Trapeziste della vita
Dalla mailing list Sommosse riprendiamo, con il permesso dell’autrice, questa lettera che mette nel piatto del dibattito attorno alla mobilitazione del 13 febbraio la sua condizione di vita precaria, flessibile …Scusate se questo intervento sarà piuttosto confuso, ma ho un mondo in testa e non riesco a dirlo.
Alla domanda di una persona che mi chiedeva che lavoro facessi, mi è capitato recentemente di rispondere{{ “la trapezista”}}. Non che io sia relamente trapezista, non so nemmeno stare in equilibrio quando faccio la mia settimanale lezione di yoga, ma perché, in realtà, {{non sono davvero in grado di definirmi.}}
Sono l{{aureata da quasi 8 anni}} e non ho ancora trovato una mia collocazione stabile sul “mercato del lavoro”. Al mercato, le pere van con le pere, nell’ortofrutta, la sottocoscia di tacchino va nel banco macelleria, ma una laureata in lettere, con un dottorato di ricerca in storia moderna, un assegno post-doc di “ben” tre mesi, qualche pubblicazione qua e là, supplenze alle medie, part-time in biblioteca, ripetizioni private,{{ non si sa ancora dove debba andare}}. Ah beh, non mi sono di certo fatta mancare niente!
Dicono che dobbiamo essere {{flessibili}}. Tutti.
E allora io è da un po’ che non ho più voglia di fare {{tre lavori, tutti precari,}} che c’è un mese che non sai come gestirti e l’altro che potresti andare in piscina tutti i giorni, ma costa e tu non hai uno stipendio…E mettendo anche che il lavoro è un mezzo per vivere, e non per avere soddisfazioni, non sono riuscita neppure a trovarne uno sicuro, con cui vivere!
Ci sono delle{{ esigenze reali nella vita}}. Tipo? Mangiare tutti i giorni, avere un tetto, mostrare un minimo di dignità. Bene, arrivata a questo punto, non chiedo altro, che{{ le esigenze minime ed indispensabili del mio corpo siano garantite}}.
Ma non mi dite che viviamo in un paese del primo mondo! In una democrazia (che tutti usano sta parola e nessuno ha ancora capito cos’è davvero. Votare? Andare al mare nell’albergo che preferiano? Sparare cazzate in tv?).
Cosa c’entra tutto questo con{{ la manifestazione del 13 febbraio}} di cui state discutendo da molti giorni nella lista? Beh, c’entra, eccome. Io ho più e più volte pensato che, mentre studiavo la storia moderna, che mi usciva dagli occhi e non faceva entrare un euro nel portafoglio, avrei certo potuto arrotondare facendo qualche servizietto a qualche maschio compiacente, naturalmente dietro compenso. Non so se mi sarebbe piaciuto, credo di no, ma mi faceva anche abbastanza schifo{{ il call center a 5 euro l’ora o fare il pony express per il ristorante cinese}}…
Colpisce solo gli ingenui e i bigotti l’appello alle persone di buona volontà e a chi non vende il proprio corpo. {{La dignità della donna non è calpestata e derisa quotidianamente solo nei talk show televisivi, nelle feste di Arcore, nei cartelloni pubblicitari}}. E’ vero che tutto ciò ci trasmette un senso di tristezza e decadenza, nonché ci mostra uno dei volti del maschilismo made in Italy, che sono sì cose odiose ma, secondo me, non sono le uniche dei nostri tempi.
Quello che la classe dirigente di sinistra (e annessi) non coglie è che la dignità delle donne non si è persa con le varie Ruby e con quelle che si vendono per fare carriera, ma {{si perde ogni giorno quando le donne stesse non hanno possibilità di decidere cosa essere e cosa fare,}} perché questo paese non dà reali opportunità a nessuno e a nessuna, che non abbia già i mezzi (=il denaro) per essere libero/a (=fare quello che gli pare), e alle donne tanto meno. Manca l’aria.
La parola “diritti” è stata di fatto cancellata da qualsiasi carta….
_ Se fai un figlio
_ Se vuoi abortire
_ Se vuoi lavorare
_ Ma anche se vuoi stare a casa
_ se vuoi studiare
_ se sei intelligente
_ Ma anche se sei una sprovveduta
_ se c’è Berlusconi
_ se non c’è Berlusconi.
Ora il 13 dovremmo ribellarci in quanto donne per ciò che accade a palazzo Grazioli e dintorni, quando {{nel paese veniamo sbeffeggiate da anni,}} perché siamo troppo giovani o troppo vecchie, perché non siamo abbastanza compiacenti, perché abbiamo carattere o perché non l’abbiamo, perché siamo prostitute o vergini. Ma{{ io ho voglia di urlare, come per la guerra “non in mio nome”}}. Io sosterrò sempre le scelte individuali, difenderò sempre i più deboli, attaccherò sempre gli sfruttatori, ma mai le prostitute…
E di {{chi si prostituisce al potere}} delle multinazionali, di Comunione e liberazione, delle guerre giuste in cambio della protezione (economica) degli Usa, dei sindacati che vendono i lavoratori e dei giovani italiani che sono giovani fino a 40 anni, non ne vogliamo mai parlare???? Come la chiamiamo ‘sta schifeazza?Non ha neanche un nome…Però non mi sembra che le donne democratiche abbiano mai detto NO insieme a tutto questo.
{{Forse tocca a noi smuovere le cose}}! Per quel che mi riguarda, però, {{non in nome del perbenismo e non con una sciarpa bianca}}!
Un abbraccio a tutte,
{{Elena}}
{immagine da} {giocosporco.it}
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