Ancora una riflessione sull’intervento Luttazzi
Non perché io sono una donna
di sinistra mi sento meno offesa se a fare un pessimo uso del
linguaggio è un uomo o una donna di qualsiasi schieramento
politico.Sono una donna e come molte telespettatrici e telespettatori ho seguito la trasmissione di Santoro “raiperunasera”. Dopo
l’intervento di Luttazzi ho riflettuto su alcune questioni, forse
poco politiche, se la politica è quella che ci stanno mostrando in
televisione e sui giornali.
Desidero esprimere il mio disgusto
rispetto al monologo del comico e al suo fare satira alla stregua
del Premier, tanto criticato.
_ Per l’ennesima volta noi donne
veniamo usate come strumento per descrivere il peggio
dell’idiozia che si trova in circolazione.
Dal Premier, come belli
oggetti da mettere in mostra e da beffeggiare nella loro
intelligenza, dicendo: “una donna con le palle”, e mi pare un luogo
comune che non si addice più alle donne in carriera, visto che ci
arrivano senza il benché minimo tripudio di attributi, anzi, il
transgenderismo, specie sotto questo governo non mi sembra ben
visto; dal volgare Luttazzi con una commediuola vignettistica in
cui la donna deve rappresentare quel 60% di obnubilati che votano
Berlusconi, a dire del comico, che accettano passivamente sesso
anale.
Chiaramente il mio intervento e’ ben lungi dall’essere un
moralismo, dato che il piacere di ciascuno è sacro. Il problema
nasce quando nell’intenzione di infamarsi tra destra e sinistra, di
nuovo la caduta di stile e le volgarità usate per parlare di donne,
diventano mero strumento per far riflettere, con immagini “forti”,
un pubblico forse incapace di afferrare la realtà con un linguaggio
ancora sostenibile.
E non voglio pensare che, proprio un comico di
sinistra, in una trasmissione che sottolinea la “mancata libertà
d’informazione”, confonda tale libertà esprimendo le sue idee in
modo becero e carico di machismo libidinoso.
Il fatto è, che dietro
questa spavalderia si nasconde un pessimo giudizio dei cittadini su
cui far agire l’arma del senso di colpa, e l’umiliazione, nell’essere
passivi e accettanti.
Peccato che ha configurato questo pensiero
usando “le donne”. Metodo paternalista, livido, che si addice di
più al Premier, quanto meno per il fatto di non entrare in
contraddizione con il suo di metodo.
In un momento dove più che
la critica va sollecitata l’auto-critica, figuriamoci la sguaiataggine, assai più pericolosa del fraintendibile riferimento di Mario
Monicelli alla rivoluzione.
_ E’ fuori luogo che anche un
professionista di satira butti in pasto al pubblico dei luoghi comuni
come carne cruda alle bestie, dimenticando che nella qualità di ciò
che si dice, spesso è racchiuso il giudizio verso il proprio
interlocutore.
Allora mi chiedo, c’è così tanta sfiducia
nell’intelligenza degli ascoltatori da dover invitare un Luttazzi che
investendo di rabbia personale un monologo, ci fa un quadro della
donna non meno svalutante di quelli fatti dal Premier? E perché
indignarsi per le allusioni di Berlusconi e salvare quelle di
Luttazzi?
O forse adesso dobbiamo parlare anche di donne di serie
A e donne di serie B quelle di destra sono donne oggetto e quelle
di sinistra no! Almeno la dignità non ha genere.
_ Se Luttazzi, ha
bisogno della dualità uomo-donna, per disegnare chi ne ha più e
chi ne ha meno, di dignità, tentando di suggestionare gli
ascoltatori in modo offensivo ed equivoco, rispetto alla certezza di
questo valore, è bene ricordargli che qui c’è in gioco altro che il
suo infantile egocentrismo.
_ Sono stufa che noi donne dobbiamo
essere oggetto di un paese incapace di porre argomenti interessanti
con un linguaggio accettabile sia da destra che da sinistra nel
rispetto della donna come Soggetto, e non perché io sia una donna
di sinistra mi sento meno offesa se a fare un pessimo uso del
linguaggio è un uomo o una donna di qualsiasi schieramento
politico.
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