di Daniel Buren la “Scacchiera arcobaleno ondeggiante
di Daniel Buren la “Scacchiera arcobaleno ondeggiante

Par tibi, Roma, nihil è stata ideata da Monique Veaute e curata da Raffaella Frascarelli

Archeologia e arte contemporanea sono due esperienze convergenti che suggeriscono un nuovo sguardo sul patrimonio e un’occasione d’incontro tra antico e contemporaneo. Il confronto rigenera lo spazio antico, suscitando nel pubblico curiosità.

Il contemporaneo si trasforma in una chiave di lettura inaspettata, soprattutto laddove l’opera accetta un confronto aperto con la monumentalità, a prescindere dal mezzo linguistico con cui s’esprime: grandi sculture, video, installazioni, performance.

Il percorso di Par tibi, Roma, nihil è costruito intorno a tre direttrici tematiche: memoria, in cui lo spazio antico e i suoi resti si trasformano in un laboratorio linguistico; storia, nella quale le antiche rovine diventano il confine morbido per accogliere i linguaggi futuri dell’arte; spazio, quello del Palatino, che attraverso lo sguardo d’artisti contemporanei riscopre una nuova fisionomia.

Laura Gigliotti su www.quotidianoarte.it scrive  –  La mostra “Par tibi, Roma, nihil”, titolo che prende a prestito un verso della poesia di Ildeberto de Lavardin, vescovo pellegrino a Roma nell’anno mille dalla lontana Francia (“Nulla ti è pari, Roma pur nella tua quasi completa rovina”, esclamò davanti alle bellezze della città eterna), costituisce l’anteprima della trentaduesima edizione di “Romaeuropa Festival”, la grande rassegna internazionale di arti visive, musiche, teatro, danza, performance, ideata da Monique Veaute, con la direzione artistica di Fabrizio Grifasi, in programma da settembre a novembre.

Nata da un’idea della Veaute, francese innamorata della città eterna, promossa dalla Soprintendenza Archeologica guidata da Francesco Prosperetti, dalla Fondazione Romaeuropa, da Nomas Foundation ed Electa, la mostra è stata curata da Raffaella Frascarelli, archeologa e collezionista. Una rassegna di arte contemporanea che invade il Palatino (come avvenne per la prima volta nel 2013 con “Postclassici”), uno spazio che è riduttivo definire eccezionale. Sono interessati in particolare lo Stadio di Domiziano chiuso da anni (“dove non si tenevano giochi circensi, Domiziano ne aveva fatto il suo giardino dell’arte, soprattutto greca”, ricorda la curatrice), le Arcate Severiane, il peristilio inferiore della Domus Augustana e la terrazza superiore del complesso Severiano sui cui svetta l’opera più spettacolare di tutta la rassegna. Proprio là dove un tempo c’era il “Septizonium” voluto da Settimio Severo, abbattuto da Sisto V per opera dell’architetto Fontana (il materiale servì per le fabbriche sistine) e tanto ammirato dagli artisti del Rinascimento.

E’ di Daniel Buren la “Scacchiera arcobaleno ondeggiante”, una enorme bandiera che si allunga sulla sommità, visibile da ogni dove, formata da tanti vessilli stretti e lunghi (nove metri d’altezza), che si muovono nel vento. E che richiamano altre insegne, quelle delle legioni romane celebrate dalla storia. Se il vessillo di Buren è la memoria di un edificio che non c’è più, l’artista, Sislej Xhafa, cossovaro che vive a New York, restituisce all’immaginazione un altro monumento scomparso, la Meta Sudans, la fontana costruita in età flavia presso il Colosseo, riprodotta anche sulle monete, i cui ruderi vennero demoliti nel ’33 per la creazione della via dei Trionfi. Nella stessa area Augusto aveva già eretto una fontana più piccola, ricordata dalle fonti e rinvenuta nel corso di recenti scavi da Clementina Panella. Ora al suo posto c’è la “Fontana che suda”, un intreccio di calchi di mani in bronzo puro che salgono e guardano verso il cielo.

