Molti giornalisti si confrontano con la realtà rom, una realtà complessa e variegata, usando impunemente stereotipi che hanno accompagnato le mille vicende di persecuzioni subite nel corso dei secoli dalle popolazioni sinte e rom. Essi dimostrano, attraverso i loro commenti, di aver perso ogni senso del limite. {La presenza di questo gene nel sangue è la dimostrazione che questi zingari sono esseri irrecuperabili.}
{{Eva Justin}}, scienziata razzista a servizio del regime nazista

{I rom […] e l’illegalità insita nel loro DNA}. {{Roberto Poletti}}, giornalista, 9 settembre 2010

La {{Commissione Europea}} ha aperto ieri una procedura di infrazione nei confronti della Francia per l’espulsione delle persone rom. Questa è l’unica notizia confortante nella lettura della rassegna stampa in una settimana non affatto rassicurante.

Molti giornalisti si confrontano con la realtà rom, una realtà complessa e variegata,{{ usando impunemente stereotipi}} che hanno accompagnato le mille vicende di persecuzioni subite nel corso dei secoli dalle popolazioni sinte e rom. Essi dimostrano, attraverso i loro commenti, di aver perso ogni senso del limite.

{{Rom accostati indistintamente a delinquenti}}; rom visti esclusivamente come un problema, una massa indistinta da eliminare, espellere, deportare; rom descritti come un gruppo generalizzato, privati della loro individualità.

Articoli che ci dimostrano quanto{{ il sentire anti-rom}} sia fortemente radicato nella società, quanto esso sia condiviso, scontato, quanto esso non faccia scandalo. Nei confronti delle minoranze rom e sinte, ci si permette di dire qualsiasi cosa senza il timore di essere condannati. E’ preoccupante il clima di assuefazione che si è venuto a creare nella società italiana di fronte alle violazioni subite da tali minoranze.

L’articolo di commento{ I rom sono un problema della Romania} (“Cronacaqui”, 11/9) si distingue fra i tanti letti questa settimana per i suoi contenuti razzisti. {{Francesco Bozzetti}} a proposito della “questione rom” propone alcuni suggerimenti come, per esempio, {{impedire la circolazione dei rom in Europa}}, suggerendo in sintesi di violare la direttiva europea sulla libera circolazione delle persone: “[…] alla Romania […] avremmo come minimo dovuto chiedere di impedire la libera circolazione dei delinquenti e dei rom, che sono da sempre un loro problema, una loro etnia. Gli stessi romeni non amano i rom, non li vogliono e li ‘esportano’ volentieri all’estero come fanno con i loro criminali”. Riferendosi alla situazione milanese aggiunge “[…] periferie, sottoponti e fabbriche dismesse invase dalla peggior specie di zingari dediti a furti, spaccio di stupefacenti”.

Esemplare, poi, per i suoi contenuti è il seguente articolo: {Sottile differenza tra PD e destra sulle case ai rom} (“Libero Milano”, 9/9). Il giornalista {{Roberto Poletti}}, nella rubrica intitolata {Grane}, spiega la differenza fra i due schieramenti politici a proposito della questione dell’attribuzione dei 25 alloggi Aler (alloggi che escono dalla graduatoria ufficiale) ad alcune famiglie rom che attualmente risiedono nel ‘campo’ di Triboniano.

Inizio a leggere l’articolo e ad un certo punto mi imbatto in una teoria classicamente razzista: “l’illegalità insita nel loro DNA”. Leggo e rileggo più volte, sperando di essermi sbagliata: DNA, DNA? Purtroppo non è così, ho letto bene, il giornalista ne fa proprio {{una questione genetica}}.

Già {{i nazisti}}, attraverso i loro scienziati razzisti, avevano elaborato una pseudo teoria sulla pericolosità della ‘razza zingara’ tarata da un gene molto pericoloso, il {{Wandertrieb (l’istinto al nomadismo)}}. Questo bastò a condannare rom e sinti allo sterminio.
Per un attimo mi si annebbia la mente, rimango basita, sconvolta e profondamente lesa nella mia stessa identità.

Frasi come queste pesano e pesano come macigni, perché sei sinta e rom, se sai cos’è il{{ [Porrajmos->http://www.radioparole.it/porrajmos/porrajmos.html]}}, se la pianificazione razzista e omicida del passato ha colpito la tua famiglia, se solo per caso i tuoi cari sono riusciti a scampare alla furia del regime nazifascista e alle fiamme dei lager; se ogni giorno ti accorgi di quanto il tuo Paese abbia dimenticato quel passato, e anzi ne invochi il ritorno, frasi come quelle ti fanno inorridire.
{{E io sono sinta}}.

Visto che ci sono giornalisti che violano quotidianamente il codice deontologico {{attraverso l’istigazione all’odio e al razzismo }} mi sembra doveroso, e storicamente corretto, ricordare che furono più di 500.000 le persone rom e sinte vittime dello sterminio pianificato e commesso dal nazi-fascismo.

Domenica 5 settembre ho partecipato alla celebrazione della Giornata europea della cultura ebraica. Mi hanno colpito fortemente le parole del Presidente della Comunità ebraica di Mantova {{Fabio Norsa}}, quando ha ricordato ai presenti che {{gli Ebrei non vogliono essere relegati all’immagine di vittime della Shoah}} ma considerati comunità portatrice di una cultura millenaria. Ho provato un po’ di invidia per quelle parole: quando sarà possibile per noi sinti e rom fare un passo del genere?

Anch’io, come capita a molti ebrei, desidererei non dover tornare sempre sul tema del genocidio, ma purtroppo gli stereotipi, i pregiudizi e le barriere da superare sono ancora infiniti.
Forse tutto ciò sarà possibile solo se ci sarà {{una concreta elaborazione di quello che è stato il genocidio dei rom e dei sinti}}. Purtroppo però la nostra è una memoria mutilata, completamente ignorata da molti.

Oggi per molti sinti e rom non è nemmeno possibile dichiarare la propria identità, se dichiararti per ciò che sei significa essere {{automaticamente equiparato al peggiore dei criminali}}.
Il Porrajmos però fa parte della storia d’Italia e d’Europa e tutti hanno il dovere di sapere e di tenere a mente, giornalisti compresi.

Immagine da “u velto”, [http://sucardrom.blogspot.com->http://sucardrom.blogspot.com]