Il bisogno di politica
Dal 3 al 7 settembre si è svolto a Civitavecchia il “V campeggio nazionale di Scuola di politica del Forum delle donne del Partito rifondazione comunista – Sinistra europea, quattro giornate di interventi e dibattito che hanno evidenziato ricchezza di approcci diversi – saperi e pratiche – all’asse conduttore “Soggetti singolari e unioni plurali. La differenza italiana” declinato in vari sottotemi ( il programma ed eventuali successivi materiali si possono leggere sul sito www.rifondazione.it/forumdonne).
Ne parlo con {{Linda Santilli}}, una delle principali artefici di questa edizione della scuola, riconosciuta da molte come luogo di relazioni e non di appartenenza.
{Quale è stata la partecipazione? Dopo quattro “campeggi” nel profondo Sud – a Otranto (Le) nel 2003 e 2004 e due a Mondello (Pa) nel 2005 e 2006 – quest’anno la scuola si è spostata al Centro, sempre sul mare. Quali le motivazioni di questa scelta? Ha avuto riflessi sulla partecipazione?}
Una scelta dettata principalmente da {{ragioni organizzative}}. Volevamo facilitare il più possibile la partecipazione di tutte coloro che erano interessate a partecipare, e senza dubbio il centro Italia agevola. Le iscrizioni quest’anno si sono raddoppiate anche grazie a questa scelta credo, cioè non solo perché c’è un clima politico di tensione e sommovimenti vari che spingono ad {{un bisogno forte di politica}}, di riflessione, di scambio. Restiamo affezionatissime al sud naturalmente. Anche per ciò che rappresenta simbolicamente, e non è detto che l’anno prossimo torneremo in Puglia, chissà…
{ Per ogni sezione tematica di queste giornate è stato previsto l’intervento di un uomo: perché e come scelto?}
Sono anni oramai che noi tentiamo di costruire spazi di relazione e di confronto anche con uomini, e la scuola di politica rappresenta uno di questi, come anche il {{gruppo di ricerca e iniziativa sul patriarcato}} a cui abbiamo dato vita due anni fa nel Prc. Ci sono {{percorsi maschili}} interessanti in Italia come in altri paesi di messa in discussione del patriarcato a partire dal riconoscimento –maschile- della parzialità del proprio punto di vista. A partire dal riconoscere che i generi sono una costruzione storica sociale culturale che ha stabilito il potere di un sesso sull’altro. Questi costrutti sono gabbie, vanno disarticolati, messi in discussione. {{Alcuni uomini stanno riflettendo}} su questo riprendendo alcune pratiche e punti di domande del femminismo, convinti che la libertà delle donne li riguardi direttamente. {{Con alcuni di loro abbiamo costruito una relazione significativa.}}
{Veniamo ai contenuti. Una scuola, per definizione, ha come obiettivo la costruzione di una soggettività politica – ma Eleonora Forenza al termine dell’assemblea finale ha detto “questa è già politica” : quali sono stati secondo te i principali nodi evidenziati dal confronto fra saperi ed esperienze diverse che, come sottolineato da molte, hanno come denominatore comune la “passione politica”? quali elementi di critica e quali approfondimenti mettere in cantiere da parte di “femministe politicamente posizionate nello spazio pubblico” (per usare un’espressione di Elettra Deiana)?}
Il denominatore comune dentro le tante differenze che ci contraddistinguono (uomini, donne, omosessuali, eterosessuali, femministe e non, giovanissime e meno giovani, iscritte al partito e non iscritte, bianche o nere, eccetera) mi sembra che sia il bisogno di politica. {{il bisogno di una sinistra critica, laica, capace di ripensare forme, contenuti,}} all’altezza della sfida che ci impongono i cambiamenti velocissimi avvenuti dentro e fuori di noi. Capace di lenti adeguate per leggere le metamorfosi in atto. E qui veniamo al soggetto, alla {{costruzione di sé nella società frammenta}}, che è stato uno dei temi seminariali. Il soggetto è strato travolto letteralmente dai cambiamenti avvenuti: sono venute meno le certezze e i paradigmi di riferimento per orientarsi nel mondo validi fino a 20, 30 anni fa. Dalla società “solida” passiamo a una società globale “liquida” per usare una categoria ad alcune di noi cara. Siamo alla precarietà generalizzata, materiale ed esistenziale, a {{un vuoto di senso che proprio la crisi dei vecchi paradigmi ha prodotto}}. Noi ci sforziamo di analizzare il contesto senza cadere nelle tentazioni nostalgiche, ma tentando di trovare modi per fare scorrere nuova linfa, produrre nuove idee, trovare spiragli per ripensare il mondo, noi stesse, la libertà.
