Giunte solo al maschile e legge elettorale
In questi giorni si fa un gran parlare della questione della rappresentanza politica e delle donne molto spesso in maniera confusa e soprattutto superficiale. Se ho deciso di scriverne è perché avverto un grande pericolo. Il tanto parlare solitamente nasconde la precisa volontà di lasciare tutto inalterato. Consideriamo la questione elettorale. Ormai tutti i partiti si sono schierati a favore di una qualsiasi norma che possa sostenere l’ingresso delle donne in politica.
_ Ma è proprio questo che mi fa paura. Pensiamo davvero che i Consiglieri regionali approvino una legge di riforma che, partendo dalla modifica dello Statuto riduca il numero delle loro poltrone e con la introduzione della doppia preferenza scardini ulteriormente le loro postazioni?
_ In Consiglio regionale, per memoria di tutti noi, ricordo che siedono attualmente 67 consiglieri e tre consigliere, come voteranno secondo voi?
Eppure tutti si dichiarano disponibili! Perché secondo voi? Semplice perché nessuno vuole assumersi il ruolo del difensore della casta! La situazione della immagine politica è talmente compromessa che a nessuno conviene assumersene la difesa!
Ed è proprio per smascherare tale finzione che noi donne di Puglia abbiamo intrapreso un lungo cammino. In diversi incontri con l’Assessora regionale alle Pari Opportunità, Elena Gentile donne appartenenti a tutti i partiti politici ed alle associazioni, in maniera assolutamente trasversale, hanno deciso di assumere, come punto di partenza, la legge elettorale della regione Campania, la prima legge elettorale che prevede la doppia preferenza di genere.
Si tratta di un evento che potrebbe riaprire il dibattito sulla rappresentanza e sulla democrazia paritaria indicando formule nuove accanto a quelle discusse in passato, come le quote rosa, finora sempre respinte, dal voto segreto dei parlamentari o da sentenze della Consulta.
É una legge di cui vediamo con chiarezza limiti e difetti ma è una legge da cui si può partire.
Prima di tutto è stata legittimata, con una sentenza quasi storica, dalla Corte Costituzionale che l’ha ufficialmente riconosciuta come conforme alla Costituzione italiana.
_ Il provvedimento introduce tre importanti misure per favorire la parità di genere nella rappresentanza, di cui uno senza precedenti nel nostro paese.
Viene infatti data agli elettori la possibilità di esprimere due preferenze, a condizione che una sia per un uomo e l’altra per una donna, mentre in caso di preferenze a candidati dello stesso sesso la seconda verrebbe annullata.
_ Inoltre, nelle liste ciascuno dei due generi non potrà essere rappresentato nella misura superiore ai due terzi, pena la non ammissione della lista, e nelle trasmissioni di campagna elettorale sulle emittenti televisive sia pubbliche che private, dovrà essere assicurata la presenza paritaria di candidati di entrambi i generi.
Qualsiasi distinguo, su cui si stanno esercitando i diversi consiglieri, non sarebbe migliorativo ma porterebbe ad immediati ricorsi che avrebbero come unico scopo la dilatazione dei tempi e quindi la non applicabilità.
_ Ma anche qualsiasi primogenitura, porterebbe ad un inevitabile irrigidimento da parte delle altre forze politiche che renderebbe assai più difficile l’iter per l’approvazione della legge che, al contrario necessita di una maggioranza qualificata in commissione regionale.
_ Per questo chiediamo di partire da qui, approviamo questa legge in maniera trasversale e solo successivamente in un tempo, meno ristretto e concitato, tutta la buona volontà dei partiti fin’ora dichiarata potrà esprimersi e confrontarsi.
La seconda questione riguarda i ricorsi avversi alle Giunte che non rispettano il principio delle pari opportunità nell’accesso alle cariche pubbliche.
_ Abbiamo incominciato, prime in Italia, una battagli di libertà e di legalità insieme alle donne ma anche uomini, dei singoli territori che avvertivano l’arroganza e la cecità nelle scelte per i governi comunali e provinciali.
_ L’intento non è vessatorio ma è il rispetto della legge!
Non è possibile che ancor oggi, nella composizione delle nomine per le giunte comunali si continui ad operare in situazioni di totale illegalità.
Le nomine esclusivamente maschili sono in netto contrasto con il principio delle pari opportunità di cui all’art. 51 Cost., novellato nel 2003, nonché con l’art.6- 3° comma del Testo unico degli Enti Locali che sancisce il rispetto del sopracitato principio.
Ma ancor più importante è sviluppare una consapevolezza sui diritti negati che di fatto impediscono, al genere femminile che rappresenta il 51,7 % (ultimi dati Istat), la possibilità di incidere sulle scelte sugli indirizzi sulla gestione della cosa pubblica.
Chiediamo di lavorare tutte/i insieme, se davvero intendiamo modificare una politica in cui, molto spesso solo a parole, dichiariamo di non sentirci rappresentate/i
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