Lo show down di Fini
Se occorreva una prova che una sinistra timida, riformista, senza fisionomia
e tutta a ricasco delle pratiche leaderistiche della destra le lascia
l’intero scenario della politica il discorso di Fini a Mirabello funziona da
show down di proporzioni amplissime.Da quando Berlusconi è sceso in campo Casini e Fini studiano da premier, con due diverse ipotesi di rilancio della destra: Casini in un centro destra alla democristiana, Fini nella nuova destra ‘liberale’ europea.
_ In ambedue le ipotesi non c’è posto per nessuna sinistra, nemmeno sotto
forma di sinistra moderata e bipolare o centrista.
In questo momento Fini segna un grande punto a favore. E conviene subito
esaminare come stanno le possibili alleanze, questo se si guarda alle mosse
di Fini e di Casini non nel giorno per giorno ma in prospettiva.
Fini riprende le memorie fasciste con Tremaglia e altri ma nella storia del
fascismo novecentesco; sembra piuttosto riferirsi a Bottai (scuola media
unificata) e alle correnti sociali del fascismo.
E’ laico ma molto ancorato al cattolicesimo dei valori nazionali. La
famiglia è un suo dichiarato valore e nella famiglia la sua compagna sembra
ricalcare le orme di Donna Assunta Almirante, molto bella, molto decorativa,
molto attiva nelle azioni benefiche alle spalle del marito.
Tuttavia nell’ipotesi di Fini vi sono anche donne capaci di funzioni
politiche non da poco, ma rigorosamente di seconda fila o di appoggio.
Il terreno sul quale Fini sembra più sguarnito è ovviamente quello sindacale
e operaio, e forse questo lo indurrà a cercare di tenere un legame con
Bossi, verso il quale invece numerosi operai della cgil guardano e votano.
Casini a sua volta ha già un partito, può guardare con grande vicinanza alla
Cisl che è un sindacato importante e per quel tramite avere un rapporto
significativo con la confindustria e Marchionne.
Nel mondo cattolico non sembrano esservi alleanze di rilievo, perchè la
Binetti garantisce un legame solo con la destra cattolica più integralista.
La Confindustria per ora non dice nulla di significativo e bisognerà vedere
come si schiera Emma Marcegaglia e dall’altra parte Montezemolo.
Il papa non potrà schierarsi apertamente né per il laico Fini né per il
divorziato Casini. Però sembra spianare la strada a Fini levando rapidamente
di mezzo monsignor Marchetto sul tema dell’immigrazione e ricevendo il
presidente di Israele Perez, durante i colloqui del Medio Oriente con Obama.
Fini non si risparmia nemmeno sul terreno della politica estera attacchi al
ministro degli esteri per il suo servilismo verso Gheddafi e gli Usa.
Si potrebbe andare avanti nelle analisi e nelle previsioni, senza nemmeno
citare mai né di Pietro né il Pd.
Fini arriva addirittura a usare la condanna antistalinista contro
Berlusconi.
Se occorreva una prova che una sinistra timida, riformista, senza fisionomia
e tutta a ricasco delle pratiche leaderistiche della destra le lascia
l’intero scenario della politica il discorso di Fini a Mirabello funziona da
show down di proporzioni amplissime.
E, come volevasi dimostrare in un ragionamento di stringente logica
matematica, la sinistra se non recupera nel pensiero, nelle pratiche, nei
linguaggio e nelle procedure una fisionomia alternativa e antagonistica è
destinata all’esaurimento e alla lenta (non si sa quanto) estinzione.
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