Il 28 giugno è stata presentata in Parlamento, secondo quanto è previsto
dall’articolo 15 delle “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”->http://www.camera.it/parlam/leggi/04040l.htm], la relazione del Ministro della salute Ferruccio Fazio sullo
stato di attuazione della legge stessa. Più di duecento pagine, fitte di dati, che registrano e analizzano gli interventi
realizzati per l’attivazione della legge a livello centrale e regionale
nell’anno 2010 e riportano l’analisi, realizzata dall’Istituto Superiore di
Sanità, dei dati relativi all’attività delle strutture autorizzate
all’applicazione delle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita nell’anno
2009.

Nella premessa il Ministro chiarisce che i dati riportati si riferiscono in
parte al periodo antecedente ed in parte al periodo successivo la modifica della
legge 40/2004 attuata dalla Corte Costituzionale con la [sentenza n.151 del 15 maggio
2009->http://www.cortecostituzionale.it/actionPronuncia.do], la quale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 14 (1) comma
2, della legge, limitatamente alle parole {ad un unico e contemporaneo impianto,
comunque non superiore a tre} e del comma 3 dello stesso articolo, nella parte in
cui non prevede che il trasferimento degli embrioni, da realizzare non appena
possibile, come stabilisce tale norma, debba essere effettuato senza pregiudizio
della salute della donna.

Quindi i dati riportati nella presente relazione
risentono solo in parte dell’applicazione della sentenza 151/2009 e la valutazione
degli esiti di questa sarà possibile solo a partire dalla prossima raccolta dati.

Il Ministro poi si compiace del fatto che anche i dati relativi al 2009 confermano
l’andamento degli anni precedenti: aumentano le coppie che si sottopongono ai
trattamenti di fecondazione assistita, i cicli iniziati, le gravidanze ottenute e i
bambini nati, che già nel 2008 hanno superato la soglia dei diecimila,
considerando tutte le tecniche di PMA, di I, II e III livello; migliora
l’efficacia delle procedure di procreazione medicalmente assistita, come è
testimoniato da tutti gli indicatori, dal numero dei nati vivi a quello delle
gravidanze, anche in percentuale, migliora nel complesso la raccolta dati, eseguita
dall’Istituto Superiore di Sanità, del Registro Nazionale di Procreazione
Medicalmente Assistita, rispetto al 2005, primo anno di raccolta.

Evidenzia i dati negativi:

– l’aumento dell’età media delle donne che si sottopongono a questo tipo di
trattamenti, poiché incide negativamente sui risultati delle tecniche stesse,
-la migrazione interregionale delle coppie, presente nel 23,4% del totale delle
pazienti trattate; le regioni che attraggono più pazienti da altre Regioni sono
Lombardia, Toscana, Emilia Romagna e Lazio.
-l’inadeguata diffusione della tecnica di crioconservazione degli ovociti (viene
effettuata solo in centri con consolidata esperienza, soprattutto nel Nord) per cui
rispetto agli ovociti prelevati, il 49,4% sono stati inseminati; il 9,0% ha subito
un processo di crioconservazione, mentre il 41,6% sono stati scartati.
– la differenza circa la distribuzione dei cicli effettuati in centri pubblici
piuttosto che in centri privati, cosa quest’ultima che avviene in particolare
nelle Regioni del Centro e soprattutto del Sud poiché, come già evidenziato nelle
precedenti relazioni, vi sono ancora molti centri pubblici che svolgono un numero
ridotto di procedure nell’arco dell’anno.

Si conferma, benché ridotta rispetto all’anno precedente, una enorme
variabilità per ciò che riguarda i parti plurigemellari, variabilità dovuta alle
diverse procedure adottate dagli operatori del settore.
_ Il buon risultato dei centri che ottengono risultati inferiori alla media di
riferimento europea in quanto a parti plurigemellari, indicatore tra i più
significativi del buon esito delle tecniche di fecondazione assistita, dovrebbe
indurre gli operatori ad un confronto fra le differenti strategie adottate, sia
riguardo alla scelta ed al numero di ovociti da fecondare, soprattutto nelle donne
più giovani, che alla possibilità di crioconservazione degli ovociti, per poter
diminuire il numero di quelli che rimangono oggi inutilizzati”.

