“Al riparo dalla tempesta. Un’agenda innovativa per donne e ragazze, in un mondo in continua emergenza”
È stato presentato a Roma, presso la Sala stampa estera, il Rapporto sullo stato della popolazione nel mondo 2015 dell’UNFPA ( Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione), in collaborazione con AIDOS Associazione italiana donne per lo sviluppo, che cura il lancio in Italia e la successiva edizione italiana del rapporto stesso. L’avvenimento si è svolto contemporaneamente in altre capitali.
Tempesta e emergenza, adeguate e drammatiche sono queste parole del titolo che evocano la situazione mondiale nella quale l‘UNFA opera e che quotidianamente ci coinvolge nelle nostre città impaurite per il terrorismo, alle frontiere e sulle coste mediterranee sempre più inaccessibili.
Il riparo che prospettano però sembra ancor più inadeguato quando alcune relatrici, descrivendo i loro interventi nei campi profughi, dichiarano che, proprio dove le donne vengono soccorse hanno maggiori difficoltà, per esempio, anche nei campi bui non devono la notte andare nei bagni se vogliono evitare violenze e nel dramma hanno spesso l’intimo disagio della mancanza di assorbenti.
Nella tragedia cose futili…..? No, semplicemente sembra non esserci riparo mai per le donne in età fertile. Dovunque e anche nelle situazioni di emergenza la loro forza diventa un motivo in più di debolezza. Consideriamo che secondo gli ultimi dati forniti da UNFPA, dei 100 milioni di persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria attualmente nel mondo circa 26 milioni sono donne e ragazze.
Ciò è confermato da altri dati contenuti nel rapporto UNFPA:
-Ogni giorno, nei cosiddetti stati fragili, 507 donne muoiono di parto e per complicazioni della gravidanza.
-Tre su cinque morti materne avvengono durante conflitti o disastri naturali.
– In stati fragili vivono il 77% delle bambine analfabete e il 60% delle persone denutrite, il 43% delle persone povere, avvengono il 70% delle morti infantili e il 64% dei parti non assistiti da personale qualificato.
-Attualmente sono 59,5 milioni le persone sfollate per conflitti. Le rifugiate/i in media restano lontane/i da casa 20 anni, un terzo in un campo, due su tre in centri urbani.
-Nei paesi ad alto reddito si verificano il 56% di tutti i disastri ma solo il 32% dei decessi, mentre in quelli a basso reddito il 44% dei disastri e il 68% delle morti.
-Nel 2014 le Nazioni Unite sono intervenute in 60 disastri e sette emergenze complesse o conflitti
Questi ed altri dati, sono stati commentati da relatori qualificati: G.Cantini, direttore generale allo Sviluppo, Maria Grazia Panuzi, presidente AIDOS, Giulia Vallese rappresentante UNFPA in Nepal, Cristina Franchini rappresentante dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, tutti coordinati da Carlo Ciavoni della Repubblica. Da esperienze e responsabilità diverse emergono obiettivi e prese di coscienza comuni:
la necessità
– di raggiungere la parità di genere entro il 2030.Questo non è solo obiettivo a se stante ma trasversale a tutti i diciassette obiettivi della nuova Agenda di sviluppo già all’interno dei nuovi Obiettivi di sviluppo sostenibile, approvati a fine settembre a New York,
– di un approccio integrato e olistico che dia una formazione diversa agli operatori umanitari per i bisogni di donne e ragazze, per lavorare davvero tutti al raggiungimento della parità di genere, ascoltando le donne stesse, coinvolgendole nel loro processo di empowerment.
– di abbattere ogni muro tra assistenza umanitaria e assistenza allo sviluppo.
.-di promozione della dignità di tutti i rifugiati, ma anche dando più spazio ad associazioni non governative che da sempre si occupano di violenza di genere quali l’AIDOS, suggerisce dal pubblico Bianca Pomeranzi, eletta in qualità di esperta indipendente nel CEDAW ,Comitato per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne, con sede a Ginevra.
Emerge netta la consapevolezza che la violenza di genere è una forma di persecuzione e che il viaggio delle migranti e rifugiate è quasi sempre un percorso rischioso che le vede oggetto di violenza.
Sappiamo bene dalla storia antica e da quella contemporanea che in situazioni di guerra la violenza sessuale è uno strumento bellico.
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