Aborto dalla parte delle donne
Le donne devono poter scegliere il momento in cui diventare madri ed il momento in cui desiderano e possono avere un figlio. Il desiderio di maternità è un desiderio inconscio e spesso il controllo della fertilità viene messo in gioco per valutare se le donne sanno e possono essere madri.Ci sono state molte ricerche in anni passati sotto la direzione di Donata Francescato, che mettevano in luce proprio ciò e quanto da questa posizione scaturiva il ricorso ad un eventuale aborto.
_ Esiste un sentimento di ambivalenza che non ci fa sentire sicure e percepire le nostre scelte.
_ Su questo incide, in primo luogo, la società; un figlio nel nostro Paese possiamo averlo solo se abbiamo un lavoro, una famiglia alle spalle, una rete. Ma sempre più la famiglia è monogamica e quindi la scelta è più difficile.
E’ un salto in positivo la maternità, ma quanto influiscono i condizionamenti culturali ed ambientali?
_ Tutto oggi nelle nuove generazioni è diventato precario e non c’è più una società delle certezze.
Come si fa ad affrontare una {{gravidanza che è diventata un percorso ad ostacoli pieno di insicurezze}}, tra l’altro sempre più medicalizzato con una medicina “difensiva” che antepone la sicurezza legale al benessere fetale e materno?
_ {{L’aborto sicuramente è uno smacco}}, una situazione che ci si presenta ed affrontiamo con rabbia e voglia di risolvere.
Ma {{non con leggerezza}}.
Le donne affrontano questa scelta quasi sempre da sole, spesso di nascosto e vogliono uscirne velocemente e presto, ma in realtà sarà una scelta che rimane impressa nella coscienza e spesso riemerge.
E’ un fallimento, un “non essere stata capace”, un “non essersi concessa di vivere liberamente e con gioia questo momento”.
La {{legge dell’aborto}}, votata da un referendum nel nostro Paese, è stata una {{grande conquista}} di apertura e liberalizzazione di un sommerso in mano ai medici.
_ Le {{donne hanno lottato}}, sono scese in piazza, hanno contestato per difendere la legge 194/78.
A trenta anni dalla sua applicazione, sono libere di autodeterminarsi, di scegliere?
Penso che in molti momenti le scelte, pur non condivisibili o non accettabili, si sono fatte proprio per questa legge che ha permesso che nel nostro Paese le donne non morissero più di aborto clandestino.
Ma ancora c’è da fare nelle scelte, bisogna dare più spazio alla “salute riproduttiva”.
Le ragazze/i dovrebbero ricevere informazioni nella scuola sulla sessualità e conoscenze più dettagliate sulla salute.
{{I Consultori}} dovrebbero essere potenziati come previsto dal POMI (Piano Obiettivo Materno Infantile), come ogni 15.000-20.000 abitanti. Invece la linea delle ASL e dei Dipartimenti Materno Infantile spesso non segue questa direzione.
_ Il Consultorio rappresenta un servizio di primo livello, dove vengono affrontati i problemi legati alla “salute riproduttiva”, alla salute delle donne e dei bambini.
_ Perché, quindi, non potenziarli e far sì che il Consultorio sia un punto importante nei quartieri?
{{Le donne straniere}} sono spesso più vulnerabili, perché arrivano e non conoscono il consultorio e non conoscono la nostra legge sull’aborto e spesso non sanno che possono accedere gratuitamente al SSN.
_ L’aborto è legale in Italia solo nelle strutture pubbliche o abilitate dalle Regioni.
Questo le donne di altre culture non lo sanno e quindi possono cadere in situazioni anche pericolose, come i veri e propri ambulatori cinesi che ogni tanto la polizia riesce a scovare a Roma, a Milano e in altre grandi città con presenza di cittadini orientali.
_ Per tutto questo necessita {{un’informazione più ampia ed il consultorio è il luogo deputato a questo}}.
Pur essendo in Europa il nostro Paese resta fuori assieme, alla Polonia, l’Irlanda e il Portogallo, dall’uso della così detta pillola abortiva Mefegyn (RU486).
_ {{Le donne italiane hanno uteri diversi dalle donne europee e cinesi}} ed americane, e si è dovuto sperimentare l’RU 486 al S.Anna di Torino, ma poi tutto si è fermato.
Una tale situazione di arretratezza è difficile da credere; a volte si è tornati indietro persino sull’autodeterminazione, non si discute del problema e si va avanti ugualmente come se fossero dei tabù.
_ Le donne italiane sono costrette a sottoporsi ad un intervento chirurgico, ad un’anestesia e quindi in alcuni casi, anche se rari, a situazioni di rischio di un eventuale successiva gravidanza (sono quel 0,1-0,4 x mille, ma è già abbastanza).
La cosa che colpisce è come gli operatori che si dedicano alla 194 ed al suo espletamento siano costretti a lavorare solo ed unicamente con pochi strumenti.
_ E’ penalizzante e frustrante per gli operatori; è come se il chirurgo dovesse lavorare solo con il bisturi a lama fredda e non con l’elettrobisturi.
E {{le donne sono comunque discriminate, perché chi ha i soldi va in altri Paesi}}: Francia, Svizzera, Inghilterra o Spagna prende le pasticche e poi si fa controllare dal suo ginecologo.
_ Chi non ha soldi, informazioni e ha problemi sociali è costretto a sottoporsi sempre all’intervento chirurgico .
Questa è la triste realtà e pur avendo chiesto e richiesto al Ministero della Salute di intervenire, non riusciamo ad uscirne.
{{Un problema che nega un diritto alla cura più moderna}} come è espresso anche nella legge stessa (art.15 ?) e nelle linee guida dell’OMS.
_ Speriamo che le donne si mobilitino e pensino a questo nel momento di esprimere il loro diritto di voto.
{{Bibliografia}}
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– Grandolfo M., Spinelli A. Legalizzazione dell’aborto: aumento di conoscenza della procreazione responsabile e diminuzione dell’ aborto Seminario Internazionale “Dal Cairo a Pechino verso… Hannover”, 11 aprile 1997
– National Audit of Induced Abortion 2000. RCOG
– [Relazione sull’attuazione della Legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria di gravidanza->http://legxv.camera.it/_dati/leg15/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti//037/001/INTERO.pdf ] (Dati definitivo anno 2004, dati preliminari 2005). Presentata dal Ministro della salute (Turco) Camera dei Deputati. Atti Parlamentari XV Legislatura. Doc. XXXVII n. 1. 2006
http://legxv.camera.it/_dati/leg15/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti//037/001/INTERO.pdf
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– UDI – Unione donne Italiane – Cooperativa Libera Stampa 1990 “Adesso di aborto parliamo noi”
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