IMG_1008-400x340Idealmente fra questi due poli si muove il percorso della mostra che presenta creazioni le più diverse di trentatré artisti, notissimi come Jannis Kounellis, e meno noti, tutte provenienti dalla collezione Nomas Foundation. Si va dal lavoro di critica al modernismo balcanico di Marko Lulic “Death of the monument” al supereroe di Adrian Tranquilli che sceglie di togliersi la maschera, al pollaio a forma di sputnik di Petrit Halilaj, a “Loser” di Piero Golia, la scelta del fallimento come un’opzione possibile e scelta etica, scritta a lettere mobili sul prato verde, fino al mercato dell’arte paragonato allo spogliatoio della Roma in cui i campioni sono i critici di Gabriele De Santis. Folta la serie dei video fra cui spiccano quello di Elisabetta Benassi “Io non ho mani che mi accarezzino il volto”(titolo tratto da una poesia di D.M.Turoldo), che riprende il pubblico che guarda la Gioconda attraverso il cellulare e quello dei Nasbedo, nelle acque del mare di fronte a Stromboli mani che s’incontrano.

Si aggiu le opere create appositamente per il sito. Alle due già citate, di Buren e Xhafa, si affianca dell’algerino Kader Attia “Senza titolo”, una scultura antica acefala, variante dell’Afrodite capitolina, a cui l’artista aggiunge una testa in mattoni. Sono previste anche performance in luoghi diversi della città a cominciare da Emiliano Maggi il giorno di apertura della mostra, a Sissi, Tomaso De Luca, Meris Angioletti, a Nico Vascellari che ogni giorni raccoglie un elemento organico sul Palatino, lo nasconde in un luogo della città e invita i visitatori a una specie di caccia al tesoro per ritrovarlo.

“Oggi l’antico sembra essere di gran moda – dice Frascarelli – ma l’antico non può essere ridotto a quinta scenica, l’antico si presenta da solo e l’artista interroga la storia del passato”. Secondo questa tesi l’arte contemporanea può arrivare al grande pubblico attraverso la mediazione dell’antico. Che in quanto tale ha forza predominante. L’arte contemporanea come un modo diverso, dunque, di guardare le rovine e aprire un dibattito che sfocerà a settembre in un convegno scientifico, a cui son e o chiamati studiosi e storici dell’antico e del contemporaneo.

Soprattutto in spazi così fortemente connotati, se le opere esposte non hanno adeguato spessore, il dialogo tra antico e moderno, la riflessione fra “creazione contemporanea e patrimonio”, auspicato e sollecitato dalla rassegna, può risultare di difficile realizzazione, sotteso com’è a una forte vena intellettualistica e politica. Si è sollecitati a riflettere più che a emozionarsi. E non a caso, per rendere più agevole la visita ai non addetti ai lavori, per tre mesi dei ragazzi svolgeranno una funzione di mediatori culturali accompagnando i visitatori e illustrando le caratteristiche degli spazi e delle opere esposte.

 

ARTIST* IN MOSTRA

FRANCESCO ARENA | KADER ATTIA | ELISABETTA BENASSI

Elisabettta Benassi

| DANIEL BUREN

GIORGIO ANDREOTTA CALÒ | LORIS CECCHINI | ETIENNE CHAMBAUD | ISABELLE CORNARO

Isabella Cornaro
Isabella Cornaro

MICHAEL DEAN | GABRIELE DE SANTIS | GIULIO DELVÈ | MARIA ADELE DEL VECCHIO

Maria Adele Del Vecchio
Maria Adele Del Vecchio

FLAVIO FAVELLI | PIERO GOLIA | PETRIT HALILAJ | DAVID HORVITZ

KAPWANI KIWANGA | JANNIS KOUNELLIS | MARKO LULIC | MASBEDO

TRIS VONNA MICHELL | ROSALIND NASHASHIBI

Rosalind Nashashibi
Rosalind Nashashibi

| VALERIO ROCCO ORLANDO  |

ALESSANDRO PIANGIAMORE | GIANNI POLITI | MICHAL ROVNER | MARINELLA SENATORE |

PASCALE MARTHINE TAYOU | ADRIAN TRANQUILLI | SISLEJ XHAFA | GUIDO VAN DER WERVE | CHEN ZHEN

 

PERFORMANCE

Sissi
Sissi

SISSI / 21 luglio | TOMASO DE LUCA / 28 luglio

MERIS ANGIOLETTI / 8 settembre | NICO VASCELLARI / 15 settembre