In questa sfida di comprensione, che è poi il senso stesso che è alla base del progetto di scuola di politica, per noi la pratica del posizionamento è centrale. {{Partire dai soggetti incarnati e sessuati, in relazione, per analizzare i processi e non viceversa}}. Oggi c’è un moltiplicarsi si soggettività, una molteplicità di soggetti che vivono le contraddizioni più acute del presente, della globalizzazione, della precarietà, da cui non possiamo non partire se vogliamo orientarci, trovare nuovi gesti e nuove parole, fare proposte politiche efficaci. Le donne innanzitutto, assenti, rese invisibili, da una politica tutta maschile nella sua rappresentazione, che si autopromuove e autoriproduce alimentando la crisi della politica. Le donne, i gay, le lesbiche, i migranti e le migranti, la galassia precaria di chi è costretto a reinvestasi ogni giorno senza sapere che cosa farà domani, senza più alcun potere sulla propria vita…….
Sono questi {{i soggetti che dovrebbero entrare in scena}} per rifondare la sinistra! Questo processo dovrebbe partire dalla mappa delle mille parzialità emergenti, sennò qualsiasi percorso resterà assolutamente inutile, inefficace. E a partire da questa consapevolezza abbiamo tentato di indagare, durante i lavori del campeggio, i nessi tra {{soggettività plurime, multiple}}, un soggetto che attraversa più identità, e {{il contesto: la precarietà, la laicità, i diritti}}.
Il filo conduttore del campeggio, se vogliamo è stato proprio la grande questione del riconoscimento delle unioni di fatto e quindi {{la necessità di ripensare per intero una grammatica dei diritti}}, una idea di cittadinanza sganciata dal lavoro e dalla famiglia per esempio. Noi ragioniamo da anni con questo approccio, facendo lo sforzo di riattualizzare quel patrimonio di pratiche e teorie del femminismo, facendolo vivere oggi. Ci proviamo. Tutto ciò è politica, o no?
{La scuola di quest’anno avviene in una stagione politica italiana segnata da un sommovimento che investe tutta l’area del centro –sinistra e della sinistra, quali ne sono stati gli echi in questo confronto e soprattutto nell’”Assemblea dei generi in movimento” al termine delle giornate? Quali prospettive di movimento si aprono? E quali le posizioni nei confronti della manifestazione del 20 ottobre?}
Ti dicevo all’inizio dell’intervista che tanta partecipazione quest’anno ha un nesso con quanto sta avvenendo a sinistra, dentro un dibattito che avviene a mezzo stampa o nel chiuso del palazzo tra pochissimi uomini, sempre meno, tre, quattro, cinque. {{Il popolo di sinistra è tagliato fuori}}, non sa, non capisce di che cosa si sta discutendo. Le donne non esistono. Nell’assemblea ci sono stati tanti interventi interessanti, in cui questo limite pazzesco è stato ampiamente messo in evidenza. C’è {{l’urgenza che le donne si autorganizzino}} per contare sulla scena pubblica, per segnare con le propria autonomia i percorsi di cambiamento. In questo modo, cioè {{con autonomia, saremo in tante il 20 ottobre al corteo, per portare i nostri contenuti, dalla legge 40, archiviata dal governo, alla legge 30, solo per citare due numeri}}.
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