“Una vita maledetta” di Gabriella Guidi
Una storia vera, sviluppata dalla testimonianza della protagonista che, dalle montagne albanesi, fugge verso l’agognata libertà fino a Chicago.
Nell’arco tra la disperazione e la felicità c’è qualcosa di inusuale ed è il motivo della fuga: il riappropriarsi della propria identità di ragazza dagli occhi azzurri, con i sogni e le aspettative di ogni altra giovane albanese, che la madre Beshmira costringe a cambiare nome, tagliare i capelli, fasciare i seni, indossare gli abiti del padre dal cui “disonore” di uomo gambizzato e invalidato lei, diventata Marson, salverà la famiglia dalla fame e dall’emarginazione sociale.
Dal Kanun, l’arcaico codice comportamentale albanese, origina un apparente cambio di sesso accettato dalla società quando in una famiglia, ridotta allo stremo, non ci siano figli maschi; è la risposta a una situazione disperata che il Kanun stesso produce vietando alle donne di avere delle proprietà, di effettuare lavori “da uomo” come l’andare al mercato a vendere i propri prodotti. Una formula che non sembra tanto rara ancora in Albania se si parla di un centinaio di burrnesch e la vicenda data alla boa del terzo millennio.
L’Autrice scrive un testo di racconto e di denuncia. Ha il dono della scrittura empatica e introspettiva che non fa stupire dei riconoscimenti ottenuti nel 2023: menzione di merito alla XI edizione del Premio Letterario Internazionale Città di Sarzana e menzione speciale al Premio Letterario internazionale “Le pietre di Anuaria” per la narrativa inedita (retrocopertina).
La descrizione ambientale e antropologica è forte, sia che si tratti delle montagne albanesi che delle città e luoghi in cui Alida/Marson affronta e supera una serie infinita di ostacoli, insieme a Leck, che come lei da subito sogna la fuga. Molto bella la prima parte, con il contrasto tra la durezza e la violenza sociale e il mondo interiore di chi non riceve comprensione e non viene riconosciut* nel suo dolore. Il ritmo è cadenzato da dialoghi e descrizioni coinvolgenti che esplorano gli stati d’animo dei protagonisti e indagano le dinamiche di quel mondo apparentemente tanto algido quanto isolante, in cui il parlare, tra ragazzo e burrnesch, è a rischio di vita.
Entrambi riusciranno, dopo incredibili vicende, a raggiungere la libertà oltre oceano, molto distanti da un mondo cui non torneranno ma che la sapiente scrittura dell’Autrice ha descritto puntualmente, così le espressioni e i gesti. Giustamente, in prefazione, Etain Addey l’ha definita una scrittura “cinematografica” (firmata Gubbio, 11 settembre 2023).
Consigliamo la lettura di Una vita maledetta, romanzo che rompe un arcaico silenzio e parla di resilienza femminile altrettanto arcaica di cui, oltre la protagonista, dà prova, seppure in senso opposto, Beshmira, la madre sacrificante, insieme vittima e guardiana del Kanun, colei che ha sempre accettato la secondarietà e ha assunto il “disonore portato al marito per aver partorito solo tre femmine”. Colei che non esita davanti a ciò che “deve fare” ma che alla fine del racconto svelerà, con un gesto che arriva da lontano, un oggetto consegnato al compagno di fuga della figlia, quanto anche la sua vita sia stata sofferta. All’Autrice il merito dunque di analizzare l’esistente, apparente e interiore, senza fermarsi agli stereotipi.
Info: Gabriella Guidi, Una vita maledetta – Transeuropa 2023