Positivo che l’Italia accolga Pegah, ma è alla Gran Bretagna che si deve chiedere di non espellerla
Dal sito di Luisa Morgantini (Vice presidente del Parlamento europeo) riprendiamo questo comunicato che invita a riflettere, al di là del caso singolo, sulla necessità di una legislazione in tema di asilo, rifugiati e accoglienza, per la tutela della vita di tutte quelle persone che scappano da realtà di violenza, guerra e discriminazione “Bene la solidarietà e l’iniziativa italiana per accogliere Pegah Emambakhsh, la 40enne lesbica iraniana che rischia di essere rimpatriata in Iran su decisione della Gran Bretagna, paese in cui si era rifugiata dopo essere scappata in seguito all’arresto per omosessualità e alla lapidazione della compagna da parte delle autorità iraniane.
La grande mobilitazione di tutte le forze politiche, del Governo, delle donne e delle associazioni italiane per salvare la vita di Pegah è certamente un fatto positivo che dovrebbe far riflettere il nostro Paese, ben aldilà del singolo caso, ma più in generale sulla necessità di una legislazione in tema di asilo, rifugiati e accoglienza, per la tutela della vita di tutte quelle persone che scappano da realtà di violenza, guerra e discriminazione.
_ Ritengo invece assurdo che un paese aderente all’Unione Europea come la Gran Bretagna non tenga conto che il rimpatrio forzato di Pegah in Iran significa consegnare la donna nelle mani di una legge che prevede la tortura, la lapidazione e la pena di morte per gli omosessuali.
Le autorità britanniche rifiutando di concedere l’asilo politico alla donna, dal 13 agosto scorso rinchiusa nel centro di detenzione di Sheffield, violano in questo modo il diritto internazionale che prevede in particolare il divieto all’estradizione quando in patria c’è il rischio di morte.
_ Pegah ha già detto che è meglio morire piuttosto che tornare in Iran, dove la aspetta “qualcosa che è molto più brutto, molto più doloroso della morte”. Se ciò accadesse non solo la Gran Bretagna ma tutta l’Europa sarebbe responsabile.
Per questo {{è necessario che l’Unione Europea prenda una chiara posizione}} contro questa palese violazione della legalità, intimando alla Gran Bretagna di {{bloccare definitivamente, e non solo rinviare, il rimpatrio di Pegah}}, se non si vuole che la credibilità dei paesi UE venga minata da queste decisioni indecenti, che vanno contro la tutela della persona e che rischiano di trasformare la Carta dei diritti umani fondamentali in lettera morta”.
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