A PARIGI, A CASA DI KAROL. UN RICORDO PER LA SUA MORTE
K.S.Karol, marito di Rossana Rossanda, è morto a Parigi dopo una lunga malattia. Luciana Castellina nel suo articolo sul Manifesto (11 aprile) scrive che era stata l’unica firma, insieme a quella di Luigi Pintor ,a presentare il primo numero del quotidiano il 28 aprile 1971. Ebreo polacco si era salvato dal nazismo riparando in Russia, dove si era poi arruolato nell’Armata Rossa. Era stato uno dei fondatori del francese Nouvel Observateur nel 1964. Ho un ricordo simpatico di lui a Venezia, anni settanta, in occasione di un convegno del Manifesto-Pdup sulle opposizioni di sinistra nei Paesi dell’URSS. Si tratta di un frammento, di un poco più di una parola. Karol ci spiegava, forse, la mentalità russa quando fece un esempio: se chiamate a casa vostra un elettricista per un guasto, è probabile che vi faccia “un rubo”, prendendosi la lampadina. Parlava l’italiano, ma con queste, colorite libertà. Nel 1978 decisi che sarei andata a visitare Parigi. Com’è noto in Italia gli insegnanti non ricevono un grande stipendio, pertanto parlai del mio desiderio a Rossana Rossanda chiedendole, come usava a quei tempi, di aiutarmi per un soggiorno in casa di qualche compagno/a francese. Mi rispose che potevo usufruire dell’appartamentino di Karol, in quel momento estivo libero. Guido Pasi, autorevole dirigente ravennate, doveva recarsi a Roma e così fu lui a portarmi le chiavi con una busta. Nella busta c’era una lettera scritta da Karol per la consierge (portinaia) perché, mi spiegò Rossana per telefono, vedendo salire e scendere le scale, entrare in casa di Karol una straniera, avrebbe potuto chiamare la polizia. Nella lettera c’era però anche un assegno di Karol di una banca francese di lire 500.000, semmai mi fossi trovata a mal partito avendo speso tutte le mie risorse. Al rientro, aggiunse Rossana al telefono, avrei restituito l’assegno integro o la somma. Era un minuscolo appartamento al quinto piano: un’entratina con a destra un angolino cucina e poi una stanza con letto matrimoniale, librerie, telefono e tavolo. Dalla finestra si vedeva la Senna e al di là il Louvre. Avevo chiesto, poco prima di partire da Cesena con il treno, di portare con me un’amica; che non era una compagna del Pdup. Insieme , complici, mettemmo il naso nella nell’agenda telefonica di Karol . Scorrevano nomi altisonanti come Simone de Beauvoir, Sartre, il nome del segretario del partito comunista spagnolo in esilio…. Mi telefonò subito un noto giornalista francese che collaborava con il Manifesto: Daniel Singer. Ci invitò a cena nel quartiere latino, nella sua stupenda, ricercata antica casa a pochi passi dalla casa di Mitterand.