Il raggiro e il cambiamento

Il variopinto serpentone che si è snodato da piazza Repubblica a Roma, il 15 ottobre così come è avvenuto in moltissime città del mondo, ha espresso, con voci diverse, un’idea molto chiara: le diseguaglianze sociali non sono ineluttabili e la ricchezza va redistribuita.Un movimento globale sta smascherando i meccanismi della finanza che schiacciano il potere politico e divorano i beni essenziali della vita: casa, lavoro, scuola, ospedali, risorse naturali. Svela anche l’ingordigia di chi gode di ingenti patrimoni senza contribuire al fisco.

Se, il debito dovesse essere ripianato, forzosamente, lo deve pagare chi ha speculato, chi vive di rendita (finanziaria e patrimoniale) senza investire nel lavoro e nel sapere.

Sulla scia aperta dai Social Forum, da Seatlle in poi, a lungo si è discusso tra buona e cattiva globalizzazione. Ora una cosa è certa: quella a cui si è assistito in questi anni è inaccetabile e si regge proprio sull’inganno finanziario. La scoperta, seppure dolorosa, di un raggiro è il primo passo per il cambiamento. Quello che la politica deve fare è liberarsi dal dogma del risanamento a senso unico“ dai poveri ai ricchi”, idea che ha inchiodato, trasversalmnte, le scelte politiche dell’ultimo trentennio.

Nel nostro paese e’ la domanda essenziale a cui rispondere con urgenza per costruire un reale cambiamento sociale, culturale, politico e non un semplice ricambio di ceto politico.

La campana suonata il 15 ottobre vale per chi era in piazza e per chi la osservava ai lati con interesse o da un pulpito con supponenza.

Il corteo del 15 ottobre aveva questi contenuti, ma è stato spezzato. I violenti, pochi, non bloccati subito dalle forze dell’ordine, hanno ottenuto un risultato politico: impedire che la manifestazione si facesse vedere, potesse esercitare tutto il suo fascino poltico, tutta la sua capacità di convincimento.

E’ chiaro che alla violenza non c’è nessuna giustificazione perchè è solo livore e distruzione.

La politica, tuttavia, è guardare agli accadimenti, valutarne le cause, le conseguenze e intervenire. Dobbiamo sapere che gli inganni più smaccati lasciano profondi vuoti di fiducia da colmare, ma ciò che si sta muovendo nel mondo ha riacceso, in una nuova generazione e non solo, un desiderio di giustizia.

E’ chiaro ormai a tutti che un’altra politica economia è possibile: tasse sulle transazioni finanziarie e sui patrimoni compresi quelli a scopo di lucro legati ai luoghi di culto. E investimenti sul lavoro e sulla conoscenza. Alla politica spetta la coerenza delle scelte, oltre l’indignazione.

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