Regione Veneto: non possono esserci madri di serie B
La Consigliera di Parità della Provincia di Venezia ha vinto la causa nei confronti della Regione Veneto promossa per le discriminazioni attuate nei confronti dei dipendenti genitori di figli adottivi. I genitori dei bambini adottati non possono avere una trattamento peggiore nei luoghi di lavoro rispetto ai genitori dei figli “naturali”. Questo principio è stato ribadito dal Giudice del lavoro di Venezia durante il giudizio instaurato dalla Consigliera Provinciale di Venezia.
Genitori di serie “A” e genitori di serie “B”: questa la conseguenza della disparità di trattamento dovuta alla difforme applicazione, da parte della Regione Veneto nei confronti dei propri dipendenti, delle {{disposizioni che regolano i congedi parentali}}.
Federica Vedova, Consigliera di Parità della Provincia di Venezia, ha instaurato la controversia su delega di due dipendenti della Regione Veneto, madri di figli adottivi, discriminate relativamente al trattamento economico per i congedi parentali previsti dal testo unico del 2001.
Il ricorso d’urgenza, promosso nei confronti della Regione Veneto dalla Consigliera provinciale, ha portato all’udienza che si è tenuta il 19 luglio davanti al Giudice del Lavoro del Tribunale di Venezia, dott.ssa Paola Ferretti.
La Consigliera era assistita dall’avvocato Marta Capuzzo,
“La Regione Veneto, – ha affermato Federica Vedova – a differenza di quanto pacificamente riconosciuto alle madri “naturali”, ha illegittimamente negato il diritto alla corresponsione del trattamento economico, pari al 100% della retribuzione, per i primi trenta giorni, e del 30% per i successivi cinque mesi; ciò in palese violazione della normativa prevista dal Testo Unico sulla maternità e dalle disposizioni contrattuali vigenti”.
_ Di fronte alle resistenze dell’amministrazione Regionale, le dipendenti discriminate hanno chiesto aiuto all’Ufficio della Consigliera di Parità Provinciale.
“La controversia – continua la Consigliera – si è resa necessaria a causa dell’immotivato e persistente rifiuto della Regione di riconoscere l’assenza di differenza di trattamento fra genitori di figli naturali e genitori di figli adottivi”.
Quella del “ricorso d’urgenza” è un’arma di notevole importanza della quale dispongono le Consigliere di Parità. Questi pubblici ufficiali, chiamati a tutelare i lavoratori e le lavoratrici dalle discriminazioni di genere, possono, infatti, agire in via d’urgenza instaurando un contraddittorio davanti al giudice competente senza prima esperire alcun tentativo di conciliazione obbligatorio.
_ La celerità dell’azione giudiziaria ne assicura l’efficacia.
“Solo in seguito all’instaurazione del giudizio – conclude la Consigliera di Parità Federica Vedova – la Regione Veneto ha accolto le legittime richieste delle due dipendenti.
Di conseguenza, il Giudice del Lavoro, ha accertato la cessazione della discriminazione, condannando l’Amministrazione alle spese legali”.
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