Bahrein: no ai processi delle attiviste in corte marziale
La decisione delle autorità del Bahrein di portare due note attiviste di fronte alla corte marziale è un passo indietro e alimenta la preoccupazione che non riceveranno un giusto processo.{{Roula al-Saffar}}, dirigente dell’Associazione delle infermiere del Bahrein, e {{Jalila al-Salman}}, vicepresidente dell’Associazione degli insegnanti del Bahrein erano state rilasciate su cauzione il 21 agosto, dopo diversi mesi di detenzione a causa del loro coinvolgimento nelle proteste pacifiche. Il giorno prima il presidente della Commissione indipendente di inchiesta del Bahrein, il professor Cherif Bassiouni, aveva visitato la prigione in cui erano detenute.
{{Roula al-Saffar}}, insieme ad altri 13 operatori sanitari, comparirà {{domenica 28 agosto davanti alla Corte per la sicurezza nazionale}}; {{Jalila al-Salman}} sarà giudicata dalla stessa corte {{il giorno dopo.}}
“Abbiamo accolto con favore il rilascio, seppur tardivo, di Jalila al-Salman e Roula al-Saffar, ma siamo molto preoccupati per il fatto che debbano subire un processo presso un tribunale militare e che rischiano di essere di nuovo arrestate la settimana prossima” – ha dichiarato Malcolm Smart, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.
Roula al-Saffar è tra gli operatori sanitari accusati, tra l’altro, di furto di medicinali durante le proteste che hanno avuto inizio e febbraio. Tutti hanno negato con forza le accuse.
Le accuse nei confronti di Jalila al-Salman includono “incitamento all’odio contro il regime” e “appello a rovesciare e cambiare il regime con la forza”. È già comparsa davanti alla Corte di sicurezza nazionale diverse volte a giugno, prima che il suo caso fosse trasferito a un tribunale civile e sospeso fino a ulteriore comunicazione.
Sempre a giugno, il re del Bahrein aveva annunciato che tutti i processi presso i tribunali militari collegati alle proteste di febbraio-marzo sarebbero stati trasferiti ai tribunali civili. Il 18 agosto però ha fatto marcia indietro, emettendo un decreto in cui viene chiarito che le nuove misure non si applicano a tutti i manifestanti arrestati.
Secondo il decreto, devono essere sottoposti a processo presso la Corte di sicurezza nazionale coloro i cui casi erano già stati affidati a questo tribunale, istituito quando il re aveva dichiarato lo stato di emergenza al culmine delle proteste di marzo.
Ciò significa che decine di persone arrestate durante le proteste rischiano ora di essere giudicate da un tribunale militare.
“Questa è una completa inversione di marcia da parte delle autorità del Bahrein. Dopo aver indicato i tribunali militari come una cosa del passato, sembra ora che questi siano stati riportati in vita per eseguire gli ordini del governo” – ha dichiarato Smart .
“Ogni persona che sia accusata di un reato internazionalmente riconosciuto deve essere sottoposta a un processo equo presso un tribunale civile”.
Secondo le organizzazioni per i diritti umani, molti insegnanti e appartenenti all’Associazione degli insegnanti del Bahrein sono stati arrestati, hanno subito vessazioni, torture e altri maltrattamenti durante la detenzione per aver partecipato alle proteste di inizio anno.
Almeno 500 persone sono state arrestate da quando le proteste per le riforme hanno avuto inizio a febbraio e quattro sono morte in custodia in circostanze sospette. Oltre 2500 persone sono state licenziate o sospese dal lavoro.
La Commissione indipendente di inchiesta del Bahrein dovrebbe presentare le sue conclusioni a ottobre.
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