Quando un incontro politico diventa una festa e una festa un’occasione politica
Il salone del primo piano alle sette di sera era già affollatissimo. Ad accoglierla un gruppo di musiciste dagli otto agli ottant’anni: una piccola orchestra che si sperimenta da tempo all’interno di questo luogo di donne. Dopo gli applausi si sono potuti ascoltare interventi /domande che hanno arricchito il clima di festa con {{il bisogno di una nuova politica}}. Bisogno alimentato dalla gioia che a dirigere il più grande sindacato europeo ci sia una donna. Non una donna qualsiasi, ma {{una di noi}}. Un noi certo non omogeneo, diversificato come diversificate sono le rappresentanze nel sindacato. Una organizzazione, la CGIL, che parecchi anni fa decise che la sua struttura dirigente dovesse essere rappresentata metà da donne e metà da uomini. Un lavoro di riequilibrio lungo, non facile, ma che ha portato, in questo momento così difficile, alla nomina di Susanna.
Le articolate risposte di Camusso alle molte domande hanno messo in evidenza tutta la voglia di cambiare ma non hanno certo nascosto {{le grandi difficoltà che tutte noi dobbiamo affron}}{{tare}}.
L’argomento cardine è stato quello legato al {{bisogno di lavoro}} e alla sua{{ precarietà}} che oggi sempre più è tenuta sotto schiaffo da uno dei più ignobili ricatti, quello della perdita di diritti conquistati in decenni di lotte sindacali. Dicono che sia colpa della globalizzazione, Più giusto è pensare che sia stata{{ una infida gestione della cosa pubblica}}. L’esito di una cattiva politica che nulla ha fatto per impedire il trasferimento e l’accumulo di immense ricchezza in ambiti privati (pensiamo alla legge sul falso in bilancio) drenando consapevolmente e con scopi ricattatori quelle risorse necessarie a far funzionale in modo adeguato scuole, università, servizio sanitario e welfer. Epicentri di diritti civili e sociali che se adeguatamente potenziati, potevano diventare il motore di avviamento di una nuova economia sostenibile.
Ma se una analisi sul passato è necessaria, non facendo sconti neanche a noi e alle nostre aree politiche di riferimento – siano esse movimenti o partiti – bisogna ora {{guardare al presente}}, insomma {{come ci si deve muovere oggi per affrontare il viaggio non facile di doman}}i.
{{Una parola è ricorsa più di una volta nelle risposte di Susanna Camusso}}: {{partecipazione}}. Sì, perché è nell’incontrarsi, nell’ascoltare, nel riflettere ma anche nel decidere assieme come agire che si può trovare quella{{ forza capace di far cambiare le cose}} nella direzione che pensiamo più giusta. Recuperando e facendoci {{memoria di una cultura femminista}} che ha dato risposta ai bisogni delle donne negli anni Settanta ma che anche oggi può dare soluzioni ai bisogni delle giovani che si trovano a dover fare i conti con chi vuole che la loro vita, il loro corpo sia assoggettato ad altri interessi.
Dopo 40 anni ci si trova ancora a dover difendere il diritto alla salute, alla scelta di maternità, alle modalità di istruzione, alle forme e ai tempi del lavoro o a come garantirci una autonomia economica. Diritti, mettendo tra parentesi quello sulla maternità, che vengono rivendicati anche da molti giovani uomini.
Oggi però ci troviamo di fronte anche ad un altro e non previsto nodo da sciogliere: quello sulle {{nuove forme dell’organizzazione politica e sindacale}}. Non si tratta di buttare a mare – come ha sottolineato Camusso – manifestazioni, scioperi, assemblee… ma {{quali nuovi contenuti portare a queste forme di organizzazione partecipata}}.
Un grande lavoro da fare con un confronto serrato, abbandonando preconcetti, pregiudizi, invidie, liderismi, costruzioni di lobby per poteri ammalati, insomma tutti quei germi che da troppo tempo stanno inquinando anche la nostra politica. Ed è proprio sul bisogno di una nuova politica trasparente e partecipata espresso nell’intervento di {{una rappresentante del movimento studentesco}} che sono andati gli applausi più lunghi.
L’emozione di Susanna Camuso era grande, grande l’entusiasmo per la reciproca accoglienza. Alla richiesta di diventare “amica” della Casa Internazionale delle Donne si è detta disponibile salvo aver letto prima le regole per questa adesione. Un modo non formale ma {{espressione di grande serietà nell’affrontare anche le piccole cose}}.
Ciao Susanna e buon lavoro!
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