Dal sito www.nodalmolin.it riprendiamo questa riflessione del Gruppo donne del presidio “No Dal Molin” che ci parla di come la relazione politica e personale tra donne si riflette nella pratica politica e la rivoluziona davvero. Da un anno camminiamo insieme e in questo percorso comune siamo cambiate.

Si e’ modificata la scansione del tempo quotidiano, {{siamo uscite dalle
case e dai luoghi di lavoro}} e abbiamo cominciato a mobilitarci per
difendere il nostro territorio, minacciato dal progetto di costruzione
di un’altra base di guerra.

La nuova base militare americana devasterebbe un ambiente ora verde,
sconvolgerebbe la fisionomia del paesaggio e il nostro stesso futuro.
Le nostre storie sono diverse, cosi’ come le nostre eta’: siamo
lavoratrici e casalinghe, studentesse e insegnanti, precarie e
pensionate.

{{Ci muoviamo in contesti molto diversi}}: fra noi ci sono
attrici, impiegate, animatrici, artiste, operaie, donne che vengono da
lunga militanza politica e donne nuove a questo tipo di esperienza.
Al nostro interno si incrociano le generazioni, perche’ ci sono madri,
figlie, nonne; ci sono italiane e donne straniere, e vicentine e donne
che provengono da regioni diverse, portatrici di differenti modelli
culturali.

Si e’ modificata la scansione del tempo quotidiano, siamo uscite dalle
case e dai luoghi di lavoro e abbiamo cominciato a mobilitarci per
{{difendere il nostro territorio, minacciato dal progetto di costruzione
di un’altra base di guerra}}.

Tutte queste differenze costituiscono la nostra ricchezza.
Infatti all’interno delle differenze, durante il nostro percorso abbiamo
scoperto una specificità: la nostra determinazione a resistere si
alimenta di una forza che alcune di noi conoscono bene, che appartiene
al genere femminile e si consoliderà perché è caratterizzata da un
{{desiderio tenace di perseverare}} e di espandersi.
La scelta della lotta implica per noi, insieme alla determinazione nel
promuovere le azioni insieme a tutto il movimento, anche una
{{disponibilità a prenderci cura dello spazio}}: il nostro e quello delle
altre e degli altri, il luogo fisico in cui sorge il presidio, la tenda e
la terra
circostante, per noi luogo emblematico, luogo in cui si e’ generato, si
sviluppa e si confronta il pensiero.

La disponibilità a prendersi cura dello spazio comune {{non è per noi un
aspetto riduttivo}}, un’attività marginale, perché questo {{lavoro di
cura permette poi a tutti e a tutte di sentirsi accolti}} in uno spazio
all’interno del quale si costruiscono i progetti e le azioni di tutto il
movimento che qui converge.

Lavorare insieme per un obiettivo comune ci ha rese consapevoli di una
forza che avevamo potenzialmente, che si esprime con voce piu’ forte e
che cresce nel camminare insieme.

La caratteristica che ci accomuna e’ il {{desiderio di riflettere e di
lavorare anche su di noi e sulla nostra emotività}}: di non avere paura,
a volte, di dire che si ha paura, perche’ le nostre paure sono accolte e
contenute dalle altre; di parlare anche delle nostra fragilita’; di
valorizzare le emozioni, dare voce all’entusiasmo, ma anche al dubbio,
dare legittimita’ all’indignazione, alla rabbia… perche’ tutto questo
fa parte della passione che alimenta la ribellione e da’ forza alla
lotta per il futuro.

Come donne, in quanto generatrici del vivere, guardiamo il mondo con la
testa ma anche e soprattutto con il cuore. Con questo atteggiamento
siamo riuscite a costruire un agire solidale e a disegnare una
{{prospettiva comune nel segnare/tracciare la strada della pace}}.
Lo stare insieme ci ha aiutate ad allargare lo sguardo su tutti gli
aspetti della realta’, ci ha rese consapevoli della guerra globale, ci
ha rese piu’ capaci nell’analisi delle strategie che stanno dentro al
progetto di militarizzazione mondiale.

Attraverso il confronto siamo passate dall’intuizione a una migliore
comprensione del gioco di potere che si svolge sopra le nostre teste per
il controllo delle risorse, alla consapevolezza della lotta feroce che
e’ in atto, mascherata dalla cosiddetta “{politica del sorriso}”, per
l’egemonia degli Usa sulla scena mondiale.
_ {{
Noi non vogliamo essere complici di chi utilizza la guerra}} come
strumento per affermare la propria visione del mondo, per accaparrarsi
le risorse del pianeta, di chi porta distruzione e morte nei Paesi piu’
diversi in nome di un modello, per molti astratto, di democrazia.
_ Con le nostre pentole, le nostre bandiere, con un vaso di terra in mano,
abbiamo contribuito a far emergere le contraddizioni
dell’amministrazione cittadina e della politica nazionale.

La nostra mobilitazione ha coinvolto altre realta’ femminili che
difendono i valori che stanno alla base di una diversa qualita’ della
vita, abbiamo messo {{in primo piano i valori della pace e della
salvaguardia del territorio e dell’ambiente}}, anche altrove.

Noi non vogliamo rimanere fra le persone che dicono che questa vicenda
non le riguarda: noi ci sentiamo personalmente coinvolte, ci assumiamo
la responsabilita’ delle nostre scelte, continueremo la lotta per la
difesa e l’affermazione dei nostri valori, per impedire che il nostro
mondo venga stravolto, e per mettere al mondo, invece, un progetto che
si costruisce nel
percorso comune.

Non ha alcuna importanza che li si chiami incontri di testimonianza o
di scambio spirituale come e’ stato nel movimento per i diritti civili;
gruppi di autocoscienza come e’ stato all’esordio del femminismo
contemporaneo; circoli di donne o nidi d’ape, come e’ stato nella storia
del movimento delle donne; o infine cellule rivoluzionarie, consigli
delle anziane o “{gruppi di amarezza}” come e’ stato per movimenti e
culture diversi dai nostri. La cosa che veramente conta è che siano
liberi, non piu’ grandi di una famiglia allargata, personali/politici ed
estesi ovunque” (Gloria Steinem, {“Autostima”}).

{{Il gruppo donne del presidio}}: Antonella Cunico, Daniela Capraro,
Nicoletta Dal Martello, Anna Faggi, Ersilia Filippi, Eufrosine Messina,
Paola Morellato, Roberta Munaro, Agnese Priante, Annetta Marie Reams,
Paola Rigoni, Nora Rodriguez, Petra Wilmer, Paola Ziche.