Lavoratrici/ori cooperative sociali di Palermo: una battaglia vinta!
In un quadro generale di licenziamenti, cassa integrazione a non finire,
privatizzazioni e indebolimento delle condizioni dei lavoratori, questa
prima battaglia contro l‘accreditamento vinta dalle lavoratrici e lavoratori
delle coop sociali non era scontata, ha pagato la determinazione, la tattica
“dell’assedio” alle istituzioni tenendo costantemente il fiato sul collo dei
politici che vivono fondamentalmente di immagine e corruzione…[Le lavoratrici e i lavoratori delle cooperative sociali->http://iskra.over-blog.net/article-in-lotta-per-il-lavoro-ma-non-solo-50636182.html], organizzati nello
Slai Cobas per il sindacato di classe, vincono a Palermo una prima battaglia contro l’accreditamento!
Dopo l’invasione di Palazzo Comitini a fine giugno in cui, determinati e
combattivi, le lavoratrici e i lavoratori in lotta delle Cooperative Sociali
hanno occupato il salone antistante l’ufficio del Presidente della Provincia
Avanti, costringendolo a presentarsi al loro cospetto e a firmare un
documento ufficiale di incontro, alle stesse lavoratrici e lavoratori è
stato poi comunicato ufficialmente ai primi di Luglio dallo stesso Avanti,
che in questi giorni rifiuta paradossalmente di incontrare i sindacati Cgil,
Cisl, Uil, che la procedura di accreditamento per il prossimo anno
scolastico non sarà messa in più in atto ma che si procederà di nuovo con il
bando di appalto per un altro anno di lavoro.
L’azzeramento del cosiddetto “accreditamento” è una prima battaglia vinta da
queste lavoratrici e lavoratori che da mesi lottano in difesa del posto di
lavoro esercitando una pressione non indifferente nei confronti delle
istituzioni.
In servizio nelle scuole superiori di Palermo e provincia come assistenti
igienico/sanitari agli studenti disabili, per mesi queste lavoratrici e
lavoratori hanno messo in campo diverse azioni di lotta e da una iniziale
battaglia per rivendicare il pagamento puntuale dello stipendio da parte dei
padroncini delle cooperative di cui sono dipendenti, che li ha spinti nel
mese di novembre ad organizzarsi sindacalmente nello Slai Cobas per il
sindacato di classe, sono passati dopo qualche mese ad una lotta più
generale in difesa del posto di lavoro.
Sfruttati e mal pagati da sempre, senza riconoscimento in alcuni casi di
diritti basilari come la malattia o la legge 104, ricattati e minacciati di
licenziamento, per non parlare delle lettere di dimissioni in bianco che
alcune lavoratrici sono state costrette a firmare prima dell’assunzione,
sempre frenati nelle azioni di lotta dai sindacati di cui precedentemente
facevano parte in larga misura, come la Cgil, hanno subito per anni una
condizione di precarietà e sfruttamento sancita anche da un capitolato di
appalto della Provincia che prevede contratti di lavoro “a tempo
indeterminato” ma solo sulla carta perché impediscono alle lavoratrici e ai
lavoratori di lavorare ed essere pagati tutto l’anno costringendoli a
rimanere “sospesi” senza stipendio nei tre mesi estivi e durante le vacanze
natalizie e pasquali.
A fine gennaio si apre il coperchio di una pentola che da parte della
Provincia voleva mettere sul piatto, già misero e precario delle lavoratrici
e lavoratori, al posto del bando di appalto la scelta diretta degli
operatori da parte delle famiglie, il famoso “accreditamento” secondo un
orientamento nazionale che via via sta prendendo piede anche in altri
settori pubblici, che non avrebbe fatto che creare maggiore precarietà e
allontanare del tutto la possibilità della continuità lavorativa perché se
“la famiglia non ti sceglie” si corre seriamente il rischio di non lavorare
più rimanendo nel limbo di una lista di attesa nella speranza che qualche
famiglia prima o poi si decida a fare la fatidica scelta! con il serio
rischio dell’innescarsi di meccanismi clientelari e di vera e propria
sudditanza.
