Mantova: due gazebo, una piazza, una sola storia
Due gazebo in piazza Mantegna sabato 25 giugno; i materiali e gli slogan di entrambi hanno al centro i problemi dell’immigrazione e della paura (la parola sicurezza ci pare del tutto inappropriata). La stampa mantovana ha dedicato attenzione solo al primo, quello organizzato da Forza Nuova, che con questa iniziativa si ripresenta in città. Da questo partiremo.
{{Il Megafono della paura}}
Dal gazebo di Forza Nuova si costruisce{{ un quadro a fosche tinte }} della realtà mantovana: immigrati che affluiscono in massa – nessuna distinzione viene fatta fra migranti e richiedenti asilo – “nomadi” in stato di degrado, stazioni che diventano luoghi malfamati di bivacco, alberghi infestati di corpi estranei alla città e, insidiosissimo, un tempio indù di grandi dimensioni che sta per sorgere nel cuore della nostra provincia. Naturalmente dovremmo, secondo loro, dire basta e fare ironici complimenti alla Lega che, tutta impegnata a spartire le poltrone, se ne infischia di questo cataclisma. Peggio ancora il delirante giornale che distribuiscono i forzanovisti, {{Il Megafono}}, sul quale possiamo leggere la cronologia delle malefatte dei maschi musulmani contro le donne (e non solo) in Italia e all’estero; la delirante accusa al parlamentare verde europeo Daniel Cohn Bendit (cittadino franco-tedesco-israeliano: fare attenzione a questa precisazione!!!) di aver partecipato alle disgustose molestie sessuali contro i bambini dell’asilo di Rignano Flaminio, oltre a qualche argomento caro alla destra-sociale, come la delocalizzazione dei capitali, l’opposizione alle ‘guerre americane’, la difesa della nostra Patria, che già “dominatrice del mondo”, ora “rischia di scomparire grazie all’invasione nordafricana, al crollo demografico, al clima morale da basso impero e al generale impoverimento della popolazione”. A salvare la Patria sarà la Ricostruzione nazionale capitanata da Forza Nuova.
Più che gli scritti e l’esiguo numero di militanti che fanno corona al gazebo, impensieriscono i gruppetti di giovani nerboruti che girano per la città. Uno indossa fieramente {{una maglietta nera con la scritta Spontaneismo armato e al centro una pistola }} (la vende un sito dell’estrema destra dal nome significativo: Calibro 9) e sembra rappresentare meglio degli altri lo spirito violento e razzista che circola sui siti legati a Forza Nuova: furiosamente contro gli ebrei, contro i sinti e i rom, contro gli omosessuali, contro gli immigrati. In giro per la città e le rive dei laghi, i ragazzi di Forza Nuova provocano e qualcuno dei provocati – giovani mantovani di nascita insieme a ragazze e ragazzi figli di immigrati, mantovani quanto gli altri – si rivolge al banchetto di piazza Mantegna, e qui, a quanto loro stessi ci riferiscono, ricevono brutte offese contro chi li ha messi al mondo. Che qualcuno abbia deciso di reagire con violenza è sbagliato ma, soli com’erano in una piazza in cui tutto gridava contro gli stranieri, non impossibile. Stupisce che la stampa locale riferisca questo episodio senza delinearne il contesto. Titoli come Rissa fra immigrati e Forza Nuova. Un gruppo di stranieri aggredisce i militanti di destra mentre distribuiscono volantini in piazza Mantegna (Gazzetta 26/6) dà un’immagine falsata dei fatti, quanto quello della Voce: I migranti menano Forza Nuova, con l’occhiello: Alcuni stranieri attaccano il gazebo della formazione di destra e un ventenne finisce al Poma (Voce 26/6). Quest’ultimo articolo è dedicato quasi interamente a una dettagliata a partecipata descrizione dei principi fondativi di Forza Nuova e, senza virgolettare, discetta della “necessità di fedeltà all’ordine naturale, connessa alle radici dell’identità italiana ed europea e proiettata nel futuro”; “Dio, Patria e Famiglia è il motto che indica i principi cardine dell’azione forzanovista: non slogan stantio ma vera linfa vitale del consorzio umano associato chiamato a edificare civiltà […]”. A fine pomeriggio, racconta la Voce, un gruppo di stranieri si ferma accanto al Gazebo e, visto forse l’esiguo numero di “camerati” lasciati a smantellarlo, sferra