne e sport sono per l’informazione un terreno pieno di ostacoli e trappole. Per le donne.

Sempre Giulia Giornaliste ha firmato una formale protesta, insieme a commissione Pari opportunità del sindacato dei giornalisti (Fnsi), Ordine dei Giornalisti e Usigrai (sindacato dei giornalisti Rai), che si può leggere qui sotto e che, a partire dalla vergognosa gogna cui è stata sottoposta la pugile Imane Khelif,evidenzia che

chi ha il compito di raccontare non deve mai trasformare le parole in sterili e pericolosi esercizi di razzismo, di sessismo, di svalutazione. Di una donna, in questo caso, di qualunque persona sempre