A TRAPANI LE E GLI OBBIETTORI DI COSCIENZA STANNO CREANDO NOTEVOLI PROBLEMI ALLE DONNE CHE DEVONO ABORTIRE il pericolo e’ quello di tornare alla clandestinita’ del privato
Comunicato stampa dell’Udi di Trapani – Lo scorso maggio è andato in pensione il dott. Tommaso Mercadante, primario di ostetricia e ginecologia del S. Antonio Abate e unico ospedaliero non obiettore di coscienza: l’operato del dott. Mercadante è stato finora particolarmente prezioso nell’attuazione della l. 194 per le interruzioni volontarie di gravidanza, in quanto ha introdotto l’utilizzo dell’aborto farmacologico e chirurgico terapeutico post 90 giorni.
Come UDi Trapani, avendo ricevuto notizia del pensionamento a maggio, ci siamo immediatamente interessate affinché questo importante servizio, a favore delle donne e del rispetto della loro salute e del loro principio di autodeterminazione, continuasse ad essere erogato. Insieme all’on. Antonella Milazzo dell’Ars, da noi immediatamente sollecitata, abbiamo quindi incontrato il direttore sanitario dell’Asp dott. Antonio Siragusa, ed abbiamo posto alla sua attenzione il problema, affinchè l’operato del dott Mercadante non venisse vanificato col suo pensionamento. Dal dott. Siragusa abbiamo raccolto l’impegno, già in essere, a garantire il servizio di Igv , sia farmacologico che chirurgico e post 90 giorni come previsto dalla legge. Contestualmente, abbiamo chiesto che venisse rafforzato il servizio tenendo sotto controllo lo sproporzionato numero di obiettori di coscienza, di cui purtroppo la Sicilia conta un triste primato: un problema culturale e gestionale che, confidiamo, potrà essere col tempo rimodulato con la collaborazione delle istituzioni preposte che, a seguito di un’attenta analisi condotta insieme a noi dell’UDI e all’on. Milazzo, che non si sono sottratte alla problematica, impegnandosi anzi a risolverla in tempi brevi e con modalità congrue. Si annota altresi che da maggio ad oggi non sono pervenute richieste di igv, per cui il disservizio è, ad oggi – seppur fortuitamente – stato contenuto. (Valentina Colli)
Anche le rappresentanti sindacali di Cgil e Uil, Antonella Granello e Antonella Parisi, hanno chiesto un incontro urgente al direttore generale dell’Asp Fabrizio De Nicola per aprire un confronto «sul problema dell’interruzione volontaria di gravidanza e sul potenziamento dei consultori».
«L’azienda sanitaria – scrivono le due sindacaliste – è tenuta a garantire alle donne che ne fanno richiesta il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza stabilito dalle legge 194. Ciò che sta venendo meno a Trapani e in provincia è il principio di autodeterminazione delle donne a cui deve essere garantito il diritto libero e gratuito affinché possano scegliere autonomamente di diventare madri senza discriminazioni e a seconda delle condizioni personali di ognuna». Per le due sindacaliste, inoltre, c’è il rischio che col venir meno della possibilità di rivolgersi all’ospedale pubblico aumentino gli aborti clandestini. Allo stato, rendono noto i sindacati, a Trapani ci sono 600 richieste di interruzione volontaria di gravidanza all’anno. «In questo modo – spiegano – si rischia di tornare indietro di 40 anni». Nel dibattito interviene il direttore sanitario dell’ospedale, Francesco Giurlanda. «Il medico che viene assunto – spiega – può in qualsiasi momento dichiararsi obiettore di coscienza». In ogni caso, secondo Giurlanda, si potrebbe ricorrere a una convenzione esterna con privati. Oppure rivolgersi ad altre strutture pubbliche. Quella più vicina è l’ospedale di Castelvetrano, piccolo centro distante da Trapani 80 chilometri, dove è possibile sottoporsi all’interruzione volontaria di gravidanza. Suggerimenti che non piacciono ai sindacati pronti a intraprendere iniziative a tutela delle donne.