l’attacco. Il 27 giugno la Gazzetta, sotto il titolo Forza Nuova reagisce: tutti a Mantova il 16 luglio, riporta, questa volta tra virgolette, le parole dei responsabili regionali e provinciali: “Stavolta i forzanovisti accorreranno da tutta la regione per tutelate i propri militanti mantovani e non permettere più che stranieri, anche con la carta d’identità italiana, attacchino sul nostro suolo chi difende il proprio popolo e il proprio futuro con Forza Nuova”. Poi parlano di “vile aggressione straniera” e abbozzano un inquietante, ma non scontato, discorso sul disadattamento sociale dei giovani stranieri che non si sentono italiani e “hanno perso i legami con la cultura e la tradizione del paese d’origine”. E’ il meticciato ciò che ha sempre fatto paura al fascismo: contro l’incontro e l’intreccio tra gli italiani colonizzatori e gli africani colonizzati e sterminati sono partite le prime disposizioni delle Leggi in difesa della razza del 1938, che poi colpirono in modo devastante i cittadini di tradizione ebraica. Non a caso forse è stato un piccolo gruppo di ragazzini di provenienza mista a solleticare la voglia di provocazione dei giovani forzanovisti sabato 25. Che culture, religioni, classi, provenienze restino distinte e separate: niente universalità dei diritti, nessun valore ai tribunali penali internazionali. Del resto nell’ultima pagina de Il Megafono anche i talebani vengono dipinti come vittime di una enorme montatura mediatica internazionale che li vuole come il male assoluto. Anche i musulmani più integralisti vanno bene, se restano a casa propria. E anche un criminale come Ratko Mladic, che in nome della purezza etnica del popolo serbo nel 1995 ha sterminato a Srebrenica 8mila musulmani inermi, è salutato come eroe dalla destra estrema italiana, e da Mario Borghezio della Lega Nord, e la sua tardiva consegna alla giustizia internazionale è vista come un atto di sopraffazione e di ingiustizia. Sono questi i modelli di civiltà che ispirano i ragazzi che amano la scritta Spontaneismo armato?
{{E noi italiani? L’altro gazebo}}
Poi c’era l’altro gazebo, quello di Mantova Azzurra, che chiedeva per gli immigrati prima i doveri poi i diritti. E pare quasi una presa in giro in una provincia dove sullo sfruttamento di mano d’opera clandestina sono stati aperti dalla Procura {{alcuni filoni d’indagine}} che vedono coinvolti agricoltori, artigiani, imprenditori mantovani – ovviamente favoriti da mediatori ‘stranieri’ che procacciano, a costi altissimi per i clandestini, gente disposta a tutto pur di mandare in patria un po’ di soldi . Le leggi italiane, che di fatto rendono impossibile l’accesso legale e la regolarizzazione a chi entra nel nostro paese da una realtà extraeuropea, non fanno che incoraggiare questo tipo di sfruttamento. E a farne le spese sono anche, in numero crescente, quegli operai italiani, di ogni età, che sempre più difficilmente, in un mercato di questo tipo, possono godere di un’assunzione regolare: caporalato per tutti; tutti alla mercé di un padrone che ti chiama se accetti di rinunciare a ogni diritto, se non rivendichi dignità e rispetto.
Che significato avrà la parola{{ “dovere”}} per i signori che si affannano a difendere lo stato di cose presenti, che vogliono costruire muri contro immigrati, precari, lavoratori in nero, operai che chiedono il riconoscimento dei diritti sindacali? Pagano le tasse questi concittadini italiani? Rispettano scrupolosamente le leggi? Si assumono le proprie responsabilità nell’esercizio delle funzioni pubbliche e private che esercitano? Rispettano il dettato costituzionale sui diritti del lavoro e sull’uguaglianza dei cittadini…? Le acque rese torbide dall’allarmismo neonazionalista nascondono le violenze domestiche, l’umiliazione del precariato, la mancanza di futuro per i giovani, l’abuso di potere, l’evasione fiscale, la voglia di scatenare violenza e di espellere (o sottomettere senza condizioni?) quei corpi estranei senza i quali, questi stessi signori, non potrebbero lucrare e accrescere la propria ricchezza.
Due gazebo, una sola piazza, una sola storia.
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