Altradimora compie 10 anni. Un luogo dove si può riflettere e riposare, creare e confrontarsi.
Nasce nel segno dell’ariete, il giovane spirito di fuoco, quello della vita che esordisce, ma ha già dieci primavere sulle spalle. Altradimora ha terminato il ciclo delle elementari, quindi evolve, diventando ufficialmente un’ associazione culturale: questo suo essere nel mondo dal 2008 come desiderio e proposta di una femminista pensata come progetto (e luogo) collettivo, ora assume anche forma strutturata. Cosa cambia? Proprio nulla, tranne il fatto di aver dovuto spendere (troppi) soldi per operazioni burocratiche, nella speranza che questo denaro serva a ricavarne altro per poter continuare a fare tutto ciò che si è fatto nei passati dieci anni, magari meglio e con più agio.
Dieci anni che sembrano volati, e non sono pochi: da quel primo appuntamento sul ‘corpo indocile’, dove si sancì, grazie all’idea originaria di Erminia Emprin Gilardini , che settembre sarebbe stata la prima consuetudine per gli incontri residenziali, Altradimora è diventata una destinazione per molte donne, (e qualche uomo), da considerarsi durante l’anno come necessaria.
C’è chi, come Felicita Magone, ha raccontato di aver trovato tra i filari di uva da dolcetto la ‘sua’ Boston (sì, quella del collettivo femminista che negli anni ‘70 concepì lo straordinario manuale Noi e il nostro corpo); chi partecipa sempre ai seminari, qualunque sia il tema, per via del cibo e dei buoni pensieri che porta a casa, come Paola Lanzon ; chi prende parte alle corveè di pulizia e preparazione di cibo, e instancabilmente stampa etichette e procura blocchetti di ricevute come Laura Guidetti; chi inventa la categoria di ‘altredimoriste’ e apre un gruppo su facebook per connetterle, come Roberta Robj Corradini; chi offre momenti di benessere come Bioenergetica Carmen Trizio o emozionanti laboratori corporei come Annamaria Frammartino; chi è amorevole presenza da vicino come Laura Cima , e da lontano come Rossana Piredda con i suoi pacchi di sapori sardi per ogni seminario. E poi la musica: le note eleganti di Sara Palmisano o quelle esotiche di Elahe Khalesi che restano a lungo impigliate nei cuscini della grande sala dove si lavora, in alternanza con le letture quiete di Giusy Barone o quelle movimentate e folli di Chiara Francese.
Molte occasioni di crescita e apprendimento si sono susseguite nelle stanze di Altradimora attraverso le Officine dei saperi femministi : tra queste il sapiente condurre verso l’arte del racconto di Beatrice Monroy , i seminari con gruppi, associazioni e case editrici, la permanenza di autrici e artiste con la proposta Altradimora aperta.
Il difficile è raccontare ciò che è successo in questi dieci anni, oltre a quello che si è documentato con i numeri di Marea e le registrazioni di Radio delle donne; restituire cosa si porta dentro dei giorni prima, durante e dopo i seminari: gli incontri, i laboratori realizzati ad Altradimora perchè il senso della sua esistenza è impastata di cucina, di stanze altissime e piccole, nelle quali c’è la biblioteca di Emi, dove si riposa o si aspetta l’alba, dove si affrontano emozioni, conflitti, risate, lacrime, dove ci si lascia e spesso ci si ritrova. Ad Altradimora si piantano alberi, si affronta l’otturazioni della fossa biologica, e tutto, dalla ricetta della pasta alle carote della domenica a pranzo insieme alla serissima ipotesi di un partito femminista, conferma che non potrei fare a meno, nella formazione femminista, di provare a rendere realtà concreta il programma enunciato dall’affermazione ‘il personale è politico’. Per questo pensare al menù dei giorni del seminario, così come preparare il cibo, i letti, l’accoglienza, il bucato successivo sono parte integrante del lavoro intellettuale, insieme alla scelta dei materiali da proporre, all’elaborazione della facilitazione, alla scelta di chi invitare per le facilitazioni.
Allenata come sono da quasi cinque lustri di Marea e dai conseguenti eventi collaterali (alcuni di carattere internazionale) che sono gemmati intorno alla rivista ho imparato che ciò che mi arricchisce nel lavoro intellettuale è il suo mescolarsi con la quotidianità e la concretezza dei bisogni primari, l’impasto di idee, scrittura con la materialità della vita: la mente e il corpo, insieme, che danno senso alla politica del femminismo.
Fare politica per me è di sicuro scrivere articoli, libri, la rivista e la radio, tenere seminari, partecipare a eventi e incontri ma non potrei fare solo accademia, giornalismo e formazione: senza l’attenzione al corpo, (il mio e quello altrui), alle emozioni, al tempo della cura sentirei di non essere coerente. Quindi è importante che le persone che si accostano ad Altradimora possano ricordare che nel tempo della riflessione che si offre c’è anche quello del cibo, del sonno, della condivisione del gioco, di attività fisiche e delle emozioni. Ora Altradimora è anche un’associazione, e considero un successo che, oltre alle 5 compagne di strada di vecchia data, ci sia come socio fondatore e vicepresidente un giovane uomo: Nicolosi Peter, sei la promessa incarnata che sì, il femminismo può essere l’orizzonte per gli uomini che ne capiscono l’importanza e la ricchezza anche per loro stessi.
Ci vediamo da maggio 2018 per tutti gli appuntamenti già in programma, e aspettiamo le vostre proposte.