Certamente, ammette il ministro, l’applicazione della sentenza 151/2009 ha avuto
efficacia:
– nel numero di embrioni trasferiti lievemente aumentato del valore medio (dal 2.29
del 2008 al 2.31 del 2009) ma soprattutto nella presenza del 2.6% dei trasferimenti
di quattro embrioni, prima vietati.
– nel numero degli ovociti e negli embrioni congelati. Si registra, purtroppo, una
contrazione dell’applicazione del congelamento degli ovociti (si passa dal 12% di
prelievi in cui si effettua il congelamento di una parte degli ovociti, del 2008, al
9.9% del 2009), insieme a un aumento di dieci volte del numero di embrioni
congelati: erano 763 gli embrioni crioconservati nel 2008, contro i 7337 del 2009
(su un totale di 99258 embrioni formati).Quindi si ricorre meno alle moderne
tecniche di crioconservazione degli ovociti, rispetto ad un enorme aumento di
congelamento di embrioni. Il ministro si augura un’inversione di tendenza di
questi parametri.
-nel calo delle gravidanze trigemine (dal 3.4% del 2008 al 2.4% del 2009) e nella
presenza di uno 0.1% di gravidanze quadruple.

Conclude ricordando la necessità dell’attività di prevenzione e di ricerca
circa le cause di infertilità, le iniziative prese in proposito e l’impiego da
parte delle regioni del Fondo per le tecniche di procreazione medicalmente
assistita: una commissione è stata incaricata di selezionare, i progetti
destinatari delle risorse finanziarie stanziate negli anni 2008 e 2009. Sono stati
stabiliti anche gli indirizzi per l’utilizzo dei fondi già impegnati nell’anno
2007 a favore dell’Istituto Superiore di Sanità. Sono stati invitati a presentare
progetti inerenti il tema della sterilità e infertilità tutte le strutture del
Servizio Sanitario Nazionale comprese le Università e i Centri di Ricerca pubblici
e privati. Sono stati approvati ed attivati 5 progetti di ricerca .

E’ evidente che la discreta soddisfazione del ministro nel commentare i dati
presuppone che la legge sia ormai indiscutibile e che sia finito il ”turismo
procreativo” e i sottostanti problemi. Non dobbiamo però dimenticare che la
relazione ci fornisce i dati di chi può usufruire della legge 40 così come è
stata promulgata e parzialmente modificata secondo la sentenza 151 del 2009. Ed
anche in questo caso i problemi sono notevoli, radicati ormai in un disagio
persistente, aggravato da politiche lavorative punitive per le donne e politiche
sanitarie dissennate per tutti, come indicano i dati riguardanti l’aumento
dell’età delle donne che ricorrono alla PMA o il turismo procreativo a livello
regionale o il ricorso in particolari regioni ai centri privati piuttosto che a
quelli pubblici. Questi argomenti sono ormai obsoleti.

Però proprio il 28 giugno, cioè mentre in Parlamento si presenta la relazione del
ministro, le agenzie trasmettono una notizia che dice molto circa ciò che il
Ministro non valuta e che apre nuove prospettive per le persone di buona volontà:

La Corte Europea dei diritti dell’uomo (!) ha dichiarato che esaminerà, primo
caso a Strasburgo, il ricorso Di Rosetta Costa e Walter Pavan contro la legge
40/2004.
_ Entrambi affetti da fibrosi cistica, malattia genetica trasmissibile,
chiedono di poter ricorrere alla PMA malgrado non siano sterili, premessa invece
necessaria per la legge 40. Ciò è già possibile in almeno 15 Paesi europei:
Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia, Paesi Bassi,
Norvegia, Portogallo, Russia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Regno Unito.
Non in Italia.