Le lavoratrici e i lavoratori hanno dunque iniziato un percorso fatto di
assemblee sindacali, le prime dopo dieci o più anni di lavoro, presidi di
protesta al palazzo della provincia, alla Rai, alla sede del Giornale di
Sicilia, che hanno iniziato a far preoccupare seriamente Avanti e compagnia,
il quale al primo incontro con le lavoratrici e i lavoratori aveva tenuto a
dire di “avere impiegato anni per costruire l’immagine di un palazzo in cui
non ci sono rimostranze di alcun genere” e di essere invece “molto
disponibile alla risoluzione dei problemi”.
Peccato che alle parole non sono seguiti i fatti, perché dopo le prime
richieste dei lavoratori a che fossero date garanzie sul loro futuro, la
Provincia ha provato a chiudere le porte rinviando o facendo saltare gli
incontri previsti, ma alimentando di contro la rabbia delle lavoratrici,
sempre determinate e in prima linea nella lotta, e dei lavoratori che non
si sono affatto arresi ma anzi hanno trovato la spinta per continuare nella
lotta: si è deciso pertanto all’unanimità di scioperare!
Il 27 maggio le lavoratrici e i lavoratori hanno scioperato, anche in questo
caso per la prima volta, in particolare contro la procedura di
accreditamento, sfilando in un corteo molto animato e colorato per le tante
bandiere rosse, dalle vie del centro fino al Palazzo della Provincia: {il
solo “accreditamento” che vogliamo e’ lavoro sicuro e stabile per tutto
l’anno!!!}
Alquanto arrabbiati hanno anche denunciato e rinfacciato al Presidente
Avanti e a tutti i dirigenti della Provincia, la grande “solerzia” delle
istituzioni in tempi elettorali verso le esigenze dei lavoratori, il loro
essere trattati come “voti in carne e ossa” in cambio di uno straccio di
lavoro ma oggi che fine hanno fatto le tante promesse di stabilizzazione,
internalizzazione, ecc. ecc??? {governi nazionali e locali vi cacceremo
via!!!} hanno gridato i lavoratori allo sciopero.
La delegittimazione di sé che le Istituzioni mettono in atto con le loro
stesse azioni contro i lavoratori e i loro diritti ha fatto scoprire di
fatto a questi lavoratori la natura dei personaggi che compongono tali
istituzioni e degli interessi che servono, non senza difficoltà però se
guardiamo a lavoratrici e lavoratori invischiati in questi anni nel gioco
elettorale dei politici che ti “fanno il favore del lavoro” chiedendoti il
voto di scambio. Ciò ha portato anche all’oggettiva impossibilità di
coinvolgere il gruppo dei lavoratori nel suo complesso.
“Stare con i piedi per terra” e “né trionfalismi né scoramento” sono state
alcune parole d’ordine che hanno accompagnato tutto il percorso di lotta
delle lavoratrici e lavoratori fino ad oggi, lotta alla quale si è cercato
di dare un respiro più ampio, allargandone la visuale con lo scambio di
informazioni e solidarietà con altri lavoratori di cooperative sociali di
Roma e Bologna e la partecipazione a iniziative nazionali come l’assemblea
dei disoccupati e precari del 21 maggio a Napoli organizzata dai disoccupati
Banchi nuovi di Napoli e dai disoccupati organizzati di Taranto dello Slai
Cobas per il sindacato di classe e la giornata nazionale di lotta del 14
Giugno che ne è scaturita “contro licenziamenti, precarietà e disoccupazione”.
In un quadro generale di licenziamenti, cassa integrazione a non finire,
privatizzazioni e indebolimento delle condizioni dei lavoratori, questa
prima battaglia contro l‘accreditamento vinta dalle lavoratrici e lavoratori
delle coop sociali non era scontata, ha pagato la determinazione, la tattica
“dell’assedio” alle istituzioni tenendo costantemente il fiato sul collo dei
politici che vivono fondamentalmente di immagine e corruzione…
Si aprono ora altri fronti per nuove battaglie: i pesanti tagli agli enti
locali previsti dalla manovra finanziaria del governo, l’annuncio
dell’abolizione delle province rendono ancora più complessa la lotta per un
lavoro stabile
La lotta continua…
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