“Abortire tra gli obiettori” e la malasanità impunita
Su questo argomento, presso la Casa Internazionale delle Donne di Roma, il 20 marzo: testimonianze, un libro, riflessioni e proposte. Il libro di{{ Laura Fiore}}, presente in sala con il marito, in poche pagine contiene: il diario dei giorni 3/4/5/6/7/9/ giugno 2008 e del giorno 12 marzo 2009 durante i quali l’autrice ha avuto un doloroso aborto terapeutico e conseguente esaurimento nervoso; una raccolta di 10 documenti , a partire dal testo della legge 194/1978 fino a statistiche, considerazioni autorevoli sulla legge e altre testimonianze.
Laura ha fatto un aborto terapeutico “alla presenza di obiettori di coscienza per mancanza di personale adeguato” di un feto affetto da sindrome di Down, solo dopo il terzo mese perché, sia lei che il marito, desideravano questo secondo figlio.
Il diario in poche pagine presenta una “{{una catastrofe personale}}”, dice nella prefazione la responsabile dell’UDI di Napoli {{Stefania Cantatore,}} che sarebbe stata evitata se Laura ”fosse stata avvertita dei turni in ospedale degli obiettori e soprattutto se l’ospedale non avesse istituzionalmente vietato l’ingresso alla solidarietà femminile, sottratto competenze professionali di tipo psicologico, vessato il decorso post intervento di IVG”. La catastrofe ha trovato una possibilità di soluzione fuori delle istituzioni, quando, uscita dall’ospedale, Laura ha incontrato le donne dell‘UDI e ha deciso di scrivere
Introduce l’analisi del testo e coordina l’organizzatrice dell’incontro {{Gabriella Pacini }} che, per la sua esperienza di ostetrica dell’ass. Vitadidonna, conosce{{ le costanti e crescenti difficoltà che incontra l’applicazione della legge 194}} a causa degli obiettori di coscienza. Ammette che si fa obiezione persino alla contraccezione di emergenza e che gli abusi negli ospedali sono quotidiani.
{{Mirella Parachini}}, ginecologa presso l’ A.C.O San Filippo Neri di Roma, interviene ringraziando Laura per quanto ha scritto, pur non essendo completamente d’accordo con lei su alcuni punti. Ciò le consente infatti di discutere su argomenti che devono essere ripresi, sottolineati. Laura ha scritto nella introduzione ”Ho deciso di dare alle stampe la mia esperienza nella speranza che la consapevolezza di ciò che è avvenuto a me ed ad altre possa servire a risvegliare le coscienze di chi dovrebbe operare per la salute di noi donne nel rispetto della legge 194”. La Parachini su ciò è d’accordo ma Laura non doveva limitarsi a scrivere e pubblicare. Doveva fare {{una vera denuncia}} per omissione di assistenza e intitolare il libro “{{Abortire nella malasanità}}”
“Abortire tra gli obiettori” non inquadra totalmente la gravità di una persistente e crescente violazione della legge 194/78 e di una perseguibile deontologia professionale. Inoltre, per una sua personale formazione “radicale”, è convinta che si può e si deve applicare correttamente la legge rispettando il diritto all’obiezione. Ci sono infatti {{motivi ideologici e professionali }} che determinano sia i falsi obiettori sia una scorretta e punitiva organizzazione del lavoro sanitario, penalizzando quindi i non obiettori e le donne. Bisogna denunciare per far capire ai medici che sono perseguibili per la mancata applicazione della legge 194 come per tutte le altre che tanto temono …..
Fa poi un elenco circostanziato di incongruità sia nell’interpretazione della legge sia negli interventi sanitari determinati da vera impreparazione del personale medico:
-La mancanza di supporto psicologico, non sempre obbligatorio ma necessario nel caso di Laura.
-Tutta la tragica normativa che viene imposta a Laura circa “il feto sopravvissuto a un aborto terapeutico a cui vengono riconosciuti gli stessi diritti di una persona, primi fra tutti quello alla rianimazione forzata ….”a cui deve assistere Laura stessa dopo l’espulsione e che comporta prima l’iscrizione all’anagrafe di un feto chiamato Maria e poi la registrazione della morte il giorno seguente.
– Il rifiuto della somministrazione di un analgesico per non ostacolare le contrazioni. Argomento frutto di ignoranza professionale in quanto alcuni antidolorifici consentono proprio il rilassamento dell’utero.
-La solitudine in cui è lasciata per tante ore Laura. Ormai negli ospedali non si considera più un intralcio la presenza di parenti o amici…-
-Il travaglio sul lettino da parto e i rimproveri sulle perdite di sangue che sporcano……
-La visita del sacerdote….
Tutto è possibile nella totale impunità. La stessa Comunità europea ha denunciato l’Italia per la mancata applicazione della 194 ma niente cambia.
Il libro deve quindi essere apprezzato, conclude Francesca Koch, Presidente della Casa Internazionale delle Donne perché{{ rende corale il dolore di Laura}} .
Infatti, a questo proposito ricorda {{l’attività di Simonetta Tosi}}, solo ritornando a momenti di consapevole socializzazione dei problemi si sradicheranno gli stereotipi che ancora ostacolano la libera scelta di maternità delle donne. Non si tratta quindi solo di malasanità ma di ancestrali punizioni per donne devianti.
Bisogna ripartire dal movimento, dalla dignitosa rivendicazione di autodeterminazione e dalla cancellazione delle facilitazioni di carriera per i medici obiettori.
{{Laura Fiore}}, {Abortire tra gli obiettori. la moderna inquisizione} Prefazione di {{Stefania Cantatore}}, Tempesta Editore, € 13,00
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