La neo Fondazione Iotti, di cui è presidente Livia Turco, insieme alla Società delle Storiche ha presentato a Roma, presso la Camera dei Deputati, il libro “Italiane-biografia del Novecento” di Perry Willson, discutendone con Marina D’Amelia docente di storia moderna, Claudia Mancina docente di Etica, Paolo Mieli giornalista direttore RCS Libri. L’argomento ha suscitato un certo interesse non solo per l’accurata ricerca e documentazione che l’accompagna ma perché ha permesso all’autrice di mettere in luce punto per punto{{ le trasformazioni del mondo femminile succedutesi nell’arco di un secolo}} particolarmente denso di eventi storicamente incisivi : il ventennio fascista, due guerre mondiali, il così detto “miracolo economico”, il fermento degli anni settanta,

Eventi storici di siffatta portata producono inevitabilmente trasformazioni sociali e culturali e, se si va ad osservare il mondo femminile, emerge come ciascuno di essi lo ha marcato di {{un protagonismo, indotto o meno, ma tuttavia foriero di “emancipazione” e riposizionamento nella società.}} E tutto ciò si è verificato in ogni angolo del variegato mondo fatto di contadine, operaie, casalinghe. militanti fasciste, militanti comuniste e infine femministe.

{{Perry Wilson}}, in qualità di storica, ripercorre questo lungo periodo soffermandosi {{dentro i mutamenti}} che lentamente entravano nelle famiglie, la destabilizzazione dei tabù quali la verginità, la difesa dell’onore della figlia, la piaga dell’aborto che lentamente veniva allo scoperto nella sua drammaticità e dimensione e tutto ciò viene notato con un occhio anglosassone (l’autrice è di origine scozzese) quindi maggiormente sensibile ( o stupita?) di fronte ad una realtà retriva e restia benché toccata dalla violenza degli eventi. Emerge anche il distacco tra le militanti cattoliche, le militanti fasciste disposte a morire per Mussolini, quelle di sinistra pronte a sostenere la resistenza per l’abbattimento del regime fascista.

Non manca comunque {{una sottolineatura}} su come le donne, sia pure in modi diversi, nelle più svariate condizioni ed esigenze storiche abbiano avuto un ruolo (a volte anche costrette dall’assenza degli uomini perchè in guerra o perchè emigrati) determinante, ruolo che tuttavia è stato prontamente riassorbito dal mondo maschile quando non più necessaria la presenza femminile.

Da questo quadro ricostruito con scrupolo e dati Perry Wilson trae qualche sua considerazione sul {{perché dalle opportunità che la Storia ha offerto alle donne italiane non sono derivati vantaggi di posizione e/o non si sono saputi conservare quelli ottenuti }} : è sì arrivato il voto alle donne ma come la storia registra il sospetto è che tale conquista fosse frutto di un calcolo dei partiti politici, per la precisione delle forze democristiane che avevano calcolato il forte apporto che ne sarebbe derivato loro .

L’autrice in un altro passaggio nota ( non in senso positivo) la sensibilità delle donne italiane per “l’estetica del quotidiano”, la cura della casa, i legami familiari troppo vincolanti e infine esprime un atteggiamento critico verso la debolezza del femminismo portato avanti tra piccoli gruppi e sacrificato dall’ideologia separatista che, a suo avviso, ha indebolito il movimento.

{{Claudia Mancina}} riprendendo quest’ultimo punto ritiene che effettivamente ciò meriterebbe una riflessione collettiva e ammette che la donna italiana spesso tende ad essere {{una supermadre}} ma, si chiede, è vittima di una tradizione che ancora pesa molto o non c’è sottesa una volontà di potere che non è disposta a cedere né riguardo ai figli né riguardo agli uomini? Tanto più che costoro ancora non hanno imparato a condividere i doveri nell’ambito della famiglia?
Per quanto riguarda il ritardo della presenza femminile nella politica

{{Mancina }} osserva che dopo gli anni ’90 in tutti i paesi democratici c’è stato un arretramento, pur ammettendo che negli ultimi anni le nostre posizioni sono precipitate a trenta anni fa. La sua critica è rivolta all’ostinazione di cercare la parità numerica e non imporci con una progettazione.

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Paolo Mieli}} apprezza invece le critiche avanzate da Wilson e considera corretto dire che la splendida stagione femminista è stata, in qualche misura, sprecata, si è {{dispersa insieme alla Carta delle Donne con il crollo del partito comunista}}. Mieli conferma che il voto alle donne non è “figlio di nessuno” tuttavia è stato un passo simbolicamente e pragmaticamente importante: un punto fermo della storia e, nell’immaginario collettivo, fondamentale.

In conclusione un libro serio, complesso, con punti di vista anche discutibili ma proprio per questo da considerare {{un invito a discuterne ancora.}} Insieme alla tanta bibliografia già esistente e che Wilson ha in qualche modo cercato di ricompattare.

{{Perry Wilson}}, {Italiane. Biografia del Novecento}, Editori Laterza 2011, pagg. 366, euro 24,00