Uno sguardo “fuori gioco”
Da aprile, con cinque anni di ritardo, è in visione in Italia “Offside”, film che è nello stesso tempo dramma, commedia e documentario del regista iraniano Jafar Panahi.Il bellissimo film di Jafar Panahi è stato presentato come “film in concorso” al Festival Internazionale del Cinema di Frontiera, che si è tenuto dal 25 al 30 luglio a Marzamemi, piccolo borgo marinaro in provincia di Siracusa. La pellicola, vincitrice nel 2006 dell’Orso d’Argento al Festival di Berlino, è stata realizzata nel 2005 e distribuita in più di trenta paesi nel mondo meno che l’Iran.
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Offside, “fuorigioco”, il titolo tratto dal gergo calcistico. }} A fare da sfondo ad un film drammatico, temperato da un un tocco di ironia sapientemente dosato, è infatti la partita di calcio di qualificazione ai mondiali 2006 Iran – Bahrain.{{ Protagoniste cinque donne.}}
L’Iran, secondo una norma non scritta, ma rispettata con severissimo rigore, vieta loro l’accesso allo stadio, perché considerato un luogo inadatto alla presenza femminile dato il clima esaltato e incline a imprecazioni e bestemmie.
Le cinque splendide figure femminili, dai profili più diversi ma accomunate dalla battaglia al regime e alle sue regole combattuta tra provocazioni e rivendicazioni, colte sul fatto nel tentativo di entrare allo stadio con i più improbabili trasvetimenti, si ritrovano per tutta la durata del match a convivere in uno spazio recintato e sotto la costante sorveglianza delle guardie. A pochi passi da loro si disputa l’importante partita che è loro, così come agli spettatori del film, negato di vedere.
Così{{ le donne, “fuorigioco”, protestano, scherzano, immaginano e mimano lo svolgimento della gara secondo gli umori della folla lì vicino}}, pregano i carcierieri di far loro la cronaca, e soprattutto spiegano loro le ragioni che le hanno spinte a osare tanto, a rischiare di essere portate in caserma e a sfidare l’ira dei padri e dei fratelli. Le motivazioni che negano loro l’accesso allo stadio, chiaramente paradigma di tante altre privazioni che limitano fortemente la vita di tutte le donne iraniane e di cui tanto si discute nel mondo, si sgretolano di fronte alla tenacia delle loro argomentazioni che finiscono per far dubitare i carcerieri del loro stesso dovere.
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Un film che è al contempo dramma, commedia e documentario,}} con una conclusione – la celebrazione di una grande festa per la vittoria dell’Iran e la conseguente qualificazione per i mondiali cui le ragazze finiscono per caso piuttosto che essere portate in prigione – che regala a tutti gli spettatori l’ebrezza della libertà e una vena di speranza per il futuro. Davvero una gran bella pellicola, merito di un regista, {{Jafar Panahi,}} che è una delle vittime illustri della repressione del regime di Mahmud Ahmadinejād, condannato nel 2006 a sei anni di reclusione, poi tramutati in arresti domiciliari per i clamori scuscitati dalle mobilitazioni all’estero, e soprattutto a venti anni di interdizione professionale, durante i quali non potrà dirigere, scrivere e produrre film, viaggiare e rilasciare interviste sia all’estero che all’interno dell’Iran.
“Offside” lo ha realizzato presentando alla commissione di vigilanza una falsa sceneggiatura, poi girata in parallelo, e sfruttando i mezzi più poveri: basti pensare che la maggior parte delle riprese sono state realizzate l’8 giugno 2005, proprio durante lo svolgimento del match, altrimenti costosissimo da riprodurre. Un film “fuorigioco” nel vero senso della parola, che merita applausi e riconoscimenti e regala uno sguardo sull’Iran visto dalle donne e, in parte, anche dagli uomini.
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