Storie d’aria, di terra, d’acqua, di fuoco. 25 racconti di donne
“Storie d’aria, di terra, d’acqua, di fuoco” è un titolo di richiamo poetico
per una raccolta narrativa – a cura di Eleonora Chiavetta e Silvana
Fernandez (Edizioni Rubbettino, nella bella collana curata da Renate
Siebert) – che mette insieme 25 racconti di altrettante donne tra loro
distanti per appartenenza geografica, culturale, linguistica, diverse nella
soggettività e singolarità dei propri vissuti, eppure affini e vicine nella
sorellanza della scrittura, nella condivisione di una presenza ineludibile,
salvifica.Una narratività lirica emerge dalle quattro sezioni dei racconti:
filo rosso che li lega in un insieme di armonica coerenza, oltrepassando le
divergenze di stile, d’invenzione, di soluzioni linguistiche, di spessore
letterario tra le singole storie.
_ Un raccontare che fonde il gusto tutto
femminile di ordire trame, vicende, azioni con l’urgenza altrettanto
femminile di esprimersi, di portare alla luce il non detto, l’inespresso di
una condizione di esistenza segnata dall’automortificazione e dalla rinuncia
preventiva.
_ Un vago, impressionistico sentire, che in alcuni racconti prende
i toni della rêverie; e la spinta a narrare, a uscire fuori dai confini
dell’io per tuffarsi nel mare magnum dell’esperienza sensibile cede alla
tentazione dell’abbandono lirico, dell’effusione di sé in cerchi chiusi e
concentrici.
_ E così i quattro elementi, figure archetipiche di un universale immaginario collettivo, diventano metafore, emblematiche rappresentazioni di una percezione del reale filtrata attraverso un’interiorità debordante e onnicomprensiva, che ribalta stereotipi e luoghi comuni di consolidata tradizione.
Nel racconto {La bambina del Nilo} di Sawsan Bashier, l’immagine
del Fiume padre benefico che alimenta i suoi figli e gli dà sostentamento
viene rovesciata nel suo contrario. Per la bambina figlia del Nilo,
cresciuta e nutrita sulle sue sponde, che non sa nuotare, le acque del fiume
rappresentano un’oscura minaccia, il limite invalicabile contro cui
s’infrangono le speranze di riscatto da uno stato atavico di subalternità e
soggezione, le prospettive di emancipazione da una consuetudine di
comportamenti storicamente determinati e però introiettati sino a costituire
parte inscindibile della personalità.
In altri racconti – {Mikvè} di Esti Lidar, l’acqua è l’elemento
purificatore o espiatore di colpe ontologiche, l’essere nate e nate donne;
ma anche punitore in {La casa} di Vanna Loiudice, vendicatore di torti e
maschili prevaricazioni.
La terra non sempre è madre che accoglie e rigenera, rinsalda legami e
radici; a volte è polvere e cenere – in {Polvere alla polvere} di Judith
Chernaik e in {Il fardello della terra} di Karen King-Aribisala – che
seppellisce corpi e memorie. Oppure è patria d’elezione, luogo dello spirito
come per Laura Salomon la sua Pietroburgo; più che una città un’idea di
città in cui confluiscono materializzandosi nei marciapiedi, nel lungofiume,
nei ponti della Neva, nei palazzi che si specchiano nell’acqua, nei vicoli,
nei giardini, nei parchi le inquietudini, le malinconie, le suggestioni
letterarie, la {nostalghia} di una sensibilità adolescente ed extravagante.
Il fuoco è il tema ispiratore di soli quattro racconti, forse per la sua
dirompente, eversiva forza di elemento primordiale; ora evocato come
generatore di caos e dissoluzione, ora sentito come sorgente di vita, fiamma
che infiamma.
Nel racconto di Marinella Fiume {Il signore del fuoco} i due modi
antitetici di percepire il fuoco coesistono, ed esso è cantato con forti
accenti nella sua divisa, lacerata, lacerante natura di “fuoco che genera
fuoco che riduce in cenere”, di “fuoco che riscalda fuoco che distrugge”.
Ritroviamo tutta la simbologia del fuoco dalle raffigurazioni bibliche alla
concezione eraclitea, dai miti classici a quelli moderni, dalle antiche
gesta agli odierni prometeici ardimenti, come quello di un uomo semplice, ma
non comune, Antonio Nicoloso, che al fuoco si è accostato, calandosi nelle
viscere dell’ Etna, non per sfidarlo, ma per conoscerlo, ammansirlo e
amarlo.
Senza ybris, ma con l’umiltà del Saggio che nella circolarità del
tutto – motivo che ritorna negli scritti di Marinella Fiume – ove si
fondono, annullandosi reciprocamente il principio e la fine, cerca il senso
riposto del vivere e del morire.
{Storie d’aria, di terra, d’acqua e di fuoco}
_ Rubettino 2007
_ € 15,00
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