Verso l’11 dicembre, un confronto difficile
Alla Casa Internazionale delle Donne, il 5 dicembre, si è tenuta un’assemblea in vista della manifestazione di Se Non Ora Quando dell’11 dicembre: al confronto serrato tra il Comitato Promotore rappresentato da Serena Sapegno e il Comitato Romano, erano anche presenti donne della Cgil, della Fiom dell’Udi, di Pari e Dispari e delle associazioni che fanno parte della Casa.Immediatamente è emersa la preoccupazione delle organizzatrici: un concerto e interventi mirati potranno dare risposta e convincere che l’11 dovrà essere una giornata propositiva e non espressione di cocenti delusioni per una equità promessa e non mantenuta?
{{Un appuntamento troppo a ridosso della manovra Monti}}. Ma che fare? Ormai la macchina è partita e bisogna gestirla.
E forse proprio in questo si verificherà l’abilità del Comitato Promotore.
Molti interventi hanno ricordato come questa manovra di fatto ricadrà sulle donne. Sono loro che, in maggioranza, hanno le pensioni più basse, che verranno colpite da una inflazione che galopperà anche grazie ai nuovi aumenti dell’Iva. Se non riusciranno a pagare l’Ici {{la casa ereditata dai nonni o pagata in anni di pesanti mutui }} verrà ipotecata da Equitalia che sulle piccole evasioni è famelica. E i figli/e a carico dove li mettiamo? E poi la paura dei licenziamenti o l’angoscia di chi è già stata licenziata.
{{La commozione della Ministra }} del Welfare {{Elsa Fornero}} è stata la {{cartina di tornasole}}. Come restare indifferenti a queste scelte che fanno piovere sempre sul bagnato! Le donne , anche se eccellenti, cooptate da un sistema di potere maschile, se hanno un po’ di coscienza di genere, pagano sempre dei costi altissimi!
Come gestire allora, nella piazza dell’11 dicembre, la parola d’ordine {{“mai più contro di noi”}}?
Parole d’ordine giuste per il loro spessore di identità culturale e denominatore comune a quasi tutte le donne. Ma {{oggi serve un di più}}. Una manifestazione non può avere solo una valenza culturale. Deve avere una pregnanza politica forte e questa non può essere data solo dalla portata numerica di chi è sces* in piazza. Si può dire che {{l’iniziativa è politica solo se è in grado di proporre un’adeguata articolazione dei suoi contenuti}}. Devono essere visti come quelli indispensabili per governare l’esistente a favore delle donne nelle loro diversità non solo esistenziali, culturali, religiose, ma anche sociali ed economiche.
Se il 13 febbraio è stato possibile mobilitare un milione di persone facendo leva sul bisogno di dignità, nella rappresentazione che di noi facevano i media e di partecipazione attraverso nuove forme della rappresentanza, ora c’è bisogno di più. {{Le nuove scelte governative hanno di nuovo spaccato il fronte delle donne.}} Ora sono quelle a non dover pagare le feroci gabelle che, se non vogliono subire la contestazione delle altre, devono sapere cosa dire e scegliere di fare per non perdere il sostegno di chi è stata colpita nella propria sopravvivenza. Senza la loro forza delle più deboli e il loro sostegno la dignità di tutte viene rimessa in discussione. C’è dunque {{il bisogno di attingere alle elaborazioni di politica economica e sociale fatte delle donne che da anni operano nelle realtà territoriali e negli ambiti più diversi del sapere. }}
A chiusura della assemblea {{Serena Sapegno}} mi è sembrata molto preoccupata dalle difficoltà che si potrebbero presentare accettando {{un confronto, non facile, ma necessario}}. Se il Comitato Promotore di {Se Non Ora Quando} vuole dare valenza politica alla sua rete di riferimento nata dopo il 13 febbraio non può non accettare il confronto con altri soggetti politici cosa, del resto già ribadita dall’Udi. In caso contrario diventerà una delle tante lobby di donne e la rete di SNOQ ricadrà su quelle tante altre reti che hanno retto a anni di intemperie e lavoro.
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