A GIULIANO in Campagna negli anni Settanta TERESA VITALI diceva cheLo sport poteva trasmettere valori come amicizia, solidarietà, rispetto. Rispetto per le persone e per l’ambiente.
“Lo sport serviva a trasmettere valori: amicizia, solidarietà, rispetto”. Proprio sul “rispetto” Teresa Vitale non fa sconti. Lei, giovane dirigente sportiva negli anni ’70, ha dovuto combattere una doppia battaglia, a cominciare da quella per il rispetto per i “tempi”: “io alle riunioni serali non andavo, una volta dissi di no persino a Bassolino, allora segretario regionale del Pci…”. E quella per farsi rispettare, in un ambiente tradizionalmente maschile e maschilista. Durante gli anni ’70 Teresa Vitale, oggi splendida sessantaseienne, è stata il punto di riferimento di un’esperienza unica nel suo genere. Parliamo della polisportiva di Giugliano in Campania, il comune più popoloso della provincia di Napoli, che con l’Uisp e lo “sport popolare” visse una fantastica stagione di socialità e aggregazione, soprattutto per i giovani.
“La mia storia nello sport inizia con la costituzione della Polisportiva da parte del Comune di Giugliano – racconta Teresa Vitale – un’esperienza rivoluzionaria e l’idea che lo sport fosse un servizio sociale primario, da garantire a tutti. L’obiettivo era quello di favorire l’accesso alla pratica sportiva e ludica a ragazzi e ragazze che, per ragioni economiche, non se lo potevano permettere. Io mi ero da poco laureata in Lettere e la mia vocazione era quella dell’insegnamento. Il Comune mi chiese di seguire come dirigente la Polisportiva che sin dal primo anno si affiliò all’Uisp. L’idea mi conquistò e così incominciai a conoscere meglio tutte le potenzialità sociali dello sport. Venivo dalle esperienze del movimento studentesco del ’68, avevo frequentato l’Università a Napoli. Misi a disposizione di questa nuova esperienza tutta la mia credibilità di giovane professoressa di lettere e cominciai a vivere, attraverso lo sport, a diretto contatto con le famiglie e le persone della mia città. I genitori mi affidavano i loro figli e diventai anche allenatrice delle ragazze di atletica leggera. Ancora ricordo che Rosaria Sabatino nei 60m e Cristina Porcelli nella corsa campestre raggiunsero buoni risultati e Maria Pirozzi vinse la Maratona Roma-Ostia, in una memorabile trasferta nella capitale che ricordo con piacere”.
Negli anni ’70 il dibattito tra sport e cultura si accese e Teresa Vitale visse da protagonista la stagione della fusione tra Uisp e Arci: “Mi schierai per un rapporto sempre più stretto tra queste due associazioni di massa, secondo me si trattava di conquistare l’agibilità di spazi pubblici per attività sociali e polivalenti, per lo sport e l’aggregazione culturale, spazi nei quali allenarsi e dove organizzare cineforum o concerti, dove presentare libri e lanciare concorsi di poesia”.
A proposito di “rispetto” Teresa Vitale cita quello per l’ambiente: “Nella metà degli anni ’70, mentre a Roma l’Uisp lanciava Corri per il Verde, a Napoli noi promuovevamo Corri per la città, arrivando ad allineare al via anche 6/700 persone in zone popolari come il quartiere Berra. In questo modo ponevamo l’attenzione pubblica sul problema della vivibilità nei quartieri di Napoli e sul recupero delle periferie. Attraverso lo sport e grazie all’Uisp contribuivamo a creare una coscienza civile sui problemi dell’ambiente. Anche grazie a queste esperienze promosse dall’Uisp, all’inizio degli anni ’80 nacque Legambiente a Napoli. E l’Uisp incominciò ad organizzare la Spaccanapoli e ‘Invito all’atletica’, con prove in pista che corrispondevano ai Campionati Uisp provinciali e regionali e finali nazionali a Firenze”. L’intervista con Teresa Vitale si è svolta in piazza Gramsci, al centro di Giugliano, che all’epoca della Polisportiva era il teatro di molte attività di sport e di cultura. Ci allenavamo e ci riunivamo qui, racconta a me e a Francesca Spanò che la sta riprendendo, e di fronte c’era la sede della polisportiva. Ad un certo punto le squilla il telefono, si sono fatte le 13 e Teresa è attesa dall’anziana mamma per il pranzo. Si alza e, con un calore che soltanto qui, a Napoli, si può ricevere in dono, ci saluta. Si è fatto tardi, è una questione di rispetto. (Ivano Maiorella)