Indetta da Cgil e Uil, con l’adesione dei partiti del centrosinistra e numerose associazioni della società civile, Mercoledì 25 settembre dalle ore 16.30 si svolgerà la prima mobilitazione con un sit-in davanti al Senato per protestare contro il Ddl “Sicurezza” – “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario” – approvato alla Camera il 18 settembre che passa ora all’esame del Senato.

Con il disegno di legge proposto dal Governo “Le destre – dice la nota congiunta diffusa da Cgil di Roma e del Lazio, Anpi Roma, Libera Lazio, la Rete dei Numeri Pari, Rete degli Studenti Medi Lazio e l’Unione degli Universitari Roma – continuano a guardare alla sicurezza solo in termini repressivi e punitivi delle lotte sociali, inasprendo le pene, introducendo nuovi reati [ben 24] per colpire le forme più pacifiche di protesta e comprimere gli spazi di democrazia del nostro paese.”

“Il carcere continua a essere visto come strumento meramente punitivo – continua la nota – perseguendo, con l’introduzione del reato di rivolta in carcere, non tanto gli episodi di violenza già puniti dalla legge, persino la resistenza passiva impedendo nei fatti ogni forma di protesta contro le condizioni disumane in cui sono gli istituti penitenziari. In tutto questo si normalizza anche l’idea che una donna incinta o un neonato possa finire in carcere.”

Tra le prime associazioni ad aderire la Rete dei Numeri Pari, di cui fa parte anche la Casa internazionale delle donne di Roma: “Riteniamo doveroso contrastare una norma che ha il chiaro intento di azzerare la libertà e il diritto delle persone a manifestare il proprio dissenso, che introduce nuovi reati penali, e quindi il carcere, nei confronti di chi occupa strade, spazi pubblici e privati. Un ddl, quindi, che limita l’iniziativa e le mobilitazioni sindacali per difendere i posti di lavoro e contrastare le crisi aziendali e occupazionali. Che chiude in carcere le donne in gravidanza o con figli entro un anno di età, che introduce il reato della resistenza passiva rendendo impossibile ogni forma di dissenso pacifica, magari dovuta alle condizioni disumane di molte carceri. Un ddl che introduce nuovamente interventi ad impronta securitaria e di criminalizzazione quando si parla di migranti.”